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20/06/2019

Peccato che non fosse una traccia di storia

Peccato che non fosse una traccia di storia, perché avrebbe permesso a qualche studente o studentessa, così fortunati da essere stati abituati all’esercizio critico dello storico, di applicarvi le competenze sviluppate nel corso di studi.

La traccia C2 su Bartali (1) propone brani (senza il titolo) tratti da un articolo di Gatti del 2013 solo come spunto per una più ampia riflessione. Invece, sarebbe stato assai interessante prenderli come avvio di una piccola ricerca storica, almeno per ricostruire le origini delle affermazioni categoriche e relativamente dettagliate in esso contenute.

Anche discenti che abbiano appreso la lezione della ricerca genealogica di Nietzsche o fatto proprio l’approccio della teoria critica della società della Scuola di Francoforte ed il suo contributo sull’industria culturale, avrebbero potuto essere tentati da una ricerca analitica a ritroso di fonti e relative informazioni e costruzione di messaggi confluiti nel testo, e porsi una serie di domande sull’articolo del 2013 e sul suo recupero sei anni dopo.

Purtroppo, però, la necessaria conoscenza almeno di alcuni fatti per porsi queste domande verosimilmente non è alla portata dei candidati. L’episodio è decisamente “minore”, in genere è poco seguito il ciclismo, neanche a pensare poi che voci critiche verso Israele siano riuscite a giungere alla maggior parte delle loro giovani orecchie. Inoltre, si dovrebbe poter disporre di strumenti anche tecnologici per una rapida ricerca.

Lo scorso anno prende corpo la campagna di massa su Bartali Giusto tra la nazioni, in occasione della costoso ingaggio dell’edizione 101 del Giro d’Italia, fatto partire tra molte critiche da Gerusalemme e in Israele.

Quella che non era partita nel 2014, centenario della nascita di “Ginettaccio”, procurando alla competizione ciclistica diversi articoli di critica per una commemorazione ritenuta distratta. E pure, l’ingranaggio perché essa avesse ben altro risalto era già in azione da tempo e la ricorrenza era stata anticipata nel settembre 2013, con il conferimento del riconoscimento di Giusto tra le nazioni al ciclista da parte dello Yad Vashem.

Le celebrazioni avrebbero potuto ottenere amplificazione nel Giro dell’anno successivo, proprio in corrispondenza del centenario della nascita. Invece ciò non accadde.

Per tempo, nel 2012 era stato pubblicato in olandese il libro dei fratelli McConnon, poi divenuto la fonte principale sull’argomento, nel 2013 pubblicata la traduzione italiana. (2) Nati in Canada, gli autori Aili e Andres McConnon, come il miliardario israelo-canadese Sylvan Adams che ha finanziato con diversi milioni la partenza del Giro d’Italia del 2018 da Gerusalemme e da Israele.

L’inizio di tutto – secondo quanto da lei affermato nel 2005: “Sono stata io a far scoprire il coraggio di Bartali” – viene da un’insegnante di latino e italiano, Angelina Magnotta, all’epoca sessantacinquenne. La professoressa, “preside degli Uffici scolastici regionali responsabile del progetto ‘Gli studenti incontrano la Shoah’ “, ritornò dal viaggio previsto dal progetto con “una missione”: trovare altri salvatori italiani, il cui numero di 300 appariva irrisorio per i 27.000 ebrei salvati in Italia.

Come lei stessa asserì, incominciò da Bartali, all’inseguimento del film (1985) e della pubblicazione di Alexander Ramati, Assisi Underground. Fondamentali per il riconoscimento da parte dello Yad Vashem furono i ritrovamenti di “testimonianze dirette” che “Pagine ebraiche” riuscì a procurare, come quella decisiva di Giorgio Goldemberg che raccolse nel 2010.

La professoressa “ha continuato la sua opera di divulgazione con un libro”, che nel 2013, anno dell’articolo de La Gazzetta dello Sport (organizzatore storico del Giro d’Italia) su di lei, era scaricabile gratuitamente dal sito del Consiglio Regionale della Toscana “e la prosegue con interventi nelle scuole”.

Toscana: regione di Bartali, del Consiglio che offriva il libro della professoressa Magnotta, e di Luca Lotti, che da Ministro dello Sport andò a Gerusalemme nel settembre 2017 per l’annuncio ufficiale della partenza dell’edizione 2018 del Giro d’Italia da Gerusalemme. Nel pieno delle pretese israeliane sulla città ed anche sulla sua parte Est, che in un’eventuale ripresa degli Accordi di Oslo (1994) sarebbe stata la capitale (parziale) dello Stato palestinese.

Molte critiche ed interrogativi: l’Italia aveva deciso di abbandonare il sostegno a quella che si configurava come la legalità internazionale (Risoluzioni ONU, IV Convenzione di Ginevra)?

Tuttavia, tanto zelo non sembra offrire le necessarie garanzie di storicità. Lo storico Michele Sarfatti, direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, nel gennaio 2017 evidenziò errori ed invenzioni presenti nella fonte Ramati, giungendo alla conclusione: “Insomma, Ramati-Niccacci ha inventato quel ruolo di corriere di Bartali.”

Inoltre, l’articolo scelto dal Ministero dell’istruzione è tra i meno circostanziati. Esso, scritto da un giornalista che poi approderà al Corriere della Sera (gruppo RCS come La Gazzetta dello Sport), fornisce affermazioni categoriche che sembrano restituire una memoria esplicita condivisa in contrasto con la faticosa ricostruzione del ruolo di Bartali nel salvataggio di ebrei.

Per suscitare una riflessione sul rapporto tra sport e storia, in particolare tra sport e “regimi autoritari”, si sarebbero potuti presentare altri episodi, dai contorni storici più certi: le Olimpiadi nella Berlino nazista del ’36, il Campionato mondiale di calcio del ‘78 nell’Argentina di Videla.

Se poi si voleva suggerire una critica ai “nazionalismi”, come apparirebbe dal commento di presentazione del testo proposto, allora l’operazione è proprio tutta sbagliata: il contenuto, per come è costruito, è proprio a favore di un “nazionalismo” e tra quelli che oggi si presentano come i più aggressivi.

Si pensi alla “Legge sullo Stato ebraico” approvata lo scorso luglio dalla Knesset e a tutto il dibattito che ha suscitato nello stesso Israele (non certo in Italia!), poiché sancisce formalmente una cittadinanza piena per gli ebrei e dimezzata e minore per i palestinesi “cittadini” d’Israele.

Il testo offerto permette di dare spazio a quanto studiato sulla Shoah, consolidandone la centralità nei curricoli. Tuttavia, questo esito si sarebbe potuto raggiungere con testi che la ricordino, magari in connessione con l’antifascismo.

Inoltre, questa scelta, presentata in modo acritico e senza chiederne una critica specifica, ripropone acriticamente un legame inscindibile tra la Shoah ed Israele, secondo i dettami di questo stesso. Con buona pace delle capacità critiche da promuovere negli alunni.

Ben altro è il modo di procedere, ad esempio, dello storico Sergio Luzzatto nel suo PARTIGIA, dove l’amorevole e rispettosa deferenza verso Primo Levi non gli impedisce di esaminarne puntigliosamente le testimonianze relative alla sua breve esperienza di partigiano, di coglierne discrepanze e contraddizioni. Non ne sono scalfite né la figura e l’umanità di Primo Levi né la credibilità di storico dell’autore. (3)

Note:
(1) • Tipologia C – Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità

Traccia: 2. Tra sport e storia: una riflessione sul rapporto tra sport, storia e società partendo da un articolo sul ciclista Gino Bartali.

(2) LA STRADA DEL CORAGGIO. GINO BARTALI EROE SILENZIOSO, 66thand 2nd.

(3) Sergio Luzzatto, PARTIGIA, Mondadori, Milano 2013

Fonte

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