In Val di Susa c’è una guerra. Non quella tra i No Tav
e i sostentori dell’Alta velocità, ma uno scontro totale tra cosche
della ‘ndrangheta. Dalla relazione 2011 della Direzione Nazionale
Antimafia, emerge un quadro più che inquietante sull’andamento dei
lavori per la costruzione della tratta Torino-Lione.
“Monitorare
da vicino – si legge nella relazione – i lavori per la Tav che
interessano la Val di Susa, l’andamento degli appalti e dei sub-appalti,
nei quali è notorio che avvengono infiltrazioni della criminaltià
organizzata. Con riguardo alle complicità e collusioni con esponenti
della politica. Le indagini svolte dimostrano che il momento in cui è
più facile accertarlo è in occasione delle consultazioni elettorali, in
cui sono inevitabili i contatti tra i candidati disponibili ai
compromessi e i responsabili delle ‘famiglie’ mafiose in grado di
manovrare voti”.
Sin dagli anni ’70 il Piemonte si vede coinvolto
in storie di ‘ndrine, una realtà ramificata su diversi comparti: dalla
droga allo sfruttamento della prostituzione, dall’estorsione al gioco
d’azzardo, dal traffico d’armi fino all’imprenditoria. E’ il 9 giugno
del 2011 quando la colossale operazione ‘Minotauro’ porta all’arresto di
151 persone in tutta l’Italia, con 9 locali individuati proprio in
Piemonte. Dalle indagini, condotte comando provinciale dei carabinieri
di Torino, spuntano rivelazioni sui rapporti tra le ‘ndrine calabresi e
forze politiche, funzionari delle istituzioni e mondo imprenditoriale.
“L’amorevole intreccio tra criminalità organizzata e politica dà a
quest’inchiesta un risvolto inquietante. Il voto di scambio avveniva a
qualsiasi livello. È una vergogna inaccettabile”, queste le parole
pronunciate allora dal procuratore torinese Giancarlo Caselli.
Dalle intercettazioni, poi, spuntò anche il nome dell’attuale sindaco
di Torino, Piero Fassino. In una telefonata intercorsa tra l’onorevole
Mimmo Lucà, esponente delle Acli sabaude, e il boss della ‘ndrangheta di
Rivoli, Salvatore De Maso, si parla delle primarie del centrosinistra e
di quale candidato ‘sostenere’. “Ecco che io sto sostenendo Fassino –
dice Lucà al telefono -… Perché la partita è molto dura con Gariglio. Se
magari hai qualche amico a Torino..”. “Si sì – risponde De Maso-, che
ne ho. E facciamo.. facciamo, diciamo questi che conosciamo facciamo
votare Fassino”. “Va bene e poi io, subito dopo, ci vediamo a bere un
caffè. Magari così facciamo una chiacchierata”. Il giorno delle
primarie, poi, è De Masi che chiama Lucà: “Ho fatto qualche commissione
tutta la mattinata a Torino. Per il nostro amico. Comunque io dico che
dovrebbe andare bene”. Ma l’onorevole torinese è ancora preoccupato:
“Anche se è una battaglia abbastanza complicata”. De Masi conferma: “Eh
perché insomma l’altro si è dato molto da fare anche”. L’altro sarebbe
Davide Gariglio, il principale concorrente di Fassino per la candidatura
a sindaco, il quale, dice ancora Lucà “ha anche lavorato molto sui
Calabresi”.
Ed è qui che il racconto torna a intrecciarsi con le
vicende dell’Alta Velocità. Il piatto della tratta Torino-Lione è
particolarmente ricco, tra appalti e sub-appalti, si parla addirittura
di un costo complessivo di 35 miliardi di euro in totale. Stime al
ribasso, visto che le altre tratte ad Alta Velocità fatte in Italia
hanno visto il loro costo crescere in maniera esorbitante durante i
lavori. Tanto per dire, la Roma-Firenze è cresciuta di 6,8 volte
rispetto ai preventivi, la Firenze-Bologna di 4 volte, la Milano-Torino
di 5,6 volte. Soldi usciti dalle casse statali ed entrati nelle taschi
di non si sa chi. Di queste storie e delle infiltrazioni malavitose
nell’attivazione delle tratte se n’è parlato parecchio negli anni
passati, ma ogni volta che rispunta fuori un progetto di treni ad alta
velocità, si fa sempre finta di non ricordare.
Fonte.
Mi da molto da pensare la figura di Caselli, da Cassandra contro le infiltrazioni mafiose a bastonatore di movimenti... che sia rimasto folgorato anche lui sulla via di Damasco?
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