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17/02/2012

Speroni critica Monti a Strasburgo. Il "kapo" Shulz gli toglie la parola



Io ho una teoria. Non importa quale giornale si ritenga più o meno fazioso: per avere una chance di fare le pulci al governo in carica basta leggere i quotidiani che si trovano all’opposizione. Quegli stessi che, a parti inverse, erano autorevoli come una dichiarazione di "Alì Babà" resa dinanzi ai "40 ladroni", improvvisamente diventano la summa del giornalismo di inchiesta meno indulgente con il potere. Allo stesso modo funziona con i partiti di governo e di opposizione. Quando gli uni sono maggioranza, giustificano senza colpo ferire "le peggio cose", quando per pura convenienza politica decidono di essere minoranza, o vi si trovano per i risultati elettorali, sono i più feroci critici degli altri e si fanno attendibilissimi paladini di verità e giustizia. Così, capita che la Lega Nord, ora che si è sfilata dalla maggioranza, dica cose condivisibili, anche se provengono da personaggi come Francesco Enrico Speroni, piuttosto contestabili.

Ieri, al Parlamento Europeo, Monti ha relazionato sulle vicende italiane. Udite udite, si è posto perfino la questione del recupero della democrazia, indebolita dai processi forzosi di integrazione europea di cui egli è un infaticabile motore. Non fa nulla che, nella conferenza stampa seguita alla sua visita a Obama, egli abbia ammesso candidamente che “le imprese americane hanno sempre fatto molta pressione per l’integrazione europea, per il loro stesso tornaconto”. E non fa niente che della Commissione Trilaterale, che è per definizione stessa la lobby delle imprese americane, lui fosse stato fino al mese scorso il componente incaricato di accontentarle, sviluppando la loro agenda sull’Europa senza darsi pena di chiedere prima agli europei. Ora all'improvviso ha deciso di porsi "la questione democratica". I Greci, in fin dei conti, mica si possono schiacciare tutti così, come vermi. Forse bastava impedire alla Goldman Sachs di falsificare i conti di Atene percependo pure in cambio parcelle da centinaia di milioni di euro. Ma a Monti, che è consulente Goldman Sachs, preme di più la questione democratica. Va beh, passin passetto vuoi mai che un giorno arrivi perfino a pronunciare la parola "referendum" non per impedirlo né per promuoverlo, non sia mai, ma magari anche solo per consentirlo senza farsi venire l'orticaria o rovesciare un governo?

Come ogni buon principiante, tuttavia, il neo-democrate Monti ha bisogno di tempo per applicare tutti i principi che tale organizzazione concettuale comporta. Per esempio non ha ancora imparato ad accettare le critiche, come dimostra la sua reazione permalosa alle osservazioni mosse da Ivo Caizzi su Corriere Economia (pagina 13) di lunedì scorso, che sostanzialmente lo accusava di quello che noi sul web diciamo da mesi. Inoltre ci sono argomenti tabù ai qual non risponde. Uno di questi, appunto, è la sua militanza storica nella Commissione Trilaterale e nella commissione esecutiva del Gruppo Bilderberg, che già nel 2003 Romano Prodi stigmatizzava implicitamente, al Parlamento Europeo, come condizioni incompatibili con la carica pubblica. Se glielo chiedi, ti dice che sono questioni di natura filosofica-sistemica di notevole complessità, e che dunque si limita a trascriverle (sic!).

I media compiacenti tacciono e mostrano solo gli applausi. Le critiche alla divinità Monti non hanno diritto di rappresentanza. Anche al Parlamento Europeo, tuttavia, sembra che abbiano alcuni problemi a sopportare gli interventi dissidenti, sottolineati sempre da cori di manifesta intolleranza, come nel caso della celebre invettiva di Nigel Farage, o addirittura dall’esclusione del circuito microfonico del relatore (è consuetudine far terminare un concetto, e sarebbe da recuperare il tempo sottratto dai disturbatori di professione), come accaduto ieri a Francesco Speroni che contestava a Monti ciò che Monti non ama sentirsi contestare né a cui Monti ama replicare: non solo la sua appartenenza ai club elitari che, in maniera del tutto incidentale, hanno la stessa identica agenda che lui persegue, ma anche la non necessarietà dell’euro per godere di un’economia forte, come paesi quali la Svizzera, la Norvegia, l’Islanda, il Canada e l’Australia sembrano voler dimostrare. Non sapremo mai come si concludeva l’intervento di Speroni, perchè il “kapo” Shulz ha disabilitato l’audio della sua postazione prima che potesse terminare.

Una contestazione molto simile arriva anche dall’europarlamentare Bruno Gollnisch, politico francese del Front National, che gli ricorda la questione della mancanza di legittimazione democratica. Quando Monti prende la parola, risponde una cosa così: “Se a lei avessero chiesto di guidare il proprio paese, avrebbe risposto ‘No grazie, non ho una legittimazione democratica?’”. Probabilmente, il professore distratto non si è reso bene conto che più che una confutazione, la sua risposta suona come un rafforzamento delle tesi del suo interlocutore: "No, non ho una legittimazione democratica ma mi trovo qui sostanzialmente perché qualcuno me l'ha chiesto, cioè mi ci ha messo". Qualcuno che, questione del tutto secondaria, non sono le urne.

Nel video in testa all’articolo gli interventi e le risposte che i media giudicano poco interessanti per i cittadini.

Fonte.

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