In questi ultimi due giorni ho letto con vivo interesse i tanti post di indignazione/rabbia/sdegno pubblicati qui su Facebook per la nomina di Di Maio come ministro degli Esteri. Molti erano ironici, divertenti e arguti. Altri, purtroppo, erano di stampo più o meno velatamente classista ed elitari, emblematici del perché una certa “sinistra” non ha alcuna credibilità presso le classi popolari.
L’indignazione generale mi ha stupito e per un attimo ho pensato di vivere in un Paese differente dove la politica estera è un pilastro del fare politica, non una brutta parola da non pronunciare mai. Poi ho navigato brevemente sui principali quotidiani e mi sono fortunatamente subito rasserenato: è il vostro stupore che stona.
Perché, infatti, indignarsi per la nomina dell’inutile e incapace di Maio quando gli Esteri in Italia non contano nulla? Perché tutto ad un tratto questo risveglio e sussulto di dignità? Chi, come me (e chi molto meglio di me) nel piccolissimo prova a raccontare di Esteri in Italia soffre di una profonda solitudine: sembriamo un circolo di poveri sfigati che ci raccontiamo cose che non interessano a nessuno. Sembriamo un po’ quelli degli alcolisti anonimi, ma nessun regista o scrittore ha mai costruito qualche trama o film di successo su di noi. Gente bizzarra che parla di cose astruse, quasi come se il nostro soggetto fossero uomini e donne provenienti da un altro pianeta, lontano da noi anni luce.
Un senso di solitudine confermato dai fatti: nei dibattiti politici delle elezioni del 4 marzo, nessuna forza politica – ad esclusione un po’ di Potere al Potere – è mai uscito dai confini italiani. Non è stato un tema affrontato perché non interessa a nessuno, in questo Paese non porta voti. Questo innanzitutto per colpa dei media mainstream che parlano di questioni al di fuori dei confini italiani (soprattutto extraeuropei) senza un minimo di conoscenze riempiendoli spesso di stereotipi e orientalismi, non facendo alcuna analisi politica ma al massimo limitandosi a raccontare “storie” decontestualizzate. E, soprattutto, riportando pedissequamente le posizioni del governo americano (e israeliano): pensiamo a come è trattata la questione palestinese e la guerra che tanto vorrebbero Israele e gli Usa contro l’Iran; pensiamo a come ci è stato descritto il golpe (fallito per ora) in Venezuela voluto da Washington che ha spinto per settimane quasi l’intera stampa italiana a esaltare quel farabutto di Guaidò. Per non parlare di come viene trattata la Corea del Nord e i racconti ridicoli (o sono barzelette?) sulle malefatte del suo corpulento presidente.
Gli Esteri in Italia vengono costantemente violentanti: la battaglia dei curdi del Rojava contro l’Isis è apparsa per la prima volta mainstream soltanto quando una combattente assomigliava ad Angelina Jolie (ovviamente anche le altre combattenti sono state descritte negli anni più per le loro “belle” forme fisiche che per le loro idee, non sia mai!)
I media mainstram non trattano con piacere di argomenti esteri. E, quando ne parlano, usano questi termini perché il bacino di lettori, radioascoltatori e spettatori televisivi vuole questo. Un giorno un mio amico sintetizzò la questione perfettamente: “Parli di cose strane, lontane ma che ce ne fotte con i problemi che abbiamo? Sii serio eddai”. Poco importa, tra l’altro, che lo stesso mio amico qualche mese dopo sarebbe stato seduto come tante centinaia di migliaia di italiani con le chiappe nell’acqua nella vicinissima Djerba pensando di andare a Sharm e, perché no?, farsi un salto prima o poi a Gerusalemme. “Sono paesi lontani, che ce ne fotte? Sii serio”.
Di Maio è pericoloso, ignorante e incapace, avete ragione. Ma alzi la mano chi di voi conosce la voce e la faccia del suo predecessore. Quanti ricordano il suo nome? Forse il sig. Milanesi aveva il curriculum che voi tanto cercate eppure di questa figura anonima che ha riscaldato solo la sedia alla Farnesina (come ricordare la sua inutilità sulla questione libica “a noi vicina” con Serraj e Haftar che lo hanno perculato in più occasioni?) ricordo benissimo quando, arrestato lo street artist napoletano Jorit, definì come “Israele” i Territori Occupati palestinesi buttando nel cesso con una frase nozioni basilari del diritto internazionale (che pure sembra possedere visto il suo bel curriculum).
Negli ultimi 20 anni, vado a memoria, abbiamo avuto agli esteri Frattini, Gentiloni, Mogherini, Terzi. Persino Angelino Alfano (Angelino, vi rendete conto?) eppure nessuno si è indignato. Ed hanno fatto disastri in giro per il mondo sostenendo le politiche imperiali di Usa e Israele (in più casi anche in prima linea). Appoggiando finanche gruppi di “ribelli” siriani, salvo poi scoprire grazie anche agli ammonimenti dell’Onu che erano barbuti qaedisti (cioè i nostri acerrimi nemici). Ma forse usavano bene il present perfect, sapevano usare il congiuntivo e sì, nella loro vita da giovinastri, non facevano lavoretti.
Di Maio si inserisce in questa lista di pericolosi incapaci. È il vecchio che cammina e che continuerà a fare danni per la popolazione mondiale (meno male che l’Italia conta veramente poco). Non ci dovremmo indignare per la sua nomina, ma per il poco spazio (e il cattivo servizio) che viene dato a tutto ciò che ci viene dal di fuori. Ci dovremmo ribellare al fatto che nessun partito politico tratti nei suoi programmi in modo chiaro e netto i temi mondiali di geopolitica. Il resto è solo un corollario.
In questo livello medio basso culturale, a fronte del bassissimo livello culturale del mondo politico italiano, Di Maio è perciò l’uomo perfetto. Il miglior rappresentante del peso (zero) che diamo agli Esteri.
Giggino, a te da oggi l’onore di umiliare ancora di più questo bellissimo e nobile ramo della politica.
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