A Ravenna è allarme diossina. I valori del cancerogeno agente tossico nel sangue di due donne incinta e di alcuni polli ruspanti viaggiano ampiamente oltre la norma. Impossibile non stupirsi di fronte ai dati che il Movimento 5 Stelle, Legambiente,
Associazione Naturista, Articolo 32 e Ravenna Viva hanno portato alla
luce già nel dicembre 2011. Ma è ancor più difficile non rimanere
sorpresi di fronte alle parole del direttore dell’Asl di Ravenna,
alla richiesta di una commissione regionale di monitoraggio dell’aria:
“La presenza di diossine negli organismi umani è una conseguenza
inevitabile per chiunque vive in aree industrializzate”.
La vicenda nasce circa un anno fa, ancora prima delle elezioni amministrative, quando il futuro consigliere M5S, Pietro Vandini,
rende pubblici alcuni test svolti su due volontarie a Savarna e Porto
Corsini. Due donne che hanno alcuni requisiti specifici come risiedere
in quelle zone da almeno cinque anni, mangiare cibo proveniente da filiera corta
e non fumatrici. I risultati sono critici e non vengono usati in modo
“strumentale” perché vanno approfonditi, proprio come spiega al
fattoquotidiano.it Vandini: “I livelli di diossina erano fino a quattro
volte oltre il limite consentito per il latte vaccino. Poi io una volta
eletto e divenuto presidente di una commissione consiliare ad hoc ho
fatto richiesta ad Arpa Emilia Romagna ed Asl di Ravenna per iniziare entro i primi di marzo 2012 una campagna di indagine seria, completa e articolata sul tema come avviene negli altri stati dell’Unione Europea”.
Passaggio non obbligato che però ha perfino spinto il sindaco Matteucci a
richiedere formalmente di inserire Ravenna in un progetto regionale
sulla qualità dell’aria e nel monitoraggio dei contaminanti. Ma al danno
si aggiunge la beffa perché il direttore dell’Asl ravennate, Paolo
Ghinassi, dichiara ai giornali: “Nelle aree industrializzate è così. Non
servono accertamenti”, e aggiunge, “Però se ci sarà la disponibilità di
Hera e Arpa anche l’Ausl sarà disponibile per sedersi a un tavolo che
partendo dalle conoscenze a disposizione elabori un monitoraggio alla
ricerca di nuovi inquinanti, prodotti dalla produzione industriale, che
potrebbero avere conseguenze sulla salute dell’uomo.
“Questa affermazione ci fa ribrezzo”, dice il consigliere regionale M5S Giovanni Favia, “E ricorda tanto quella in cui si diceva che con la Mafia dobbiamo convivere.
Nel latte materno sono stati rilevati 19,6 picogrammi per grammo di
grasso, quando la soglia oltre la quale un prodotto viene ritirato è 5”.
Come se non bastasse pochi giorni fa sono giunti i risultati su un pollo ruspante allevato a Savarna
e con un limite di 1,2 picogrammi per grammo di grasso, il volatile ha
registrato un pesante 1,9: “Le nostri analisi, pagate privatamente con i
soldi dei cittadini e delle associazioni hanno dato il 100% della
contaminazione (3 casi su 3). Mentre i 25 campioni dell’Asl non
registrano nemmeno un contaminato”, continua Vandini, “Crediamo che non
compiano le analisi corrette, analizzando i mangimi naturali non del
luogo”.
Al centro dell’emissione di sostanze cancerogene l’area tra Sant’Alberto, Savarna, Mezzana e Porto Corsini: un cerchio urbanizzato attorno al famigerato inceneritore Hera,
situato sulla statale Romea che produrrebbe diossine provenienti dalla
combustione in presenza di cloro. Anche se Arpa non ha mai rilevato
particolari criticità e la multiutility ha bollato le analisi dei
grillini come “prive di scientificità”.
La richiesta del M5S e delle associazioni ambientaliste e sanitarie
sorte attorno all’esperimento che si sta facendo via via più concreto è
quella dell’attuazione di un biomonitoraggio del latte materno per mappare le zone più inquinate nonché la ratifica della convenzione di Stoccolma sottoscritta
nel 2001 ed entrata in vigore nel 2004 che prevedeva il divieto di
produzione e d’immissione nell’ambiente di inquinanti tossici e
persistenti come le diossine. Anche se attualmente sono 151 gli Stati
che l’hanno sottoscritta e ratificata, ma l’Italia è l’unico tra i paesi
europei ad averla sottoscritta nel 2001 ma a non averla ancora
ratificata, ovvero tradotta in legge.
“Sono pessimista rispetto all’evoluzione in senso
pratico del problema perché conosco chi amministra da 40 anni Ravenna. E
non dimentichiamoci che è altamente probabile che ci saranno problemi respiratori, tumori e patologie cancerogene per le generazioni future”, chiosa Vandini, “visto che abbiamo registrato valori vicinissimi a quelli dell’Ilva di Taranto”.
Fonte.
La salute vien vivendo...
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