L’area anarco-insurrezionalisti, ma anche gli interessi della
criminalità organizzata legati alla crisi economica. E ancora il
terrorismo islamico, e il rischio della diffusioni di armi in arrivo
dalla Libia dopo la caduta del regime di Gheddafi. Questi i punti principali toccati dalla relazione dei Servizi segreti italiani arrivata oggi in Parlamento.
La crisi economica, dunque. Ritenuta dal movimento antagonista una
“favorevole opportunità” per “radicalizzare il disagio sociale”. Ma la
congiuntura appare anche “destinata ad accrescere i margini di
infiltrazione criminale nel tessuto produttivo e imprenditoriale”. Sul
fronte delle cosche il Copasir avverte che ”i sodalizi mafiosi sono
intenzionati a proiettare le loro attività criminali verso le regioni
più ricche del centro nord’’ ed è “prevedibile” che “incrementino la
ricerca di contatti e mediazioni per l’inserimento di propri referenti
nei circuiti decisionali territoriali”. In particolare “i gruppi
‘ndranghetisti appaiono determinati a intensificare l’esercizio di
pressioni collusive e corruttive volte a condizionare le strutture
amministrative di governo del territorio non solo nella regione di
origine, ma soprattutto in quelle di proiezione del centro-nord, al fine
di inserirsi negli appalti e subappalti relativi alle più importanti
opere pubbliche, specie quelle stradali, autostradali, ferroviarie e
portuali”. Riguardo, invece, alla camorra, il cartello casalese “ha
sviluppato cospicui interessi economici” specie “in Emilia Romagna,
Lazio, Umbria e Abruzzo”.
Inoltre resta alto il rischio per un’emulazione nei confronti delle
Brigate rosse. Non è escluso, infatti, che reduci delle Br o soggetti
comunque attratti dalla lotta armata “tentino di aggregarsi per eseguire
e rivendicare attacchi, anche se non di elevato spessore, contro
simboli del potere costituito”. I nostri servizi segreti definiscono
l’esperienza brigatista in una “fase critica” poiché i suoi seguaci sono
“numericamente esigui, frammentati e marginali”. Ma ciò non significa
che la minaccia sia scomparsa. La crisi economica viene infatti vista in
quegli ambienti come “sintomo dell’ineludibile declino del
capitalismo”: per gli irriducibili e gli emuli delle Br, dunque, ci sono
le “condizioni favorevoli” per alimentare lo scontro tra borghesia e
proletariato. Ed infatti proprio dagli irriducibili chiusi nelle
carceri, scrivono gli 007, sono arrivate “indicazioni” a chi è fuori di
“orientare in una prospettiva di classe” i conflitti sociali. “Sembra
dunque emergere la possibilità che i circuiti in questione – affermano i
servizi segreti – intensifichino gli sforzi nei confronti delle nuove
leve, sensibili alla lotta radicale, per favorirne la maturazione
politica” ma anche per attirarle verso “progetti eversivi di lungo
periodo”. In questo quadro si collocano i possibili nuovi attacchi. Che
avrebbero un duplice obiettivo: “Mantenere alta la tensione e verificare
la risposta delle altre componenti interessate a intraprendere la lotta
armata”.
Resta alto anche l’allarme per la diffusione di armi provenienti dalla
Libia. Gli sviluppi del processo di transizione “restano legati alla
capacità rappresentativa e unificante del Cnt, in un’ottica di
ricomposizione delle diverse istanze che, qualora disattese, potrebbero
innescare spinte fortemente destabilizzanti, anche in considerazione
della gran quantità di armi detenute dalla popolazione”. E al di là
della valenza aggregante delle motivazioni anti-Gheddafi, segnala
l’intelligence, “le dinamiche del fronte insorgente hanno palesato
differenze tra le diverse realtà tribali e regionali (Tripolitania,
Cirenaica e Fezzan) nonchè tra le componenti laiche ed islamiche”. In
questo quadro, sottolinea la Relazione, “il supporto internazionale alle
costituende istituzioni libiche, specie in termini di aiuti economici e
di cooperazione allo sviluppo, appare ancora rappresentare un fattore
imprescindibile per la stabilizzazione del Paese”.
Sempre alto resta il rischio del terrorismo islamico. I servizi segreti
sottolineano che le alluvioni in Liguria e in Toscana di fine ottobre
sono state commentate “con esultanza” sul web. La minaccia principale
resta legata all’iniziativa estemporanea di terroristi solitari ed è
“indicativo” che in un appello a colpire facili bersagli “siano stati
citati come esempi i due noti episodi occorsi al Sommo Pontefice e
all’ex premier Berlusconi”. Nella relazione, però, non
si cita quali siano i due “noti episodi” in questione, anche se si
ritiene che possa trattarsi del ferimento di Berlusconi in seguito al
lancio della statuetta a Milano e allo spintonamento di Benedetto XVI da parte di una donna a San Pietro.
L’Italia, si legge nella Relazione dei Servizi, “continua a essere
oggetto di sentimenti ostili da parte di estremisti islamici e perciò
resta un potenziale target di progettualità offensive di matrice
jihadista”. I “sentimenti ostili”, continua la relazione, sono legati
alla partecipazione dell’Italia alle missioni militari in aree di crisi,
al suo “ininterrotto impegno contro il terrorismo e, in generale” a
“motivi ideologico-religiosi”. “L’incognita più insidiosa – aggiungono i
Servizi – resta connessa” alla “imprevedibile iniziativa di terroristi
solitari, free lance, suggestionati dai menzionati appelli al jihad
individuale”. Al riguardo appare “indicativo che uno dei personaggi di
maggiore rilievo della campagna mediatica di Al Qaida, il convertito
americano Adam Gadahn, nel sollecitare i musulmani a colpire personalità
pubbliche, considerate facili bersagli, abbia citato come esempi i due
noti episodi occorsi al Sommo Pontefice e all’ex presidente del
Consiglio Berlusconi”. La relazione ricorda comunque che nel 2011 non
si sono registrate “minacce dirette contro il nostro Paese” e che l’onda
lunga della Primavera araba, per l’Italia “non ha determinato, fino ad
oggi, significative ripercussioni sotto il profilo della minaccia
terroristica”. Un fattore di minaccia, però, “è legato all’eventuale
rafforzamento di formazioni islamiste anti occidentali (alcune delle
quali accusano l’Italia di aver agito contro il popolo libico fin dai
tempi della colonizzazione) o filo qaidisti. Al riguardo, infatti, si
ricorda che il nostro Paese è stato espressamente richiamato in un
videomessaggio del 13 settembre nel quale, tra l’altro, il leader di al
Qaida Al Zawahiri ha incitato i libici a non dimenticare “l’Italia e i
suoi crimini nel vostro Paese, contro i vostri padri”.
Fonte.
Fervono i preparativi per la realizzazione dello Stato di polizia (?)
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