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29/02/2012

Crisi economica miccia per l’antagonismo e rischio infiltrazioni mafiose nel nord Italia

L’area anarco-insurrezionalisti, ma anche gli interessi della criminalità organizzata legati alla crisi economica. E ancora il terrorismo islamico, e il rischio della diffusioni di armi in arrivo dalla Libia dopo la caduta del regime di Gheddafi. Questi i punti principali toccati dalla relazione dei Servizi segreti italiani arrivata oggi in Parlamento.

La crisi economica, dunque. Ritenuta dal movimento antagonista una “favorevole opportunità” per “radicalizzare il disagio sociale”. Ma la congiuntura appare anche “destinata ad accrescere i margini di infiltrazione criminale nel tessuto produttivo e imprenditoriale”. Sul fronte delle cosche il Copasir avverte che ”i sodalizi mafiosi sono intenzionati a proiettare le loro attività criminali verso le regioni più ricche del centro nord’’ ed è “prevedibile” che “incrementino la ricerca di contatti e mediazioni per l’inserimento di propri referenti nei circuiti decisionali territoriali”. In particolare “i gruppi ‘ndranghetisti appaiono determinati a intensificare l’esercizio di pressioni collusive e corruttive volte a condizionare le strutture amministrative di governo del territorio non solo nella regione di origine, ma soprattutto in quelle di proiezione del centro-nord, al fine di inserirsi negli appalti e subappalti relativi alle più importanti opere pubbliche, specie quelle stradali, autostradali, ferroviarie e portuali”. Riguardo, invece, alla camorra, il cartello casalese “ha sviluppato cospicui interessi economici” specie “in Emilia Romagna, Lazio, Umbria e Abruzzo”.

Inoltre resta alto il rischio per un’emulazione nei confronti delle Brigate rosse. Non è escluso, infatti, che reduci delle Br o soggetti comunque attratti dalla lotta armata “tentino di aggregarsi per eseguire e rivendicare attacchi, anche se non di elevato spessore, contro simboli del potere costituito”. I nostri servizi segreti definiscono l’esperienza brigatista in una “fase critica” poiché i suoi seguaci sono “numericamente esigui, frammentati e marginali”. Ma ciò non significa che la minaccia sia scomparsa. La crisi economica viene infatti vista in quegli ambienti come “sintomo dell’ineludibile declino del capitalismo”: per gli irriducibili e gli emuli delle Br, dunque, ci sono le “condizioni favorevoli” per alimentare lo scontro tra borghesia e proletariato. Ed infatti proprio dagli irriducibili chiusi nelle carceri, scrivono gli 007, sono arrivate “indicazioni” a chi è fuori di “orientare in una prospettiva di classe” i conflitti sociali. “Sembra dunque emergere la possibilità che i circuiti in questione – affermano i servizi segreti – intensifichino gli sforzi nei confronti delle nuove leve, sensibili alla lotta radicale, per favorirne la maturazione politica” ma anche per attirarle verso “progetti eversivi di lungo periodo”. In questo quadro si collocano i possibili nuovi attacchi. Che avrebbero un duplice obiettivo: “Mantenere alta la tensione e verificare la risposta delle altre componenti interessate a intraprendere la lotta armata”.

Resta alto anche l’allarme per la diffusione di armi provenienti dalla Libia. Gli sviluppi del processo di transizione “restano legati alla capacità rappresentativa e unificante del Cnt, in un’ottica di ricomposizione delle diverse istanze che, qualora disattese, potrebbero innescare spinte fortemente destabilizzanti, anche in considerazione della gran quantità di armi detenute dalla popolazione”. E al di là della valenza aggregante delle motivazioni anti-Gheddafi, segnala l’intelligence, “le dinamiche del fronte insorgente hanno palesato differenze tra le diverse realtà tribali e regionali (Tripolitania, Cirenaica e Fezzan) nonchè tra le componenti laiche ed islamiche”. In questo quadro, sottolinea la Relazione, “il supporto internazionale alle costituende istituzioni libiche, specie in termini di aiuti economici e di cooperazione allo sviluppo, appare ancora rappresentare un fattore imprescindibile per la stabilizzazione del Paese”.

Sempre alto resta il rischio del terrorismo islamico. I servizi segreti sottolineano che le alluvioni in Liguria e in Toscana di fine ottobre sono state commentate “con esultanza” sul web. La minaccia principale resta legata all’iniziativa estemporanea di terroristi solitari ed è “indicativo” che in un appello a colpire facili bersagli “siano stati citati come esempi i due noti episodi occorsi al Sommo Pontefice e all’ex premier Berlusconi”. Nella relazione, però, non si cita quali siano i due “noti episodi” in questione, anche se si ritiene che possa trattarsi del ferimento di Berlusconi in seguito al lancio della statuetta a Milano e allo spintonamento di Benedetto XVI da parte di una donna a San Pietro.

L’Italia, si legge nella Relazione dei Servizi, “continua a essere oggetto di sentimenti ostili da parte di estremisti islamici e perciò resta un potenziale target di progettualità offensive di matrice jihadista”. I “sentimenti ostili”, continua la relazione, sono legati alla partecipazione dell’Italia alle missioni militari in aree di crisi, al suo “ininterrotto impegno contro il terrorismo e, in generale” a “motivi ideologico-religiosi”. “L’incognita più insidiosa – aggiungono i Servizi – resta connessa” alla “imprevedibile iniziativa di terroristi solitari, free lance, suggestionati dai menzionati appelli al jihad individuale”. Al riguardo appare “indicativo che uno dei personaggi di maggiore rilievo della campagna mediatica di Al Qaida, il convertito americano Adam Gadahn, nel sollecitare i musulmani a colpire personalità pubbliche, considerate facili bersagli, abbia citato come esempi i due noti episodi occorsi al Sommo Pontefice e all’ex presidente del Consiglio Berlusconi”. La relazione ricorda comunque che nel 2011 non si sono registrate “minacce dirette contro il nostro Paese” e che l’onda lunga della Primavera araba, per l’Italia “non ha determinato, fino ad oggi, significative ripercussioni sotto il profilo della minaccia terroristica”. Un fattore di minaccia, però, “è legato all’eventuale rafforzamento di formazioni islamiste anti occidentali (alcune delle quali accusano l’Italia di aver agito contro il popolo libico fin dai tempi della colonizzazione) o filo qaidisti. Al riguardo, infatti, si ricorda che il nostro Paese è stato espressamente richiamato in un videomessaggio del 13 settembre nel quale, tra l’altro, il leader di al Qaida Al Zawahiri ha incitato i libici a non dimenticare “l’Italia e i suoi crimini nel vostro Paese, contro i vostri padri”.

Fonte.

Fervono i preparativi per la realizzazione dello Stato di polizia (?)

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