L’ex presidente dell’Egitto e leader dei Fratelli Musulmani, Mohammed Morsi, detenuto ormai da anni, si è sentito male in tribunale al Cairo ed è poi deceduto in ospedale. La sua morte sta avendo un’enorme risonanza nel mondo arabo e sul regime del generale/presidente Mohamed Fattah al Sisi piovono critiche pesanti. Anche perché quella dell’ex leader dei Fratelli musulmani ed ex presidente sembra essere una morte annunciata. Morsi era intervenuto ad un’udienza in un processo che lo vedeva imputato di spionaggio “a favore di Hamas”, una accusa ridicola.
L’ esponente del movimento dei Fratelli musulmani, divenne presidente dell’Egitto dopo la Primavera araba del 2011. Vinse le elezioni del 2012, portando il movimento islamista al potere fino al luglio 2013, quando un colpo di stato militare lo condusse direttamente in carcere, da dove non è più uscito. Morsi si trovava accusato in sei processi ed era stato condannato già a 20 anni di carcere per l’uccisione di dimostranti durante le manifestazioni contro il governo dei Fratelli musulmani del 2012.
Morsi si è accasciato dopo aver fatto le sue dichiarazioni alla corte, che doveva giudicarlo per spionaggio: gli veniva contestato di aver passato informazioni all’organizzazione islamista palestinese Hamas. L’ex presidente – secondo quanto riferisce al Jazeera – è morto in ospedale.
Morsi, 67enne non presenterebbe – a detta del procuratore – segni sul corpo che facciano pensare a una ragione di morte non naturale. Ma alla luce di quello che abbiamo visto nel caso della brutale morte di Giulio Regeni in Egitto, ci permettiamo di avanzare più di qualche dubbio. Le condizioni di detenzione di Morsi, come degli altri detenuti politici a seguito del golpe del 2013 di Al Sisi, erano state considerate molto dure. Human Rights Watch, dopo la morte di Morsi, ha denunciato la mancanza di “cure mediche adeguate”. Lo scorso anno un rapporto britannico aveva paventato la possibilità che Morsi potesse avere una “morte prematura” in carcere a causa della negazione delle cure mediche. Avevano definito le condizioni di detenzione come corrispondenti a “tortura”.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, dal canto suo, è stato uno dei primi a reagire alla notizia del decesso dell’ex presidente egiziano, definendolo un “martire”.
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