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26/02/2012

Diario dei bidoni: tra ira, tuoni e ruggiti emergono pesanti responsabilità


Manif_18_feb_b3Dunque i bidoni sono stati localizzati e si è accertato che sono aperti. Ne aveva dato notizia il sito dell’ARPAT, che poi, dando prova della consueta affidabilità, aveva fatto marcia indietro e alla fine invece ha confermato. Non è certo sorprendente, dato che a 450 metri di profondità c’è una pressione quasi 50 chilogrammi per centimetro quadrato e già si sapeva che non potevano resistere all’infinito.
Anche per questo era importante agire subito, e i due mesi che sono passati tra l’incidente e l’inizio delle ricerche (tra l’altro i bidoni sono stati individuati praticamente alla prima uscita sul posto della nave Minerva Uno) possono aver avuto conseguenze catastrofiche. Di chi sono le responsabilità del ritardo delle operazioni di recupero?

60+50=198
Intanto si continua a fare confusione persino sul numero dei bidoni. Qualche giorno fa la capitaneria aveva parlato, chissà perché, di 112 bidoni, e il comandante della Minerva Uno aveva invece confermato che i bidoni sono 198, sottraendo dal numero riportato sulle schede di carico (224) quelli che sono rimasti a bordo del Venezia (26). Ma anche sul sito del Tirreno era comparso uno strano calcolo per cui essendo stati individuati 60 bidoni “ne mancherebbero ancora 50”. Ogni tanto quindi spunta questa strana cifra di 110 o 112 bidoni e non vorremmo che alla fine alla Grimaldi si facesse lo “sconto” di un’ottantina di bidoni. Forse siamo un po’ troppo dietrologi ma meglio tenere gli occhi aperti.

Ma la Minerva Uno è affidabile?
A proposito della Minerva Uno, nessuno sembra notare che la nave appartiene ad un’azienda privata (che si chiama SO.PRO.MAR), che è stata noleggiata dalla Castalia (che è un consorzio di armatori) e lavora per la Grimaldi. Non è la nave di Greenpeace e al comando non c’è Jacques Cousteau. Non è un soggetto imparziale ma sta lavorando per i responsabili del disastro. Quindi sarà bene che gli enti pubblici competenti e i comitati popolari controllino attentamente che le ricerche vengano fatte a regola d’arte e non nella forma più conveniente per chi le paga. E anche i dati che la Minerva Uno comunica non è detto che siano oro colato.

Il sindaco “tuona”
Manif_18_feb_004Dopo la figura barbina della bugia secondo cui non era stato avvertito subito del disastro, smascherata dai fax della Capitaneria, il sindaco Cosimi si era defilato, come se la questione bidoni non fosse affar suo.
Dopo un totale silenzio di un paio di settimane, forse più, è tornato in questi giorni a esternare sulla stampa locale, dichiarandosi “scocciato” da questa vicenda. “Scocciato” non è la parola giusta: avendo omesso di· emanare il divieto di pesca per ragioni di sicurezza (la competenza è sua) se si accertasse che il mare è inquinato già da tempo, e che il pesce è contaminato, ci sarebbero gli estremi di qualche procedimento giudiziario. Già le bugie di cui sopra renderebbero le dimissioni un atto dovuto. Figuriamoci se emergesse questo tipo di responsabilità.

L’assessore è “irato”
L’inconsistenza della Giunta comunale è stata così assoluta che sindaco e assessori non li invitavano nemmeno più ai tavoli tecnici, e solo per gentile intercessione della Regione si sono ricordati che a Livorno ci sono anche un sindaco e qualche assessore. La Regione da un po’ di tempo ha praticamente commissariato il Comune, decidendo direttamente su tutto (rifiuti, porto, trasporti, sanità, ambiente...) per cui probabilmente qualcuno ha ritenuto superfluo invitare anche le istituzioni cittadine, ma stavolta a Firenze si è pensato che era meglio riesumarle, forse per non avere l’esclusiva di una sgradita “visibilità negativa”.
La stampa locale ci dice che questi mancati inviti hanno provocato addirittura l’“ira” del commissario fiorentino all’ambiente Grassi. Ma c’è poco da adirarsi. Quando si dimostra la più assoluta indifferenza per i temi ambientali, si fa l’ultrà della Confindustria e ogni giorno sui giornali si attaccano i comitati dei cittadini, poi quelli che contano ti prendono per un servo sciocco e ti trattano come tale.

Il “governatore” ruggisce
Il presidente della Regione invece “ruggisce” (ce lo riferisce il "portavoce" del PD regionale Mario Lancisi) ma invece di ruggire sarebbe stato meglio che avesse vigilato più attentamente sull’ARPAT (ente regionale) che ha effettuato le analisi sui bidoni rimasti a bordo del Venezia ad “appena” 45 giorni di distanza dall’incidente.
Un ritardo colpevolissimo, perché solo con queste analisi si è potuto accertare che le schede di carico contenevano indicazioni sbagliate sulle sostanze “perse” in mare, e che nei bidoni c’era anche il nichel, che a differenza del cobalto è solubile nell’acqua e quindi pone dei problemi ben più gravi che andavano affrontati con ben altra tempestività.
Ma si possono dichiarare sulle schede di carico sostanze diverse da quelle che si trasportano? In Italia non c’è più da stupirsi di nulla, ma a noi non sembra tanto regolare.

I pesciaioli si preoccupano
In questo clima di generale risveglio dal letargo si sono svegliati pure i pesciaioli del mercato, che tempo fa avevano negato che ci fosse qualsiasi problema e se la prendevano con “l’allarmismo dei soliti ambientalisti”. Ora si lamentano del fatto di essere stati poco informati. Probabilmente se invece di fare come gli struzzi avessero ascoltato i “partecipatori di professione” sarebbero stati informati adeguatamente, si sarebbero mossi prima e forse oggi si saprebbe con certezza se il prodotto che vendono è mangiabile o meno. Anche nel loro interesse. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Sarà per la prossima volta.

Ma c’è anche chi non si preoccupa
L’unico in città che non si preoccupa della faccenda bidoni è un tipo stravagante che scrive su un giornaletto dell’imprenditoria locale. Lo citiamo per chiudere con una nota umoristica una storia che purtroppo non lo è affatto (ricordiamo la situazione drammatica che stanno vivendo i pescatori).
Leggiamo cosa scriveva qualche giorno fa:
“Mi consentirete di chiedermi, sulla base delle leggi dell’economia, se il gioco vale la candela: ovvero se le spese che si stanno affrontando per la ricerca dei bidoni -e che si dovranno affrontare per l’eventuale recupero- sono commisurate o meno alla loro reale pericolosità· (...) Come certo saprete, la società· che aveva spedito i bidoni per lo smaltimento sostiene che non sono inquinanti per l’ambiente (...). Tutta la vicenda mi sembra ammantata di demagogia, di semplicioneria e di quel pseudo-ambientalismo da bar che già·tanto male ha fatto al Paese”.
Probabilmente ha mangiato del pesce contaminato e queste sono le prime terribili conseguenze.
Gli ricordiamo un vecchio detto degli indiani d’America, che suonava più o meno così: “Quando l'ultima fiamma sarà spenta, l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce catturato, allora capirete che non si può mangiare denaro”

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