di Michele Giorgio – il Manifesto
Ore di sangue e scontri a
Issawiya, un sobborgo-ghetto di Gerusalemme, dove la notte di giovedì e
ieri, decine di giovani palestinesi hanno affrontato la polizia
israeliana. Mohamed Obeid, un giovane di 20 anni è stato ucciso. I poliziotti gli hanno sparato contro centrandolo in pieno petto.
È morto poco dopo, nell’ambulanza che lo portava all’ospedale. La
rabbia per questa uccisione ha innescato nuovi scontri. Il fuoco della
polizia e i candelotti lacrimogeni hanno fatto una ventina di feriti.
Almeno due palestinesi sono stati arrestati. La tensione si è
subito estesa ad altri quartieri della zona araba, Est, di Gerusalemme,
occupata nel 1967 ed annessa unilateralmente a Israele. In
particolare a Sur Baher e Silwan, dove le autorità israeliane di recente
hanno consegnato nuovi ordini di demolizione di case palestinesi
giudicate “abusive”.
A Issawiya si sono rivissute, dopo lungo tempo, scene dell’Intifada palestinese contro l’occupazione. Il
quartiere, povero, quasi privo di servizi e sovraffollato, è situato ai
piedi di quella parte di Gerusalemme che guarda verso Gerico e la valle
del Giordano. La sua miseria contrasta con l’ordine e il
decoro della vicina Collina Francese, costruita da Israele dopo il 1967
nelle terre appena occupate, e dell’Università ebraica. Degrado,
frustrazione e la consapevolezza di vivere ai margini di una vita
dignitosa hanno creato una miscela esplosiva a Issawiya. Per le
autorità israeliane il quartiere è solo una fonte di problemi, una base
per le attività illegali e un rifugio per i ricercati politici. L’altra
notte Issawiya è stato circondato. Con i reparti antisommossa
della polizia lanciati a caccia di un militante del Fronte popolare per
la Liberazione della Palestina. Perquisite dozzine di case mentre in
strada si vedevano giovani lanciare sassi verso gli agenti e urlare
slogan. Testimoni dicono che i poliziotti hanno sparato tre
colpi contro Mohammed Obeid. Altri negano che il giovane avesse lanciato
petardi. Obeid era stato rilasciato un anno fa dopo aver passato venti mesi dietro le sbarre per motivi politici.
Ieri almeno 7mila palestinesi hanno partecipato, a ridosso
della linee con Israele, alle proteste del venerdì della Grande Marcia
del Ritorno contro il blocco di Gaza. I feriti sono stati una
cinquantina di cui una dozzina dai colpi sparati dai cecchini
dell’esercito israeliano. Le manifestazioni si sono svolte ugualmente
nonostante l’accordo raggiunto giovedì notte da Israele e il movimento islamico Hamas, con la mediazione dell’Egitto e dell’Onu,
che dovrebbe vedere il governo Netanyahu tornare ad estendere fino a 15
miglia l’area di pesca per i pescatori di Gaza e permettere le
forniture per la centrale elettrica bloccate giorni fa. Da parte sua
Hamas si sarebbe impegnato a fermare i lanci di palloni incendiari verso
il Neghev. Lanci che sono proseguiti almeno fino a ieri pomeriggio
provocando diversi incendi di coltivazioni e vegetazione secca nel sud
di Israele.
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