L’istituto del salario minimo esiste in ben 22 paesi europei su 26. Non esiste in Svezia, Finlandia, Danimarca dove però c’è un sistema di welfare e contrattazione collettiva universale. Il salario minimo è estremamente differenziato tra i vari paesi europei. E’ più striminzito nei paesi a bassi salari e oggetto di delocalizzazioni da parte di quelli più ricchi. L’Ungheria, ad esempio, ha un salario minimo di 2,65 euro l’ora; la Repubblica Ceca di 3,10; la Polonia l’equivalente di 2,95. La Spagna riconosce un salario minimo di 6,09 euro l’ora. Mentre per dimensioni, produzione manifatturiera e ricchezza, l’Italia dovrebbe mettersi a paragone con quello esistente in Francia (10,03) o Germania (9,19).
Perché dunque in Italia quello che viene definito il “Partito del Pil” composto sia dalla Confindustria che da Cgil Cisl Uil, sia dalla Lega che dal Pd, si oppongono al salario minimo? Alcuni giorni fa i senatori Edoardo Patriarca, capogruppo Pd in commissione Lavoro, Mauro Laus, relatore di minoranza del Pd sul salario minimo, Tommaso Nannicini e Anna Maria Parente, membri Pd della Commissione Lavoro a Palazzo Madama hanno addirittura annunciato di aver “abbandonato i lavori della commissione” perché il governo insiste sul salario minimo. Il pretesto? Il Pd aveva chiesto che il ministro Di Maio venisse in Senato a chiarire quale fosse la proposta del governo”.
La Commissione dovrà riunirsi nuovamente la prossima settimana. La scadenza per approvare il testo, con tutti gli emendamenti del caso, e portarlo in Aula è programmata per il prossimo 23 luglio. Per rispettarla, tuttavia, per il M5S è necessario trovare un intesa con l’alleato di governo, la Lega che, non essendo affatto insensibile ai richiami della Confindustria, sul salario minimo appare quantomeno recalcitrante. Ma il dibattito sul salario minimo intanto prosegue e si polarizza, con episodi anche altamente significativi.
Alcuni giorni fa, l’intervista televisiva a Cesare Damiano, parlamentare del Pd ed ex dirigente sindacale della Cgil, nella quale affermava che il salario minimo a 9 euro l’ora fosse troppo alto, è diventato virale sui social network raccogliendo una montagna di critiche e di insulti.
Ma contro il salario minimo la insana alleanza tra padroni e sindacati ufficiali, tra Pd e Lega, può contare anche su organizzazioni internazionali dell’establishment. L’OCSE addirittura sostiene che i 9 euro lordi porterebbero il salario minimo in Italia ad un livello superiore a tutto il resto dei paesi occidentali, ma ammette per bocca dell’economista Andrea Garnero che tale soglia “è più elevata della maggioranza dei contratti collettivi esistenti” (Il Sole 24 ore, 18-6-2019).
Non manca neanche il fuoco amico come quello dell’ISTAT, il quale ha sottolineato i costi del salario minimo solo dal punto di vista delle imprese, trascurando invece i costi economici e sociali che da anni pagano i lavoratori con i bassi e bassissimi salari diffusisi dal 1992 ad oggi, ossia quello che è stato definito come il “lavoro povero“.
Contro il salario minimo dunque le forze politiche sono tutte dalla stessa parte – ad eccezione del Movimento 5 Stelle che presenta la proposta e fuori dal Parlamento solo Potere al Popolo – dal Pd a Forza Italia, da Fratelli d’Italia alla Lega. Così come sono contrari i sindacati Cgi Cisl Uil e Confindustria che ormai parlano la stessa lingua. Non c’è un solo interlocutore che abbia il coraggio di prendere posizione dalla parte dei lavoratori.
La proposta di legge, che ha appena iniziato il suo iter parlamentare, sembra pertanto destinata ad essere stravolta, soprattutto lì dove indica la soglia dei 9 euro orari come minimo sotto il quale i salari sarebbero fuorilegge.
Per oggi 28 giugno l’Unione Sindacale di Base chiama tutti i delegati ed iscritti a far sentire la propria voce per una legge sul salario minimo con striscioni, sit-in, azioni di denuncia che segnalino la volontà diffusa di alzare i salari nel nostro paese. In questo video Sasha Colautti, delegato e operaio metalmeccanico della Usb spiega le ragioni per cui va sostenuto il salario minimo.
A Roma l’appuntamento per oggi è alle 17.00 in piazza dei Mirti nel popolare quartiere di Centocelle, a Napoli alle 10.00 alla stazione di Montesanto, a Genova alle 17.00 davanti alla Confindustria (via San Vincenzo).
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