Il futuro prossimo dell’economia europea: battito debole e lento.
L’eurozona frena e la Banca centrale europea rivede al ribasso e in
negativo la sua crescita per il 2012 portando l’asticella al -0,1 per
cento. Nel 2013 si tornerà in campo positivo, ma anche lì le previsioni
sono state tagliate di mezzo punto: 1,1 per cento rispetto al precedente
1,6.
I
fattori del rallentamento sono da rinvenire nella contrazione del
credito, il cosiddetto credit crunch, che riduce al lumicino le risorse
di famiglie e imprese. Il mega prestito da quasi 500 miliardi erogato
dalla Bce agli istituti europei non ha sortito gli effetti desiderati.
L’enorme immissione di liquidità con prestiti a tre anni con un tasso
all’1 per cento si è rivelata, fino a questo momento, una grande
illusione. Illusione che riguarda anche i mercati obbligazionari.
Sul
piano dell’occupazione, anche qui le previsioni della Bce sono negative
per i prossimi anni. L’appello a una politica di rilancio e crescita
viene puntualmente stritolata dall’approccio di austerità voluto dai
cosiddetti paesi centrali, non deficitari, che non ammettono elasticità.
La
medicina da prendere, secondo Francoforte, sarebbe un mix di maggiore
flessibilità salariale e del mercato del lavoro con riforme coraggiose
volte a favorire la concorrenza del mercato.
Come se non bastasse
tutto ciò, a deprimere ulteriormente l’Eurozona (e non parliamo in
questa sede della Grecia) arrivano i tagli a tutto spiano effettuati da
Moody’s sui rating di banche ed enti. In Italia, a finire nel mirino
dell’agenzia di rating sono 24 istituti bancari (per ora solo sotto
osservazione), colpendo ovviamente tutte le principali banche, ma anche
Eni, Poste Italiane, Generali, Unipol nonché diversi enti territoriali.
Milano, Torino, Venezia, Firenze, Lombardia, Toscana, Umbria, Veneto,
più diverse province subiscono una retrocessione nell’affidabilità del
debito.
Nonostante le brillanti performance e la stima incassata
dal primo ministro Mario Monti, tanto in Europa quanto a Washington,
l’Italia rimane al palo: certamente influisce la stagnazione globale e
la durissima cura Monti (di ispirazione europea). Ma l’Italia, a
vent’anni dal capitolo Tangentopoli, continua a rimanere immobilizzata
nelle sabbie mobili della corruzione, dell’illegalità e del malaffare.
Una fotografia sconfortante scattata dal presidente della Corte dei
conti Luigi Giampaolino che individua nei tre pilastri della mala gestio
i responsabili del cattivo stato di salute dell’Italia. Le dimensioni
del bubbone, denuncia il presidente della magistratura contabile, “sono
di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla
luce”.
Fonte.
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