Di sorpresa non si può proprio parlare, stavolta. Le elezioni regionali nel più grande e ricco Land tedesco, la Baviera, consegnano il risultato ampiamente atteso: la rilevante sconfitta dei cristiano-sociali guidati dal ministro dell’interno Horst Seehofer. Perdono infatti per la prima volta la maggioranza assoluta che detenevano fin dal 1950, crollando dall’oltre 47 al 37,3%.
Raddoppiano invece i Verdi, in versione decisamente “moderata”, che diventano la seconda forza del Land e arrivano a sfiorare il 18%. A picco i socialdemocratici dell’Spd, che pagano l’ennesima partecipazione subordinata alla “Grosse Koalition” con Cdu-Csu, guidata da Angela Merkel.
Anche qui avanza l’ultradestra, con l’ingresso nel parlamento regionale di Alternative fur Deutschland, che supera il 10%, ma non sfonda come si era temuto.
Prova vedere il bicchiere mezzo pieno Markus Soeder, candidato presidente della Csu, che ha comunque rivendicato il diritto al governo: “Non è una giornata facile e abbiamo avuto un risultato doloroso. Ma una cosa è chiara: non solo siamo il partito più forte, ma abbiamo anche un chiaro mandato a governare”. Soeder ha anche annunciato di “voler parlare con tutti i partiti, ma non con l’Afd”.
I democristiani bavaresi, in effetti, si era posti come soglia-limite quella del 35%, e l’hanno superata, seppur di poco.
Importante, in ottica governo regionale, anche l’affermazione dei Freie Waehler, conservatori abbastanza simili alla Csu, che conquistano l’l’11,6% (+2,6) e potrebbero dunque partecipare a un governo di coalizione con la Csu. I voti non bastano, ma se i liberali (intorno alla soglia del 5%) riusciranno ad avere consiglieri nel Landtag, allora si potrebbe formare un governo locale dal taglio non troppo diverso da quelli precedenti, monocolore.
In alternativa, si potrebbe formare una coalizione con i Verdi. Ma probabilmente questo segnerebbe la fine dell’ascesa di questa formazione, guidata in Baviera dalla 33enne Katharina Schulze.
Sulla situazione tedesca e le possibili conseguenze politiche nazionali – e dunque europee – di questo voto, abbiamo pubblicato ieri una articolata analisi di Giacomo Marchetti.
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