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14/02/2012

F-35, oggi la decisione del governo Monti

Questa mattina il ministro della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola, illustra in Consiglio dei ministri i provvedimenti di risparmio riguardanti il suo dicastero. Gli occhi di tutti sono puntati sull’acquisto di centotrentuno cacciabombardieri F-35 ‘Joint Strike Fighter’, per il quale ci si aspetta una “rimodulazione”.
Circolano voci di una riduzione a cento velivoli, che, a spanne, dovrebbe comportare un risparmio di almeno 3 miliardi di euro sui 15 totali del programma. E online ha chiesto ieri a Fabrizio Ravoni, portavoce di Di Paola, se tali numeri sull’entità del taglio fossero rispondenti al vero. “I numeri riguardanti i programma F-35 li dirà il ministro della Difesa in Consiglio dei ministri”. Un’implicita conferma che qualche taglio, comunque, ci sarà.
Non si tratterà, in ogni caso, di una rinuncia totale al programma come chiedono due mozioni parlamentari, una dell’Idv e una di Udc e Pd, che verranno discusse e votate stasera alla Camera, secondo una calendarizzazione (decisa dai capigruppo) così tardiva da apparire quasi opportunistica. La mozione dell’Idv “Di Stanislao, Di Pietro” è del 7 dicembre scorso. Quella Udc-Pd “Pezzotta, Sarubbi” risale addirittura a un anno e mezzo fa: 8 luglio 2010.
La mozione dei dipietristi “impegna il governo ad assumere iniziative volte a bloccare, in via definitiva, il programma per la produzione e l’acquisto dei 131 cacciabombardieri joint strike fighter e a valutare la reale possibilità di utilizzare tali risorse per il rilancio dell’economia e il sostegno all’occupazione giovanile; ad assumere iniziative volte a cancellare i finanziamenti previsti per il 2012 per la produzione dei 4 sommergibili Fremm, dei cacciabombardieri F35, delle due fregate «Orizzonte» con un risparmio previsto intorno ai 783 milioni di euro; a bloccare in via definitiva il progetto della mini naja «Vivi le Forze armate» con un risparmio immediato da destinare alle politiche sociali, con particolare riferimento alle famiglie e ai minori che vivono in condizioni di povertà”.
La mozione di Udc e Pd “impegna i governo a sospendere la partecipazione al programma di realizzazione dell’aereo Joint Strike Fighter non sottoscrivendo alcun contratto di acquisto di questi stessi velivoli”, osservando che “dal punto di vista puramente strategico è difficile comprendere quali siano le motivazioni per l’acquisto di un cacciabombardiere di quarta generazione: le nostre attuali missioni militari all’estero hanno una caratteristica prevalentemente di peacekeeping, dove fondamentale deve essere la figura umana mentre risulta totalmente inutile, oltre che contraria al nostro dettato costituzionale, la presenza di cacciabombardieri. La possibile giustificazione della deterrenza ai fini difensivi non regge in quanto occorre ricordare che stiamo già acquistando il caccia Eurofighter Efa più adatto a compiti da intercettore e di difesa da attacchi aerei”.
Al di là dell’encomiabile passaggio sull’incostituzionalità dell’uso di cacciabombardieri in missioni di pace – che dovrebbe valere a maggior ragione quando si parla di armare di bombe gli aerei schierati in Afghanistan – e della confusione tra sommergibili e fregate Fremm, leggendo le argomentazioni e i toni decisi con cui queste forze politiche chiedono la rinuncia a questo “inutile” spesa militare, viene da chiedersi: ma perché non hanno alzato la voce prima? Perché hanno aspettato proprio la sera dopo la decisione del governo, a giochi ormai chiusi?

Fonte.

Politici infami, non c'è d'aggiungere altro.

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