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25/02/2012

Italia-Spagna, riforme a confronto

Rendere il mercato del lavoro più flessibile contrastando la disoccupazione: se l’obiettivo della riforma spagnola riflette le raccomandazioni europee, al contempo agevola i licenziamenti, ridimensiona il ruolo dei sindacati e abolisce le ‘interferenze’ dell’autorità amministrativa nei contenziosi tra lavoratori e aziende.
E’ stata definita ‘estremamente aggressiva’ dal ministro dell’Economia, Luis de Guindos, perché ambisce a ridurre un tasso di disoccupazione record di 5,3 milioni di persone, il 22,85 percento della popolazione, con un picco per quella giovanile del 50 per cento. Dal punto di vista dei sindacati e della società civile, che in questi giorni sono mobilitati in tutto il Paese, l’aggressività è un’altra, e risiede soprattutto nella libertà delle imprese di sganciarsi dagli accordi di categoria stabiliti a livello nazionale modificando tempi di lavoro, funzioni e retribuzioni dei dipendenti. Gli accordi d’impresa tra azienda e dipendenti prevarranno infatti su quelli collettivi nazionali o regionali. Per quanto duramente contestata dalle parti sociali, nella sostanza la bozza di riforma di Palazzo Chigi resta lontana dal Far West spagnolo: i tecnici italiani non hanno pensato alla deroga della contrattazione collettiva, l’importo dell’indennizzo in caso di licenziamento è calcolato su 60 giorni lavorati annui (a fronte dei 33 in Spagna) e i neoassunti a tempo indeterminato non potranno essere retribuiti con un salario inferiore ai 25 mila euro all’anno. Vediamo una sommaria comparazione tra le due riforme.

Licenziamenti
Spagna – Nella nuova disciplina l’azienda in crisi (con appena tre trimestri di perdite) potrà licenziare con un indennizzo pari a 20 giorni di lavoro per ogni anno di impiego, con un limite di 12 mesi di paga, senza la necessità di alcun accordo con i sindacati e senza più interferenze dell’autorità amministrativa nelle decisioni. Se si licenzia senza giusta causa, i giorni per anno lavorato sono 33, per un totale di 24 mesi di salario.

Italia – Il governo Monti propone, nei casi di grave crisi aziendale, la scomparsa del reintegro al lavoro previsto dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, in cambio di un indennità ‘alla spagnola’, sulla cui entità non vi è ancora accordo. Si parla di 5 giorni per ogni mese lavorato, per un totale di 60 giorni lavorati all’anno.

Contratto a tempo indeterminato
Spagna – Il governo Rajoy introduce il contratto di lavoro a tempo indeterminato per aziende fino a 50 lavoratori. Le assunzioni di giovani entro i 30 anni garantiranno sgravi fiscali di 3.300 euro in tre anni. Assunzioni di over 45 rimasti disoccupati per 12 degli ultimi 18 mesi avranno sconti sulla Sicurezza sociale fino a 3.900 euro in tre anni (4.500 se donne assunte in settori senza presenza femminile). L’azienda sotto i 50 dipendenti può licenziare senza indennizzo durante il primo anno

Italia – La novità più eclatante proposta dal ministro del Lavoro Elsa Fornero è la cancellazione di tutte le 46 forme contrattuali (in Spagna sono 48) con uno schema di Contratto unico in ingresso (Cui), strutturato in due fasi: nella prima, fino a tre anni, il neoassunto non godrà dei diritti dell’articolo 18 e per l’azienda sarà più facile licenziare. Nella seconda, allo scadere dei tre anni, con l’assunzione il lavoratore godrà delle tutele dell’attuale contratto a tempo indeterminato. L’accordo è generale sui primi tre anni, ma dopo il terzo anno c’è chi chiede maggiore flessibilità per le aziende.

Contratto a tempo determinato
Spagna – Il decreto spagnolo abolisce la possibilità di estendere oltre i due anni i contratti a termine. La norma entrerà in vigore dal primo gennaio 2013. In Spagna il 38 percento dei lavoratori ha un impiego a tempo determinato.

Italia – La riforma italiana allo studio renderà impossibile assumere a tempo determinato con salari inferiori ai 25 mila euro lordi annui. Viene fissato un tetto ai contratti a progetto e al lavoro autonomo continuativo che superano i due terzi del reddito di un lavoratore con la stessa azienda. Con tali modalità contrattuali hanno una paga lorda inferiore a 30mila euro, verranno trasformati in Cui.

Sussidio di disoccupazione
Spagna – Rimane inalterato l’istituto vigente, universale: serve aver lavorato almeno tre anni negli ultimi sei anni; l’indennità è pari al 70 percento della media contributiva degli ultimi sei mesi, percentuale che scende al 60 percento dopo i primi sei mesi. In caso di nuova assunzione, la riforma Rajoy prevede la possibilità di integrare il compenso con il 25 percento del sussidio di disoccupazione.

Italia – Indennità di disoccupazione, di mobilità, pre-pensionamento verranno unificati in un sussidio universale, che avrà durata connessa agli anni di lavoro, all’età del lavoratore e ai suoi carichi familiari. La cassa integrazione (ordinaria e straordinaria) verrà sostituita da un nuovo ammortizzatore che tutelerà i posti di lavoro in caso di crisi congiunturale o ristrutturazione (esclusi i fallimenti e le chiusure di imprese).

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