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18/06/2019

Roma - A proposito dell’aggressione bullo-fascista a Trastevere

Sappiamo di non essere simpatici quando si cerca, e anche quando si trova senza neanche cercarlo, il pelo nell’uovo.

Bene, la comunicazione non è un problema di simpatia, mentre è un serio problema non accorgersi delle possibili conseguenze prodotte da un lessico “distratto”.

Il caso è quello dell’aggressione subita ieri da alcuni ragazzi del cinema America, vecchia sala cinematografica di Trastevere che è stata salvata dalla sua distruzione proprio da un gruppo di giovani – alcuni di età, altri di spirito – che sta svolgendo un ruolo socialmente importante e controcorrente, intendendo per corrente attuale quella simile alle acque reflue in cui scorrono intolleranza, razzismo, fascismo, ignoranza, tracotanza e altri elementi simili.

Tutti i canali Tv e i giornali tendenzialmente democratici hanno giustamente condannato l’aggressione da parte di una squadraccia bullo-fascista contro i giovani che indossavano la maglietta del cinema America. Ma come lo hanno fatto? Attenzione, so che si rischia di essere antipatici e pedanti nel tentare un’analisi del contenuto dei messaggi mediatici anche quando sembrano positivi ma, come già esplicitato in incipit, correremo questo rischio.

Dunque, la frase che è stata ripetuta nel condannare l’episodio il quale, data l’oggettività dei fatti non si poteva che condannare o ignorare – quindi ben venga la condanna – la frase generalmente usata è stata “hanno preso la maglietta per una maglietta antifascista”, inducendo così ad un’ambiguità interpretativa che ha portato ad una protezione mediatica dei ragazzi aggrediti “in quanto” non facevano politica e la loro maglietta è solo “stata presa” per antifascista.

Forse non c’era volontà malevola nei cronisti televisivi e radiofonici che hanno dato la notizia in questo modo, ma un operatore mediatico, un opinion maker e quindi, volente o nolente, un formatore di opinioni, non può distrarsi e usare tali superficialità lessicali altrimenti rischia di avvicinarsi al contenuto di una dichiarazione che il vecchio conservatore Strauss, governatore della Baviera, fece tanti anni fa quando a Monaco venne ucciso gratuitamente un camionista italiano.

Il governo italiano (quello di allora!) pretese le scuse ufficiali – almeno quelle! – da parte del governatore tedesco, esponente della CSU. Ci vollero mesi di insistenza per ottenerle e alla fine Strauss disse che condannava l’omicidio sebbene la vittima fosse italiana e comunista! Strauss sapeva quello che diceva, ed era ignobile. L’ignobiltà del suo pensiero passava per un piccolo termine, una congiunzione subordinante, ma non tutti la notarono o mostrarono di averla notata.

I giornalisti che hanno condannato l’aggressione bullo-fascista di ieri a Roma, vogliamo sperare che invece abbiano solo commesso un errore di superficialità lessicale.

E comunque, per uscire dall’ambiguità, sarebbe stato non solo opportuno, ma necessario, ricordare che il fascismo è fuorilegge e l’antifascismo è pensiero fondante della nostra Repubblica e quindi va rivendicato oltre che praticato. E rivendicato a testa alta.

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