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16/02/2012

Svendita greca

Mercoledì 15 febbraio doveva riunirsi l’Eurogruppo per decidere il programma di riduzione del debito greco con la partecipazione volontaria dei privati (Psi+) e il prestito di cui la Grecia ha bisogno entro il 20 marzo. Tuttavia, l’Europa della moneta unica ha perso la pazienza da tempo e il voto di domenica, con il quale il Parlamento di Atene ha accolto il pacchetto di austerità necessario a ricevere i 130 miliardi, non ha placato timori e sospetti europei.

Il Ministro delle finanze del Lussemburgo, Luc Frieden, ha dichiarato che, se la Grecia non rispetterà tutte le condizioni poste dalla troika (Fmi, Bce e Commissione europea) uscirà dalla zona euro e ha aggiunto che i mercati europei sono preparati e corazzati per un’eventualità del genere.

La Cancelliere Angela Merkel ha affermato che non ci saranno cambiamenti nel programma greco,  rispondendo così a quanti suggeriscono meno austerità.

Il quotidiano tedesco Handelsblatt sostiene che è probabile che, infine, non sia raggiungibile il traguardo di una riduzione del debito greco pari a 100 miliardi, come previsto nel Psi+, poiché alcuni detentori di titoli di Stato potrebbero non accettare di sottoporsi, volontariamente, a una perdita del 70 per cento circa. Questo costringerebbe il governo greco ad attivare le clausole di azione collettiva, al fine di garantire un alto tasso di partecipazione al programma di scambio. Ma c’è un rischio: l’attivazione dei credit default swap che, a loro volta, innescherebbero dinamiche tali da portare la Grecia a un soffio dalla bancarotta disordinata.

Il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, intervistato dal canale televisivo Zdf, ha parlato di quello greco come di un caso per il quale molto deve essere ancora fatto, aggiungendo di comprendere le difficoltà ma il Paese ellenico ha vissuto per molti anni al di sopra delle possibilità, per aggiungere: “tant’è che il Paese è ancora molto costoso”.

Fatto assolutamente vero per gli stipendi e pensioni medi greci ma anche per i grandi investitori che, col nuovo memorandum e le privatizzazioni che questo ‘ordina’ al governo, potranno contare sulle grandi occasioni delle svendite.

Il Consiglio dei Ministri oggi ha dato il via libera al ministro delle Finanze per attuare l’iter  necessario alla cessione dell’acqua di Salonicco e Atene, del Casinò della capitale, dei porti del Pireo, di Salonicco e periferici, delle poste, degli aeroporti di provincia, delle autostrade, dell’energia elettrica e, infine, dei giacimenti di gas a Kavala.

In un clima del genere, non desta molta sorpresa che l’Eurogruppo di domani si sia ridotto a una teleconferenza e l’incontro fisico dei ministri delle finanze sia stato posticipato a lunedì, 20 febbraio.

Colpa della Grecia? Certo, quando le condizioni poste dai vertici europei sembrano slittare sempre in grado ascendente. All’accordo con la troika mancava la definizione del modo concreto per cui le pensioni saranno ridotte di 300 milioni. Stamane, i dettagli relativi sono stati definiti e il Consiglio dei ministri tenutosi nel pomeriggio ha deciso che 200 milioni saranno tagliati alle pensioni integrative e 100 alle principali.

Sennonché, mancano al programma di tagli del 2012 altri 325 milioni che, stando al portavoce del Governo Pantelìs Kapsìs, deriveranno dalla diminuzione delle spese ministeriali.

Un punto, però, rimane aperto. Come era già successo a novembre 2011, i vertici dell’Ue e del Fmi, chiedono che i capigruppo della coalizione governativa inviino lettere d’impegno da loro sottoscritte e firmate, circa il rispetto di tutti i patti e accordi presi, indipendentemente dall’esito delle prossime elezioni. Di queste lettere non si sa ancora nulla ed è probabile che nei prossimi giorni si assista al dramma mediatico del leader del centro – destra di Nea Dimocratia che, dopo aver votato a favore delle misure d’austerità e pur mantenendo il proprio sostegno all’esecutivo di Loukàs Papadimos, lamenti l’offesa alla dignità nazionale.

Il tempo è già finito e chi governa la Grecia farà, seppur riottoso e sofferente, per finta o per vero, quello che gli viene ordinato di fare: entro il 15 marzo decideranno del prestito alla Grecia i Parlamenti di molti Paesi dell’euro e l’Eurogruppo dovrà aver deciso il destino del Psi+ e dell’aiuto economico. Solo dopo 5 giorni dopo scadranno titoli del valore di 14,5 miliardi che le casse dello Stato ellenico non hanno.

Il Primo Ministro Papadimos, così come i vertici istituzionali dell’eurozona parlano, ormai ossessivamente, del pericolo che il Paese fuoriesca dalla moneta unica o addirittura dall’Ue, tacendo dell’impossibilità giuridica di eventualità del genere. La deputata del centro – sinistra, ora indipendente, Louka Katseli, durante la discussione precedente la votazione delle misure d’austerità, ha presentato un documento redatto dalla Bce nel 2009, il quale afferma come non sia previsto in nessun trattato che un paese membro dell’euro possa esserne espulso. Ogni affermazione del contrario ha il sapore del ricatto e c’è da chiedersi perché, per due anni, il Governo greco continui a rinunciare a trattare nella sostanza della sua identità e appartenenza europee.

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