di Michele Giorgio – il Manifesto
Entro dieci giorni l’Iran
supererà la quantità massima di uranio a basso arricchimento che può
tenere in riserva in base all’accordo internazionale sul suo programma
nucleare (Jcpoa) siglato nell’estate del 2015 e dal quale un anno fa si
sono ritirati gli Stati Uniti. «Abbiamo quadruplicato il livello di
arricchimento e lo abbiamo aumentato ancora di più recentemente. In 10 giorni supereremo il limite di 300 kg di riserve di uranio. C’è ancora tempo, se i paesi europei agiscono», ha avvertito il portavoce dell’agenzia iraniana per l’energia atomica Behrouz Kamalvandi.
L’Iran necessita di uranio arricchito al 5% per la sua centrale
nucleare di Bushehr, porto nel sud del Paese, e fino al 20% per un
reattore a Tehran a scopi di ricerca scientifica. Secondo
l’accordo del 2015 l’Iran può produrre solo uranio a basso arricchimento
(3,67%) e le sue riserve non devono superare la soglia di 202,8
chilogrammi. Finora Tehran ha rispettato questi limiti e gli altri
obblighi ma ora, di fronte al boicottaggio del Jcpoa da parte americana,
intende tenersi le mani libere. «Abbiamo aspettato un anno, era la nostra pazienza strategica», ha spiegato Kamalvandi.
Tradita dall’Occidente dopo anni di estenuanti trattative per
arrivare al Jcpoa, e colpita dalle sanzioni americane che stanno
mettendo in ginocchio la sua economia, Tehran non si sottrae al
braccio di ferro con l’Amministrazione Trump e i suoi alleati in Medio Oriente, Israele e Arabia Saudita. E fa capire di essere pronta a
passare la linea rossa. Ma tirare troppo la corda è pericoloso,
rischia di spezzarsi e di facilitare il gioco di chi vuol far passare
l’Iran come il responsabile di tutti i mali della regione e dei recenti
attacchi e sabotaggi subiti da sei petroliere in navigazione nel Golfo. E
agevola la strategia Usa di costruire un ampio consenso internazionale
ad un attacco militare contro Tehran.
Al momento appare improbabile in tempi stretti una nuova guerra nel Golfo ma sul medio-lungo periodo non si può escludere.
Washington presto invierà nuove truppe nella zona del Golfo – ha anche
formato uno stormo aereo misto americano e saudita, composto di
cacciabombardieri di F-15 – e altrettanto farà il governo di Londra che
ha messo in guardia Tehran dal venir meno dagli impegni del Jcpoa. La
Gran Bretagna prende le distanze dalla posizione dell’Europa più
favorevole alle ragioni dell’Iran e – come avvenne nel 2003 contro
l’Iraq – si è allineata agli Stati Uniti. Il Times ieri ha
rivelato che Londra è pronta ad inviare un distaccamento del Commando 42
dei Royal Marines nella base navale britannica in Bahrein. Il
sottosegretario alla difesa Tobias Ellwood inoltre ha avvertito l’Iran
che il Regno Unito è pronto a proteggere i suoi interessi nel Golfo ed
esaminerà tutte le “opzioni disponibili” se l’Iran violerà gli impegni
assunti riguardo le sue attività nucleari. Nei giorni scorsi il ministro
degli esteri Jeremy Hunt, senza avere in mano alcuna prova, ha
sostenuto che la responsabilità degli attacchi alle petroliere è
dell’Iran.
Soffia sul fuoco della tensione anche il premier israeliano Netanyahu
che, alla guida dell’unico paese del Medio oriente in possesso
segretamente di testate nucleari e che non ha mai firmato il Trattato di
non proliferazione, ha chiesto che la comunità internazionale applichi
il meccanismo di sanzioni (snapback sanctions) inserito nel Jcpoa, «se
l’Iran mettesse in atto le sue minacce e violasse l’accordo nucleare».
Quindi ha avvertito che «Israele non permetterà all’Iran di ottenere l’arma nucleare». Netanyahu
da oltre 10 anni predica l’uso del pugno di ferro contro Tehran che
accusa di volersi dotare della bomba atomica. E ha duramente contestato
Barack Obama, sostenitore del Jcpoa, al punto da cercare di mettere il
Congresso contro l’ex presidente americano.
Si intensifica intanto il pressing del presidente iraniano Rohani sull’Ue.
«La situazione attuale è molto delicata – ha detto ieri – e alla
Francia e all’Unione Europea resta molto poco tempo per svolgere il loro
ruolo storico per salvaguardare l’accordo nucleare». Il crollo
dell’intesa nucleare – ha avvertito – «non sarà nell’interesse
dell’Iran, della Francia, della regione e del mondo».
AGGIORNAMENTO ore 11:45 Usa mandano altri 1.000 soldati in Medio Oriente
Il segretario alla Difesa americani Patrick Shanahan ha annunciato
ieri sera l’invio di altri 1.000 soldati in Medio Oriente per “scopi
difensivi” a causa delle “minacce” da parte dell’Iran.
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