Un appello per riportare alla luce le "verita' nascoste"
sull'articolo 18. E' l'iniziativa, nata a Bologna, che nel giro di una
settimana ha raccolto 104 adesioni tra avvocati, ricercatori e docenti
di diverse citta' italiane (tra loro anche un ex magistrato, Sergio Mattone, presidente emerito della sezione Lavoro della Corte di Cassazione).
"In materia di licenziamenti ed articolo 18 ci sono tanti
'tuttologi' che si sentono in dovere di dire qualcosa ma troppo spesso
dicono cose non vere", spiega l'avvocato Alberto Piccinini,
promotore dell'iniziativa con la collega Antonella Gavaudan, che ha
presentato l'appello nella sede della Cgil bolognese. Oltre che dai
giuslavoristi sono arrivate altre "centinaia" di adesioni da lavoratori e
sindacalisti, ma per ora l'idea è di circoscrivere l'appello ai tecnici
del settore: i promotori stanno ancora valutando se inviare il testo al
ministro Elsa Fornero e al tavolo aperto con i sindacati.
L'obiettivo intanto e' quello di smentire "il falso luogo comune secondo cui in Italia non si puo' licenziare", continua Piccinini, ricordando che, per motivi economici e seguendo le apposite procedure, per gli imprenditori "non c'e' alcun limite o divieto" in questa direzione. Superare il "baluardo" dell'articolo 18, pero', "limiterebbe i poteri del giudice"
non certo di valutare la scelta industriale di un imprenditore, quanto
la legittimità giuridica di un licenziamento: in altre parole, di
verificare "se quanto scritto nella lettera di licenziamento corrisponde a verità",
sintetizza Piccinini. Senza questa possibilità sarebbero meno garantiti
sia il posto di lavoro in quanto tale che più in generale i diritti di
chi lo occupa, perché l'articolo 18 "fa si' che i lavoratori possano tenere la testa alta e rivendicarli".
Inoltre, pur eliminando l'articolo 18 per i soli nuovi rapporti di
lavoro, il rischio - per i firmatari dell'appello - è che questa tutela
venga tolta "anche a lavoratori di 50 anni", avverte Piccinini,
considerando i tanti costretti in questo periodo a cercare una nuova
occupazione dopo aver perso il posto: si ritroverebbero "come in un rapporto di lavoro in prova, durante il quale sei sottoposto ai peggiori ricatti". Da Bologna, dunque, si vuole "lanciare un allarme sulla colossale mistificazione"
in atto in materia di articolo 18, aggiunge il segretario della Cgil
bolognese, Danilo Gruppi. Due, per Gruppi, le categorie protagoniste di
questa operazione: i "furbi" che vorrebbero far tornare il mercato del
lavoro "al Medioevo" e poi gli "stupidi" che si accodano,
dicendo ad esempio che bisogna superare certi "tabù" (riferimento
velato, ma non troppo, all'ex segretario del Pd, Walter Veltroni). "Veniamo da 20 anni di precarizzazione" e questo non ha fatto aumentare l'occupazione, ricorda Gruppi: al contrario, "stanno
dilagando i licenziamenti per motivi economici a dimostrazione del
fatto che non c'è alcun bisogno di aumentare la liberta' di iniziativa
unilaterale delle imprese".
Solo a Bologna e solo prendendo in considerazione i licenziamenti di
oltre cinque persone nelle aziende con più di 15 dipendenti, tra
mobilita' e disoccupazione, secondo la Cgil nel 2011 sono almeno 2.000 i lavoratori che hanno perso il posto per motivi economici.
Con la sensazione che le imprese ne approfittino "per fare un po' di
pulizia pasquale - aggiunge Gruppi - liberandosi di chi da' più
fastidio".
Altra "grossa bugia" da sfatare è che le tutele previste dall'articolo 18 rappresentino "una mosca bianca" tutta italiana, sottolinea Gavaudan, ricordando che strumenti paragonabili sono vigenti "in tutta Europa". Anzi, parlando di tutele in uscita dal lavoro "la media europea è più alta", aggiunge Piccinini. A tutto questo si aggiunge "l'altra baggianata del ministro Fornero", incalza Gruppi, sul superamento della cassa integrazione straordinaria: significherebbe che "decine di migliaia di persone passerebbero automaticamente dalla cigs alla disoccupazione", avverte il segretario della Cgil bolognese.
Tornando all'articolo 18, Piccinini ricorda che in realtà sono pochi
i casi in cui si arriva realmente ad un rientro sul posto di lavoro
dopo il licenziamento: nel 2010, anno di picco, l'esperienza del legale
bolognese parla di una decina di casi.
Fonte.
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