All’ospedale di Chiari, tra le province di Brescia e Bergamo, alcune delle zone più colpite dalla diffusione del coronavirus, un gruppo di ingegneri ha costruito attraverso una stampante 3D delle valvole per i respiratori da utilizzare nei reparti di rianimazione.
Tutto ciò è stato fatto senza possedere i brevetti per i respiratori, ma per garantire un’immediata soluzione alla condizione disperata che i reparti di terapia sub-intensiva e intensiva stanno attraversando – all’ospedale di Bergamo ad oggi si intubano 7-8 persone al giorno! – dovuta anche all’incapacità della fabbrica produttrice di soddisfare la domanda.
Il brevetto, meccanismo istituzionale volta alla conservazione della proprietà intellettuale per il mantenimento del dominio all’interno di quel mercato, è stato giustamente aggirato per soddisfare un bisogno sociale, quello sanitario, che in questo momento è predominante, abbattendo quindi la barriera istituzionale che fino ad oggi era la regola.
È questa una delle contraddizioni principali del sistema capitalistico: ad un certo punto, infatti, il livello di sviluppo delle forze produttive, ovvero il livello tecnologico che queste hanno raggiunto e di conseguenza i bisogni che potrebbero soddisfare, entra in contraddizione con i rapporti di produzione, quelli che gli uomini costruiscono fra loro nel momento in cui iniziano un’attività economica.
Questi rapporti producono meccanismi istituzionali, quali i brevetti, che agiscono in due sensi. In primis come fattore che garantisce il monopolio nel mercato di una certa merce, assoggettando ai fini della valorizzazione del capitale investito l’intelligenza sociale dietro a quella invenzione.
In secundis, agiscono in maniera regressiva rispetto alla soddisfazione dei bisogni dell’umanità intera. Se quindi, in una situazione di emergenza, abbiamo bisogno di una certa quantità di respiratori, si rischia che questi non vengano prodotti in quantità sufficiente perché ostacolati dei rapporti produttivi vigenti.
Questa situazione rende evidente come il brevetto rappresenti l’istituzione che sancisce la proprietà privata della produzione intellettuale collettiva, garantendo così il dominio della conoscenza (come merce). Questo dominio è fondamentale per primeggiare nei maggiori settori strategici che gli imperialismi, all’interno della loro competizione, intendono sviluppare per scavalcare gli altri, come quello tecnologico e militare.
In questo senso la conoscenza è diventato uno dei maggiori campi di investimento, pesiamo ad esempio al programma Horizon2020 dell’Unione Europea. Lo stimolo nel settore dell’istruzione avviene sempre attraverso la competizione, che è il meccanismo ideologico di cui il capitale si serve per rafforzarsi.
Il brevetto garantisce il dominio nella produzione della merce e nel suo mercato, ostacolando lo sviluppo tecnologico stesso, cristallizzando il processo di innovazione finché questo non viene messo in discussione da eventuali competitori che costringeranno allo sviluppo di nuove tecnologie più avanzate.
Questo modello di progresso, che discende dalla competizione interimperialistica, si mostra per quello che autenticamente è: il primeggiare dell’interesse privato di fronte a quello collettivo. Un modello di sviluppo, quindi, che non sarà mai in grado di soddisfare i bisogni della società, specie in momenti difficili come l’emergenza che stiamo vivendo, ma che funzionerà sempre e soltanto per garantire la valorizzazione del capitale.
In queste precise situazioni emergenziali, vediamo invece quali sono i paesi che portano avanti un modello di sviluppo diverso che cerchi di realizzare il potenziale delle sue forze produttive per garantire i bisogni sociali della collettività: Cuba ne è un perfetto esempio.
Cuba infatti, sviluppando fortemente il suo sistema sanitario, grazie al coraggio e all’appoggio del popolo cubano che è riuscito a resistere a decenni di blocco economico statunitense, si trova sempre in prima linea nella solidarietà internazionale e nell’aiuto ai paesi in difficoltà – come l’esempio dei medici che sarebbe ben disposta ad inviare in Italia per sopperire alla nostra mancanza di personale.
Al contrario di Cuba, vediamo come noi non ci prefiggiamo come obiettivo la soddisfazione dei bisogni sociali, ma solo la soddisfazione degli interessi privati, attraverso i profitti. Così facendo, torneranno sempre ad affacciarsi nuove e diverse contraddizioni, tra cui quella tra forze produttive e rapporti di produzione.
Oggi più che mai dobbiamo rendere tutte le conoscenze che abbiamo al servizio della collettività e non del profitto.
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