La “sindaca del cambiamento” di Barcellona, Ada Colau, è stata rieletta con i voti di Barcelona en Comù ma anche dei socialisti e di tre dei sei eletti del partito di destra – liberista e nazionalista spagnolo – Ciudadanos, guidati dall’ex primo ministro francese Manuel Valls.
Colau, arrivata in seconda posizione alle recenti elezioni amministrative dopo gli indipendentisti di centrosinistra di Esquerra Republicana, ha rifiutato la più volte proferita offerta da parte di questi ultimi di formare un governo di coalizione tra ERC e BEC che le concedesse tra l’altro un ruolo preminente nella giunta cittadina.
A favore dell’alleanza anti-indipendentista si erano espressi nelle scorse ore la maggioranza dei pochi iscritti della formazione – reduce da ben due scissioni negli ultimi due anni – che hanno partecipato ad un referendum interno.
I poteri forti e le lobby liberiste gioiscono, visto che esplicitamente avevano prima caldeggiato la candidatura di Valls – punita dall’elettorato – e poi premuto per un governo della città che escludesse le formazioni indipendentiste.
Al di là del fatto che con una siffatta maggioranza – basata per ora sull’astensione dei soccorritori – sarà difficile portare avanti una amministrazione durevole e incisiva, non è malizioso pensare che in cambio del sostegno alla Colau la destra spagnolista otterrà in cambio un ulteriore annacquamento del già timido programma di riforme che la sindaca ha attuato o promesso di attuare negli anni scorsi.
D’altronde all’interno del partito socialista sono stati eletti anche rappresentanti di quella parte dell’arcipelago regionalista di destra e liberista che si è distaccato dal centrodestra catalano quando questo ha aderito alla svolta indipendentista.
Mentre quattro anni fa l’elezione a sindaca di Ada Colau da parte del Consiglio Comunale di Barcellona fu una vera e propria festa popolare, con migliaia di persone che in Placa Sant Jaume acclamavano la nascita della nuova amministrazione, oggi la situazione è completamente capovolta: fuori dall’edificio ci sono alcune centinaia di sostenitori di BEC e dall’altra parte delle transenne circa duemila militanti indipendentisti e attivisti della sinistra e dei movimenti antirepressivi che contestano la scelta della sindaca di farsi eleggere con i voti di quei partiti che hanno sostenuto la repressione contro gli elettori del 1 ottobre, il commissariamento delle istituzioni catalane e il processo contro i leader indipendentisti.
Ada Colau è costretta ad entrare in Consiglio Comunale dalla porta sul retro dell’edificio dell’Ajuntament per evitare contestazioni.
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