All’interno del composito movimento di protesta americano Occupy Wall
Street è iniziato un interessante dibattito sui black bloc e la
violenza politica. Un dibattito destinato a montare in vista delle
grandi manifestazioni di protesta previste a Chicago a maggio contro il
G8 e il vertice Nato, dove la presenza dei black bloc è data per
scontata.
Il sasso nello stagno è stato un falso videomessaggio di Anonymous caricato il 22 gennaio su YouTube, dal titolo “Avvertimento di Occupy e Anonymous ai Black Bloc”: una provocazione che ha comunque sortito l’effetto di dar fuoco alle polveri della discussione.
Il video defintiva “inaccetabile”, “penoso”, “idiota” e “pericoloso” il
“vandalismo dei black bloc”, e proseguiva con toni molti duri. “Siete
codardi perché vi nascondete dietro le insegne del movimento Occupy
usando i manifestanti come scudi”. “Molti di voi sono agenti
provocatori, e anche chi non lo è, agisce demonizzando il nostro
movimento agli occhi dell’opinione pubblica, sottraendoci sostegno, sia
finanziario che ideologico. Ma soprattutto, le vostre azioni
giustificano la brutalità della polizia, privando il movimento della sua
superiorità morale e fornendo munuzioni ai media”. “Considerate questo
come un atto di diplomazia – proseguiva il video – prima che iniziamo a
scorprire i vostri culi per tutta la rete e a rovinare le vostre vite
private. Scegliete: abbandonate le vostre tattiche patetiche e
controproducenti e unitevi a noi, oppure fatevi da parte, altrimenti
rischiate la collera della moltitudine”. “I black bloc sono un cancro
che va estirpato”.
Queste ultime parole del video (cui Anonymous, o chi per loro, ha succssivamente risposto con un altro videomessaggio
contro i “tentativi di divisione del movimento”) tornano il 6 febbraio
nel titolo di un editoriale, “Il cancro di Occupy”, pubblicato su Truthdig a
firma di Chris Hedges: intelettuale di sinistra, scrittore di successo e
giornalista premio Pulitzer (è stato corrispondete di guerra per il New
York Times e il Christian Science Monitor).
“Gli anarchici black
bloc che abbiamo visto in azione a Oakland – scrive Hedges – sono il
cancro del movimento Occupy. La loro presenza è un dono del cielo per
gli apparati statali di sicurezza e sorveglianza”. “I black detestano la
sinistra organizzata e cercano, abbastanza coscientemente, di privarci
dei nostri strumenti di forza. Per loro il nemico non sono i capitalisti
delle multinazionali, ma i loro collaboratori nei sindacati, nel
movimento dei lavoratori, tra gli intellettuali radicali, gli attivisti
ambientalisti e i movimenti come gli Zapatisti”.
“Poiché gli
anarchici black bloc non credono nell’organizzazione, di fatto si
oppongono a tutti i movimenit organizzati”. “I black bloc dicono che
attaccano la polizia, ma ciò che realmente fanno è distruggere il
movimento Occupy, come dice l’ambeintalista Derrick Jensen, secondo il
quale se veramente il loro obiettivo fosse la polizia agirebbero
separati dal movimento, invece di usare di fatto gli altri manifestanti
come scudi umani”.
“Marciare compatti, tutti vestiti di nero e a
volto coperto, diventando parte di un blocco anonimo, serve loro per
superare temporanemante sentimenti di alienzazione, inadeguatezza,
impotenza e solitudine. Provano un senso di cameratismo che consente
alla rabbia di scantanersi contro qualisasi obiettivo: la stessa
malattia che affligge i poliziotti che attaccano i dimostranti pacifici,
o i soldati in guerra, trasformando esserei umani in bestie”.
“Lo
Stato capitalsita usa le tattiche conflittuali dei black bloc e la loro
devastazione di proprietà per gustificare forme draconiane di controllo e
per impaurire la gente in modo da tenerla lontana dal movimento Occupy.
Se il movimento viene dipinto come una folla inferocita che brucia
bandiere e lancia pietre, siamo finiti”.
“I movimenti non violenti
traggono vantaggio, in un certo senso, dalla brutalità della polizia. Il
continuo tentativo dello Stato di reprimere manifestanti pacifici che
chiedono semplici atti di giustizia delegittima l’élite al potere, crea
fratture al suo interno e provoca una reazione della popolazione
solitamente passiva. L’esplosione del movimento Occupy è infatti
avvenuta dopo che alcune manifestanti a New York erano state
intrappolate dalla polizia dietro una rete arancione e spruzzate con
spry al peperoncino dall’agente Anthony Bologna: il fermo rifiuto del
movimento di rispondere alla provocazione della polizia ha risuonato per
tutto il Paese. Perdere questa supeirorità morale che consente di
mostrare attraverso la portesta nonviolenta la corruzione e la decadenza
dello Stato capitalista sarebbe la fine del movimento, ci degraderemmo
al livello dei nostri oppressori, che è quello che gli oppressori
vogliono”.
“C’è da scommetterci che tra i black bloc vi siano anche
agenti provocatori, ma con o senza infitrati della polizia i black bloc
servono gli interessi dell’1 per cento”.
La prima risposta ufficiale a Hedges arriva il giorno dopo, 7 febbraio, su Infoshop News. A scrivere è Zakk Flash, giovane attivista anarchico e direttore della Central Oklahoma Black/Red Alliance (Cobra).
Dopo aver spiegato come il black bloc non sia un movimento, ma una
tattica protettiva rispetto agli abusi della polizia inventata dagli
autonomi tedeschi negli anni ’70, Flash scrive che “vista la
continuativa condotta illegale della polizia di Oakland, non può stupire
che i cittadini si volgiano proteggersi in questo modo”. “Hedges accusa
i balck bloc di Oakland di reazione eccessiva contro le forze
dell’ordine e sostiene che la violenza della polizia è provocata
dall’azione militante, ignorando settimane di resistenza assolutamete
nonviolenta e mesi di attacchi polzieschi ad altre occupazioni in giro
per il Paese. Scrive poi che che la violenza della polizia allontana la
gente dal movimento, salvo poi contraddirsi dicendo che è stata proprio
la violenza della polizia contro alcune ragazze a New York a far
esplodere il consenso per il movimento. Per Hedges la colpa non è mai
delle classi dirigenti e della polizia che agisce in maniera fascista,
no, per lui la colpa è solo dei manifestanti che sfidano l’autorità e la
violenza di Stato”.
“Per quanto riguarda poi i “danneggiamenti alla
proprietà strategica”, l’attivista anrchico ricorda come essi “siano
parte della lunga storia della lotta nonviolenta: da quella delle
Sufragette che chiedevano il voto, agli ambientalisti che proteggevano i
loro diritti naturali: i danneggiamenti alla prorprietà infligono costi
ad entità che pensano solo ai soldi”.
“Non è vero – contina Flash –
che coloro che partecipano ai balck bloc, e attenzione, non parliamo
solo di anarchici, si opponogno ai metodi nonviolenti di organizzazione:
Hedges ignora anni di impegno in iniziative come Food Not Bombs,
centinaia di Infoshops che forniscono cultura, collettivi ciclistici,
cooperative alimentari, attività a sostegno a gruppi emarginati. Noi
anarchici crediamo nella diversità delle tattiche, e questa è la nostra
forza. Non possiamo consentire che la calunnia e la paura creino
divisioni tra noi: è il settarimo il verco cancro che rischia di
distruggere Occupy”.
Ma la replica più importante a Hedges arriva
il 9 febbraio da David Graeber, l’antropogo e scrittore anarchico
considerato tra i principali promotori del movimento Occupy.
“Io sono anarchico e ho partecipato a molti black bloc”, rivendica con orgoglio Graeber sul magazine n+1.
“Non ho mai preso parte personalmente ad azioni di distruzione di
proprietà, ma ho partecipato a molti bloc in cui è accaduto. Del resto
ho anche preso parte a bloc che non hanno usato questa tattica: è
un’idea sbagliata quella per cui i black bloc non facciano altro che
questo. E non ero certo l’unico veterano di black bloc ad aver
partecipato alla pianificazione delle strategie iniziali del movimento
Occupy Wall Street. Anarchici come me costituivano infatti l’ossatura
del gruppo che se n’è venuto fuori con l’idea di occupare Zuccotti Park,
con lo slogan del 99%, con il processo delle assemblee generali e con
la stessa decisione di adottare una strategia ghandiana di nonviolenza
che evitasse danneggiamenti a prorpeità”.
Dopo un inciso sul fatto
che la anarchici e black bloc sono generalmente tutt’altro che ostili
agli Zapatisti, anzi, Graeber scrive che “l’affermazione sul ‘cancro di
Occupy’ non è solo sbagliata, è pericolosa. Più pericolosa di un
ragazzino che lancia una pietra, perché è un apello alla violenza.
Invitare a isolare i black bloc si traduce in pratica in manifestanti
che ne consegnano altri alla polizia o, peggio, che li agrediscono
fisicamente. L’ho visto succedere tante volte. Non sono mai i black bloc
che attaccano altri manifestanti, poiché rispettano una regola ferrea
di nonviolenza verso altri manifestanti: sono sempre i cosiddetti
pacifisti che attaccano chi ha un cappuccio in testa, un bandana in
faccia o semplicimente dimostranti che adottano tattiche ad essi
sgradite”.
Graeber giudica poi scorretto sostenere che i black bloc
giustificano la repressione poliziesca del movimento, perché di solito
“è la polizia che attacca i manifestanti dichiarando di essere stata
proovocata, anche se non è vero”. E dopo che la polizia agisce in
maniera violenta, continua l’antropologo, è normale che qualcuno
reagisca violentemente: “Non c’è modo di prevenirlo”.
“E’ la
violenza delle autorità che va stigmatizzata. Non dobbiamo iniziare a
scrivere contro i nostri compagni del movimento additandoli come pazzi
fanatici. Lo stesso Ghandi, pur non condividendo la tattica violenta di
lotta dei suoi comapgni, si rifiutava di denunciarli: sosteneva la
superiorità morale della nonviolenza rispetto alla violenza, ma diceva
anche che opporsi all’ingiustizia con mezzi violenti e comunque
morlamente supeirore al non fare nulla. E Ghandi parlava di gente che
faceva saltare in aria treni e assassinava ufficiali governativi, non
che scriveva sulle vetrine parolacce contro la polizia”.
Fonte.
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