Rendere il mercato del lavoro più flessibile contrastando la
disoccupazione: se l’obiettivo della riforma spagnola riflette le
raccomandazioni europee, al contempo agevola i licenziamenti,
ridimensiona il ruolo dei sindacati e abolisce le ‘interferenze’
dell’autorità amministrativa nei contenziosi tra lavoratori e aziende.
E’
stata definita ‘estremamente aggressiva’ dal ministro dell’Economia,
Luis de Guindos, perché ambisce a ridurre un tasso di disoccupazione
record di 5,3 milioni di persone, il 22,85 percento della popolazione,
con un picco per quella giovanile del 50 per cento. Dal punto di vista
dei sindacati e della società civile, che in questi giorni sono
mobilitati in tutto il Paese, l’aggressività è un’altra, e risiede
soprattutto nella libertà delle imprese di sganciarsi dagli accordi di
categoria stabiliti a livello nazionale modificando tempi di lavoro,
funzioni e retribuzioni dei dipendenti. Gli accordi d’impresa tra
azienda e dipendenti prevarranno infatti su quelli collettivi nazionali o
regionali. Per quanto duramente contestata dalle parti sociali, nella
sostanza la bozza di riforma di Palazzo Chigi resta lontana dal Far West
spagnolo: i tecnici italiani non hanno pensato alla deroga della
contrattazione collettiva, l’importo dell’indennizzo in caso di
licenziamento è calcolato su 60 giorni lavorati annui (a fronte dei 33
in Spagna) e i neoassunti a tempo indeterminato non potranno essere
retribuiti con un salario inferiore ai 25 mila euro all’anno. Vediamo
una sommaria comparazione tra le due riforme.
Licenziamenti
Spagna
– Nella nuova disciplina l’azienda in crisi (con appena tre trimestri
di perdite) potrà licenziare con un indennizzo pari a 20 giorni di
lavoro per ogni anno di impiego, con un limite di 12 mesi di paga, senza
la necessità di alcun accordo con i sindacati e senza più interferenze
dell’autorità amministrativa nelle decisioni. Se si licenzia senza
giusta causa, i giorni per anno lavorato sono 33, per un totale di 24
mesi di salario.
Italia – Il governo Monti propone, nei
casi di grave crisi aziendale, la scomparsa del reintegro al lavoro
previsto dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, in cambio di un
indennità ‘alla spagnola’, sulla cui entità non vi è ancora accordo. Si
parla di 5 giorni per ogni mese lavorato, per un totale di 60 giorni
lavorati all’anno.
Contratto a tempo indeterminato
Spagna
– Il governo Rajoy introduce il contratto di lavoro a tempo
indeterminato per aziende fino a 50 lavoratori. Le assunzioni di giovani
entro i 30 anni garantiranno sgravi fiscali di 3.300 euro in tre anni.
Assunzioni di over 45 rimasti disoccupati per 12 degli ultimi 18 mesi
avranno sconti sulla Sicurezza sociale fino a 3.900 euro in tre anni
(4.500 se donne assunte in settori senza presenza femminile). L’azienda
sotto i 50 dipendenti può licenziare senza indennizzo durante il primo
anno
Italia – La novità più eclatante proposta dal
ministro del Lavoro Elsa Fornero è la cancellazione di tutte le 46 forme
contrattuali (in Spagna sono 48) con uno schema di Contratto unico in
ingresso (Cui), strutturato in due fasi: nella prima, fino a tre anni,
il neoassunto non godrà dei diritti dell’articolo 18 e per l’azienda
sarà più facile licenziare. Nella seconda, allo scadere dei tre anni,
con l’assunzione il lavoratore godrà delle tutele dell’attuale contratto
a tempo indeterminato. L’accordo è generale sui primi tre anni, ma dopo
il terzo anno c’è chi chiede maggiore flessibilità per le aziende.
Contratto a tempo determinato
Spagna
– Il decreto spagnolo abolisce la possibilità di estendere oltre i due
anni i contratti a termine. La norma entrerà in vigore dal primo gennaio
2013. In Spagna il 38 percento dei lavoratori ha un impiego a tempo
determinato.
Italia – La riforma italiana allo studio
renderà impossibile assumere a tempo determinato con salari inferiori ai
25 mila euro lordi annui. Viene fissato un tetto ai contratti a
progetto e al lavoro autonomo continuativo che superano i due terzi del
reddito di un lavoratore con la stessa azienda. Con tali modalità
contrattuali hanno una paga lorda inferiore a 30mila euro, verranno
trasformati in Cui.
Sussidio di disoccupazione
Spagna
– Rimane inalterato l’istituto vigente, universale: serve aver lavorato
almeno tre anni negli ultimi sei anni; l’indennità è pari al 70
percento della media contributiva degli ultimi sei mesi, percentuale che
scende al 60 percento dopo i primi sei mesi. In caso di nuova
assunzione, la riforma Rajoy prevede la possibilità di integrare il
compenso con il 25 percento del sussidio di disoccupazione.
Italia
– Indennità di disoccupazione, di mobilità, pre-pensionamento verranno
unificati in un sussidio universale, che avrà durata connessa agli anni
di lavoro, all’età del lavoratore e ai suoi carichi familiari. La cassa
integrazione (ordinaria e straordinaria) verrà sostituita da un nuovo
ammortizzatore che tutelerà i posti di lavoro in caso di crisi
congiunturale o ristrutturazione (esclusi i fallimenti e le chiusure di
imprese).
Fonte.
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