Di lotta, di governo, di ripresa, di sfide e risultati. Il 2019 in
Nicaragua è stato un anno intenso e positivo. Sebbene sporcato dalla
vergognosa successione di misure unilaterali da parte degli Stati Uniti,
ha visto il ritorno al pieno effetto del circuito economico del paese
gravemente danneggiato dall'ondata terroristica del 2018, che ha
lasciato l'eredità del danno economico e la fine di un viaggio condiviso
tra tutti i settori della società.
Il 2019 ha visto il proseguire
della riconciliazione con coloro che erano disposti a riconciliarsi
riconoscendo la sovranità della pace; ma, allo stesso tempo, anche la
riaffermazione del sandinismo e l'assoluto rispetto del dettato
costituzionale. Perdonare senza dimenticare, dare il benvenuto ma
vigilare, permettere ma verificare. Poiché la generosità è figlia della
forza, ma la tranquillità del paese è risultato del suo controllo
totale.
La leadership e il carisma del suo Presidente, il comandante
Daniel Ortega, hanno fornito al Nicaragua il quadro politico e
istituzionale che lo ha protetto da qualsiasi sovversione. Mai nella
storia del Paese c'era stata così tanta identificazione tra la
maggioranza della popolazione e il suo presidente. Che, come indicano i
sondaggi, rappresenta l'opzione politica preferita dal 52% ed offre un
senso generalizzato di tranquillità e speranza per il futuro. Un
affidamento generale, quello nei confronti di Daniel Ortega, rafforzato
dalla gestione della crisi del 2018, che ha messo in evidenza la
differenza tra uno statista e un gruppo di terroristi, tra l'espressione
di un popolo e quella di una casta, tra il difensore della Patria e i
venditori della Patria.
A tutti coloro che - ingenuamente a volte,
in malafede più frequentemente - ritenevano che gli eventi terroristici
fossero stati il prodotto di una riforma non condivisa e di una crisi
di consenso del sandinismo, il 2019 ha mostrato come il Nicaragua sia
stato ed è un laboratorio di guerre di quarta generazione, una delle
terre in cui la destabilizzazione permanente degli Stati Uniti - modo
ormai esclusivo di esercitare la loro leadership - ha operato ed è stata
sconfitta.
I Vescovi del terrore
Purtroppo, come già nel
2018, anche nel 2019 il terrorismo anti-nicaraguense ha vestito la
tonaca dei sacerdoti fedeli al dio dell'impero. Osceni esegeti
dell'ambizione personale, predicando odio dagli altari, usurpando i
pulpiti e la buona fede, sostengono chi torturava e bruciava poliziotti
ancora vivi. Somozisti senza ritegno, codardi al riparo dell'immunità,
profanano chiese, umiliano i più deboli, diffondono odio.
Il marketing dell'opposizione
Il golpismo,
ridotto dalla forza del sandinismo a perdente perversione, si è
confermato come cifra identitaria dell'oligarchia. Che grida di una
repressione immaginaria ma ha solo un'ossessione: riprendere il potere
per ricominciare il saccheggio. Del resto, Violeta Chamorro ed Enrique
Bolaños - nei terribili 16 anni di neoliberismo e miseria (1990-2016) -
hanno mostrato come per loro il Paese sia un vaso comunicante che
trasferisce la ricchezza nazionale alle proprietà familiari. Ogni giorno
chiedono agli Usa di colpire e una schizofrenia generale li accompagna:
sognano di essere bianchi ma non lo sono, immaginano di essere potenti
ma non lo sono, pensano in inglese ma parlano in spagnolo e,
soprattutto, odiano un Paese in cui devono chiedere perché non possono
più impartire ordini, in cui gli ultimi contano come i primi perché i
diritti sono universali e non di casta.
A seconda delle circostanze i golpisti si sono travestiti da
giornalisti liberi, vittime della repressione ed esiliati politici. Ma
non hanno mai scritto nulla che la famiglia Chamorro non gli abbia
dettato e non hanno mai provato il sapore pungente della repressione,
perché sono stati perdonati dalla generosità di un governo che non cerca
vendetta. Almeno non ancora. Ancor meno esiliati, non lo sono mai
stati: non sono mai fuggiti perché nessuno li ha mai perseguiti.
La fine del 2019 consegna alla cronaca politica un governo forte e una
opposizione indegna. Essa non rappresenta un’idea di nazione che vada
oltre il protettorato statunitense. Non è una classe dirigente ma una
casta madre di ogni tradimento; per questo sogna con un golpe ma non
ipotizza nemmeno una vittoria nelle urne.
A questo proposito, con vista al 2021, regna l'incertezza su chi
rappresenterà il fronte dell'odio. Stanno cercando qualcuno che li
rappresenti tutti ma i Chamorro’s dettano il tempo: proprietari
di giornali che nessuno legge, esprimono candidati per i quali nessuno
voterebbe e dimostrano arroganza che nessuno sopporta. Liberali e
conservatori non vogliono i traditori del MRS; questi ultimi a loro
volta non vogliono i partiti ma ne chiedono la titolarità giuridica per
potersi presentare senza dover raccogliere firme che non otterrebbero.
Le famiglie oligarchiche invece, come d’abitudine, vogliono i voti di
tutti per il candidato loro. Lo scontro interno lascerà vittime sul
campo, perché si odiano tra loro e perché ci sono in ballo i fondi che
Stati Uniti e UE consegneranno. Inutili però per invertire l'anima di un
popolo che disprezza un'oligarchia che promuove guerre che non
combatte, provoca lutti per gli altri e ottiene denaro per sé. Alla
fine, il “chamorrismo" rivela la sua natura: la versione nicaraguense
del collaborazionismo.
L'OSA? Manca di credibilità
L'OSA, che nella riforma di alcune parti del sistema elettorale in
vista del 2021 si è impegnata a tracciare un percorso congiunto con il
governo, promuovendo e appoggiando il golpe in Bolivia ha dimostrato
solo la sua lealtà agli Stati Uniti, riducendo così ulteriormente il suo
già scarso patrimonio di credibilità. È evidente come, in violazione
del suo stesso statuto, opera come braccio internazionale della Casa
Bianca ed è disponibile per le operazioni di destabilizzazione che gli
Stati Uniti promuovono in tutto il continente.
In questo senso, quindi, il 2021 a Managua per l’OSA si annuncia complesso: difficile che
il governo nicaraguense dia credito a un'organizzazione screditata.
L'OSA ha bisogno di un'immagine e di una sostanza molto diverse se vuole
presentarsi con le credenziali di neutralità necessarie per offrire un
contributo "tecnico" alla riforma del sistema elettorale. In assenza di
questa neutralità, perde il ruolo "tecnico" e ne assume uno "politico",
che però non le tocca e che, comunque, la sovranità nazionale del paese
di Sandino non consentirebbe. Il Nicaragua l’ha già dimostrato: non si
inchina all'impero, figuriamoci ai suoi sherpa. Quindi, se mancassero le
condizioni per una collaborazione equa e trasparente, i funzionari
dell'OSA potranno rimanere a Washington e risparmiarsi il viaggio a
Managua. Il ruolo del cavallo di Troia del golpismo non sarà permesso.
Non in Nicaragua.
Il Nicaragua va e camminando costruisce cammini
Ma il 2019 non è stato solo un anno di riaffermazione della pace.
L'economia nicaraguense ha ripreso il suo percorso verso la
modernizzazione, dimostrando un'energia vitale che i suoi nemici (e
forse nemmeno alcuni dei suoi amici) immaginavano.
Va il Nicaragua, e camminando fa strada. Case, ospedali, scuole, strade,
centri sanitari, sostegno ai bisognosi; completa elettrificazione del
paese, autosufficienza alimentare garantita, sostegno alle piccole e
medie imprese, cinquantotto mila posti di lavoro aggiuntivi nel 2019. In
una parola, il Sandinismo governa.
La legge di bilancio per il 2020
assegna alla spesa sociale enormi risorse, confermando come
l'universalità dei servizi sociali sia espressione di una cultura
politica che sostiene fermamente i diritti collettivi rispetto ai
privilegi di classe. Il governo sandinista è consapevole dei limiti e
delle risorse del Paese, ma indica senza indugio nella lotta alla
disuguaglianza e alla povertà il faro del suo agire. L'idea di metterlo
con le spalle al muro, di provocare una rottura politica e generare
incertezza sul futuro, si è rivelata una illusione: il Fronte Sandinista
è più forte che all'inizio del 2018, perché è più coeso e più profilato
ideologicamente. La sua militanza, che occupa strade, piazze e sogni in
tutto il paese, ha sconfitto il golpismo su tutti i terreni: militare,
politico, sociale e comunicativo.
Gli Stati Uniti annunciano nuove
sanzioni per il 2020, i suoi alleati locali profetizzano nuovi disastri.
Subiranno altre delusioni, troveranno nuove sconfitte.
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