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17/03/2020

Gli Stati Uniti di fronte alla pandemia

Alla conferenza stampa della scorsa domenica sera Donald Trump, alle prese con la gestione dell’emergenza pandemica ha affermato: «relax. Stiamo andando alla grande. Passerà tutto».

Anthony Fauci, direttore del NIAID, il tecnico più navigato dello staff costituito per tale emergenza, ha leggermente corretto il tiro subito dopo, sentenziando dall’alto della propria competenza che «il peggio è davanti a noi»; ed ha ammesso il fallimento nella capacità di testare le persone quanto sarebbe stato necessario.

Un errore non da poco, quello commesso dall’amministrazione statunitense, tenendo conto che l’OMS questo lunedì ha fatto appello per testare ogni caso sospetto.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato infatti: «noi abbiamo un messaggio semplice per tutti i Paesi: testate, testate, testate le persone».

Una pratica in cui gli Stati Uniti sono in gravissimo ritardo, anche rispetto a società storicamente “vicine” al modello nord-americano: la Corea del Sud ha testato 270 mila persone, con una tipologia di esame effettuabile in auto, senza dunque intasare gli ospedali, con risultati in qualche ora. Rilascia informazioni in tempo reale sulla “contagiosità” della zona che stanno attraversando, con messaggi sui dispositivi digitali dei cittadini, e dirama bollettini medici due volte al giorno.

Ormai il contagio riguarda quasi tutti gli Stati dell’Unione, tranne il West Virginia, con circa 3.600 persone risultate positive.

Le autorità dei singoli Stati hanno preso decisioni drastiche per il contenimento del contagio questo fine settimana.

Cuomo, governatore dello Stato di New York, al momento uno dei maggiori “focolai”, ha preso decisioni più stringenti e teme «la rapida diffusione della malattia».

Il governatore ha avuto lunedì pomeriggio uno scambio piccato con Trump che gli chiedeva di fare di più, cui ha risposto: «Io devo fare di più? No, TU devi fare qualcosa. Si pensa che tu sia il Presidente».

The Orange Man si era reso protagonista lunedì di una delle sue solite performance dicendo ad alcuni attoniti governatori di procurarsi da soli la strumentazione necessaria per le crisi respiratorie: «try getting it yourselves», cioè letteralmente cercate di procurarveli voi stessi!

Lunedì sera risultano 950 casi confermati nello Stato di New York. Erano 729 domenica, con la città di New York che vede salire a 463 i contagiati, dai 329 di domenica.

Sette persone sono decedute e 158 sono state ricoverate.

De Blasio, il sindaco della “Grande Mela”, ha chiuso il più esteso sistema scolastico statunitense – un milione e centomila studenti – fino al 20 aprile, ha anticipato che ci sono buone possibilità che le scuole rimangano chiuse tutto l’anno, e predisposto che le lezioni proseguano online.

Misure simili sono state prese sia in Connecticut sia in New Jersey, oltre che in una trentina di altri Stati. Tra questi la città di Los Angeles, che ha il secondo più grande sistema scolastico statunitense.

Cuomo ha chiamato il genio militare per incrementare la capacità degli ospedali.

Circa l’80% dei 3 mila posti letto per le cure intensive di cui dispone lo Stato, infatti, sono già occupati. Sta dunque lavorando con uno sforzo congiunto dei vari attori del settore, mobilitando la National Guard per aumentare la disponibilità di posti letto temporanei. Afferma di averne identificati potenzialmente circa 9 mila.

A NY è stato limitato l’esercizio di bar e ristoranti, i take away e le consegne a domicilio. Almeno sette Stati hanno preso misure simili, tra cui Illinois, Massachussets, Ohio.

Insieme a New Jersey e Connecticut, lo Stato di New York ha vietato gli assembramenti con più di 50 persone e bandito varie attività economiche non essenziali; e molti esercizi commerciali stanno ridimensionando l’orario di apertura.

In New Jersey, i casi sono quasi raddoppiati in un giorno, passando dai 98 di domenica ai 178 di lunedì.

In Connecticut, che ancora non ha registrato decessi, i contagi erano 26 domenica.

Finora la politica più risoluta è quella di Puertorico, che ha imposto il “coprifuoco” dalle nove di sera alle sei di mattina, e ordinato la chiusura delle attività economiche non essenziali.

Il governatore della California ha invitato le persone con più di 65 anni a stare a casa.

Il governatore del Massachusetts, Charlie Baker, ha chiuso bar e ristoranti e vietato gli assembramenti con più di 25 persone.

Nel Maryland, casinos, racetracks e sale scommesse sono state chiuse a “tempo indeterminato”.

La situazione rappresenta un colpo durissimo per lo Stato di New York, con circa mezzo milione di persone collegate all’industria della ristorazione e del turismo che rischiano di perdere il posto di lavoro.

Ma questa possibile ecatombe riguarda tutti gli Stati Uniti.

Il settore della ristorazione ha aumentato i suoi addetti del 30% negli ultimi dieci anni e si stima che ci lavorino 12 milioni di persone. La “crescita dell’occupazione” Usa, da oltre un decennio, è avvenuta i settori non industriali come questo, i servizi alla persona, l’industria dei viaggi, ecc.

La vulnerabilità di questi settori a una crisi di questa portata, e la sorte dei relativi lavoratori, sembra l’ultima delle preoccupazioni di questa amministrazione.

Lo dimostra la legge d’emergenza votata sabato: rispetto ai congedi di malattia pagati, copre solo un quinto della forza-lavoro totale, e ci sono ampie possibilità di chiederne l’esonero, sia per le aziende che impiegano più di 500 addetti, sia quelle con meno di 50 impiegati.

Inoltre il Los Angeles Times riporta che Trump non starebbe concedendo ai singoli Stati il Medicaid, come fatto invece in altri casi.

E proprio la questione dell’assistenza sanitaria è stata al centro del confronto televisivo negli studi vuoti della CNN di Washington, domenica, tra Joe Biden e Bernie Sanders.

Mentre Biden negava l'efficacia di un sistema sanitario nazionale – citando tra l’altro l’Italia – Sanders ne ribadiva la necessità, considerato che la spesa pro capite per la salute negli Stati Uniti è il doppio di quella degli altri Paesi sviluppati.

«Siamo l’unica nazione di peso sulla Terra senza la cura sanitaria garantita», ha detto Sanders.

Un grosso handicap per un Paese che affronta una pandemia senza avere fin qui compiuto i passi necessari, se non tutelare soltanto l’establishment economico.

Le perdite di Wall Street, attorno al 13% anche durante la giornata di lunedì, la dicono lunga su questa “doppia crisi” statunitense, con un sistema economico in crisi ed un modello sociale allo sfascio.

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