Sinceramente non c’è da sperare che il governo dei tecnici – o dei
“saputelli” visti alcuni suoi esponenti – sia in grado di risolvere i
mille nodi della spesa militare italiana. Da parecchio tempo questo
giornale, come gran parte delle serie organizzazioni della società
civile che si occupano della materia “disarmo”, va dicendo che la spesa
militare italiana è troppo alta. Il 2 per cento del prodotto interno
lordo, o che dir si voglia 20-25 miliardi l’anno, sono davvero tanti
soldi.
In questi giorni il ministro della Difesa, l’ammiraglio Di
Paola, fa la spola tra la televisione e le commissioni parlamentari a
presentare – sempre s’intende a pezzi e bocconi – la grandiosa riforma
della Difesa nazionale. Dobbiamo dire che quel che si è visto fin’ora è
davvero poco e brutto: “tagli” vecchi, discorsi fritti e rifritti e
mantenimento di posizioni assurde come quelle dell’adozione di alcuni
sistemi d’arma, portaerei Cavour e F-35 in
primis.
I
risparmi. I tagli sono i soliti, di sicuro non avremo mai un sistema di
Difesa basato su 190.000 uomini e donne, una quota stabilita oltre
dieci anni fa come “ideale” per il nostro Paese dopo la sospensione
della leva obbligatoria. Per fortuna, in questi anni non si sono mai
avuti 190.000 militari, tuttavia abbiamo strutture di comando
ipertrofiche piene di sottufficiali ed ufficiali -anziani e inabili alle
operazioni- che si scambiano carte e documenti da un ufficio all’altro.
Un Deserto dei Tartari pieno di galloni e mostrine che non comanda che
poche decine di migliaia di soldati in ferma temporanea. Va a finire che
per ogni caporaletto di vent’anni ci sono un sergente, un maresciallo,
un capitano…. e via a salire fin su ai generali e ammiragli che sono
tanti, ma proprio tanti, quasi quanto quelli americani. Il personale
delle Forze armate si divide in tre grosse categorie: quelli che ci
stanno poco e solo per uno stipendio, cioè i ragazzi in ferma breve o
variamente prolungata, sui quali grava davvero la parte operativa.
Quelli che ci stanno e ci staranno a vita a prendere uno stipendio per
scaldare una sedia. E, infine, quelli che ci credono. E’ lo specchio di
ogni amministrazione pubblica nazionale, qui c’è solo un po’ di retorica
in più. Difficile che il governo riesca a sanare questa palude.
Infatti, gli unici immediatamente scaricabili sono quelli che servono
effettivamente a qualcosa (basta non fare più concorsi), ma invece c’è
da liberarsi degli altri, la categoria gallonata e “seduta”. Le voci di
“mobilità”, esodo incentivato ecc. sono anni che si susseguono, ma
finiscono lì. Nessun’altra amministrazione pubblica prenderebbe un
ufficiale di fureria: immaginate il generale Buttiglione dei film a
caccia di evasori fiscali? I più appetibili per la mobilità sono quelli
che negli anni si sono aggiornati, hanno studiato, quelli che ci
credono. Ma se se ne vanno quelli si crea un’altro super carrozzone, lo
“stipendificio” al cubo, rispetto ad ora. E poi gli esodi incentivati ci
sono già, i militari vanno in pensione anticipata: 5 anni prima
rispetto agli altri statali, si chiama “ausiliaria”. Quindi sul piano
del personale c’è davvero poco da sperare nella novità di questo
governo. Ci sarebbero poi trentamila impiegati civili ed alcune migliaia
di appaltatori, un’altra giungla, altro che sottobosco! Se tagliare è
impossibile tra quelli in divisa, per gli altri -protetti come sono dai
vari potentati politici locali- è quasi improponibile. Si ragiona da
tempo di chiudere l’arsenale de La Spezia che è un super doppione di
quello di Taranto. Ma in questi anni si sono persi tutti i treni dello
sviluppo del porto commerciale spezzino, proprio grazie all’immobilismo
dei militari e dei politici locali che hanno sempre stoppato ogni
discussione.
Le spese. Gli “acquisti indispensabili” sono anche
questi ben noti. Il solito F35 che -è bene ricordarlo- NON costa “solo”
quindici miliardi di Euro, ma perlomeno il doppio visto che non c’è mai
verso di sapere se il prezzo che ci dicono è completo o no. Talvolta se
ne parla senza i motori, talaltra con i motori, ma senza il software o
senza le armi. Ora, visto che nessuna azienda comprerebbe camion senza
motore o senza gomme o senza… insomma siccome i soldi comunque escono
della stesse tasche, chiariamoci: l’F35 costerà almeno il doppio! Anche
Mario Monti sa che quando un qualsiasi ente pubblico fa i conti alla
fine di un “investimento” i costi sono sempre più alti, adesso diciamo
25-30 miliardi, ma fra dodici-tredici anni, potrebbero essere anche di
più. Ci saranno da assorbire tutti i ritardi, le varianti in corso di
definizione e da risolvere un po’ dei guai insiti nel progetto: ad
esempio, tutti sanno che l’F35B a decollo corto-atterraggio verticale
-quello fatt’apposta per la Cavour per intenderci- ha fortissimi
problemi proprio… nell’atterraggio verticale! Beh, se si discutesse però
su una cifra così enorme per i fautori del programma sarebbe come
mettere la testa sul patibolo. E poi la Cavour o i nuovi obici per
l’Esercito (non sono quelli finiti di consegnare due anni fa, sono
quelli ancora a livello di prototipo e già indispensabili), le fregate
Fremm, i sommergibili e addirittura le cannoniere volanti che
favoleggiano all’Aeronautica sono aggeggi inutili, fuori dalla nostra
portata e assolutamente ingestibili se – a fronte dell’acquisto – non
c’è una seria politica di investimento e manutenzione. Cattedrali che
invece di sorgere nel deserto, stazionano nei porti o nelle fortezze. Ma
è la stessa mentalità delle Maserati blindate, prima comprate ed ora
ufficialmente in vendita: una vergogna per cancellarne un’altra. E’ la
stessa mentalità del precedente sottosegretario che si vantava di aver
chiesto una utilitaria (però della Mercedes) come auto di servizio, ma
che poi faceva su è giù per il paese con il 31° stormo. Si, quello dei
voli di Stato, l’aerotaxi delle prostitute e degli chansonnier, ma che
anche prima del governo Berlusconi portava i ministri con familiari e
amici a vedere il gran premio di Formula 1 e come direbbe Giorgio Gaber:
“…eccetera, eccetera, eccetera”.
Le vendite immobiliari. La
vendita dei “gioielli” è un’altra fantasia che ogni tanto si propone,
tutte le volte si fanno i nomi di questa o quella caserma o
istallazione, come se il mercato immobiliare fosse pronto a comprare tutto
e a qualsiasi prezzo. Ma la bolla -semmai c’è stata- è già più che
scoppiata e non ci sono schiere di Paperoni con il borsellino in mano
per prendersi un immobile, bello di sicuro, ma congelato da vincoli e
servitù. La vendita si risolverebbe nella solita
cartolarizzazione-truffa o nel tentativo di vendere ad altri Enti,
Università e Comuni, comportandosi ancora una volta come se i soldi non
uscissero dalle stesse tasche.
L’alternativa. Da tempo la società
civile più attenta -quella che cerca di decifrare un po’ le criptiche
commistioni tra politici, militari e imprenditori armieri- ha la
situazione ben chiara: è tutto un gigantesco carrozzone pieno di gente
che vive alla giornata, tira a campare tipo “io speriamo che me la
cavo”. A far la guerra ci mandano altri, possibilmente facendo in modo
che costino poco, per spartirsi quel che resta. Da una parte -i vertici
militari e i politici- si fa finta di avere assoluto bisogno di uomini e
mezzi, dall’altra – l’industria – fa di tutto per alimentare il
bisogno. Nel mezzo invece, stanno tutte le soluzioni: non abbiamo
bisogno né di 190.000 né di 100.000 militari, ma se proprio dobbiamo
onorare la nostra permanenza nelle organizzazioni internazionali di
difesa come la Nato, a venti e passa anni da crollo del muro di Berlino
-e anche questo è tutto da discutere- la metà sono anche troppi. Non
abbiamo bisogno di portaerei e di bombardieri nucleari come l’F-35, come
non abbiamo bisogno di niente che ricordi anche solo lontanamente, la
Guerra Fredda. Da oltre vent’anni nel mondo si combattono solo guerre
asimmetriche, dove la portaerei, il bombardiere nucleare ecc. sono
d’impaccio. E’ paradossale: certi dinosauri, impacciano le guerre e chi
le porta avanti ed impacciano con la loro inutile presenza tutti i
tentativi di individuare altre vie per la risoluzione dei conflitti. Un
F-35 – abbiamo detto – non costerà meno di 200 milioni di Euro, ne
vogliono 131, forse 110, al limite 100… quanta “pace” si farebbe con
tutti quei soldi spendendoli in benessere per il mondo? Riducendo sì
l’asimmetria, ma non quella bellica, quella… sociale?
Fonte.
Ottimo esempio di giornalismo critico.
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