Parlare dei Morbid Angel è parlare del death metal.
Alfiera di
questo movimento e formatasi a metà degli anni '80, la band capitanata
da Trey Azagthoth già nel 1986 assume il ruolo di leader del movimento
prima floridiano poi mondiale qrazie al leggendario demo "Abominations
of Desolation", poi pubblicato su cd nel 1991 dalla Earache che lo ha
reso noto al grande pubblico, che domina il circuito underground del
tape trading per diversi mesi, grazie all'innovazione portata dalla band
nei canoni ancora primordiali di questo genere musicale e grazie alla
produzione rozza ma efficace di un certo David Vincent che qualche mese
dopo diverrà il bassista cantante del gruppo, che vede ancora tra le
proprie fila Mike Browning dietro le pelli, futuro batterista dei
seminali Nocturnus.
Dopo il vero debutto discografico avvenuto
con "Altars of Madness", i Morbid Angel nel Febbraio 1991 si recano nel
tempio del death, ovvero i Morrisound Studios di Tampa, e con l'aiuto
del produttore Tom Morris danno alla luce uno dei dischi più oscuri,
malati ed estremi fino a quel momento mai concepiti, decisamente molto
più pesante e contorto rispetto al più lineare debutto.
Dopo
essere rimasti abbagliati dallo splendore della copertina, raffigurante
il dipinto J. Delville, "Les tresors de Satan", un'apocalittica intro fa
da apertura ad un fiume di malignità vomitato in maniera esemplare da
un mai troppo compianto David Vincent, in precedenza compagno proprio di
Sandoval nel seminale "World Downfall" dei Terrorizer di Oscar Garcia e
successivamentei impazzito a causa della propria debolezza e della
moglie e confluito nei penosi Genitorturers, perfetto screamer e
carismatico frontman che i Morbid Angel non hanno potuto rimpiazzare in
maniera adeguata con il pur bravo Steve Tucker. In questo album il
songwriting di Azagthoth è al suo vertice assoluto e si miscela a
perfezione in una perfetta alchimia che vede i quattro membri esaltarsi
l'un l'altro, grazie anche alla immane preparazione tecnica e potenza di
Pete Sandoval alla batteria e al gusto di Richard Brunelle, unica anima
melodica della band che infatti con la sua dipartita perderà un po'
(per non dire totalmente) quelle atmosfere melanconiche ed oniriche che
contribuivano in maniera decisiva a ricreare un feeling oscuro e
malevolo.
In questo album possiamo trovare letteralmente di
tutto, pezzi cadenzatissimi e catacombali, sfuriate grind, blast beats a
ripetizioni, dolcissime e romantiche strumentali, up tempos, assoli
lancinanti oppure fulminei ed il tutto amalgamato in maniera
semplicemente perfetta, insomma i Morbid Angel in "Blessed Are the Sick"
riescono a fare quello che quasi nessuno è più riuscito a ripetere in
futuro...nemmeno loro.
In mezzo a tanto infernale abisso, emerge
l'autentica poesia di "Desolate Ways", l'unico brano firmato interamente
da Richard Brunelle che a parere di chi scrive è sicuramente l'arpeggio
più amaro, triste ed intenso che sia mai stato scritto e che, ironia
della sorte, racchiude dentro di sè tutto lo spirito e l'essenza di
"Blessed Are the Sick", le cui sensazioni ed emozioni, così violente ed
efferate, vengono paradossalmente esternate tramite un brano così mite
ed inquietante.
De gustibus non disputandum est, ma è innegabile
che "Blessed Are the Sick" sia senza dubbio il lavoro più oscuro,
introverso e fondamentale sia per la carriera dei Morbid Angel sia per
il panorama death metal mondiale.
Fonte.
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