Nel Meridione italiano oltre mezzo milione di donne sfugge alle
statistiche della disoccupazione ufficiale, così da portare il tasso di
disoccupazione corretto nel 2010 al 30,6 percento. A queste vanno
aggiunte 575mila persone disponibili a lavorare ma non in cerca di
lavoro. Mentre le poche assunte regolarmente (tra le giovani meno di una
su quattro) hanno uno stipendio inferiore di oltre il 30 percento
rispetto a un uomo del Centro-Nord.
I
dati di una ricerca condotta dallo Svimez (Associazione per lo sviluppo
dell’industria nel Mezzogiorno) rivelano in maniera preoccupante come,
in due anni, in Italia, dal 2008 al 2010, oltre centomila donne hanno
perso il posto di lavoro. Il Mezzogiorno è un caso unico: il tasso di
occupazione femminile raggiunge appena il 30,4 percento, rispetto al
54,8 percento del Centro-Nord. Un divario dal resto d’Europa di quasi
trenta punti (la media europea nel 2010 è 58,2 percento).
A fare
la differenza tra il tasso di disoccupazione ufficiale del 15,4 percento
e quello ‘corretto’ sono le donne che non risultano né tra gli occupati
né tra i disoccupati, ma che “’nformalmente’ si barcamenano tra
ricerche saltuarie e lavoro sommerso. In questo senso, includendo queste
categorie, il tasso di disoccupazione corretto femminile al Sud nel
2010 schizzerebbe al 30,6 percento, il doppio di quello ufficiale. In
cifre, i valori si triplicano: le 393 mila disoccupate ufficiali, unite
alle 560 mila implicite, diventano 953mila.
Discorso a parte, poi,
per le ‘scoraggiate’, disponibili a lavorare ma non in cerca di lavoro,
in base alla definizione Istat. Delle 893 mila donne italiane che si
trovano in questa condizione, per la ricerca Svimez 575 mila sono al
Sud.
Su una popolazione di donne di età compresa tra i 15 e i 64
anni al Sud solo meno di una su tre, pari al 30,5 percento, lavora
regolarmente. “Situazione ancora più critica se si considerano le donne
under 34: qui il tasso di occupazione crolla al 23,3 percento, pari a
meno di una su quattro”, si legge nel comunicato dell’istituto di
ricerca.
A complicare ulteriormente il quadro, la differenza di
stipendio. In base all’analisi Svimez, a parità di qualifica, il margine
tra donna del Sud e uomo del Centro-Nord supererebbe il 30 percento. In
valori assoluti, a fronte di uno stipendio di un maschio del
Centro-Nord di 19.149 euro, una donna del Sud porterebbe a casa solo
13.361 euro al mese.
Dallo studio dello Svimez emerge poi un altro
dato preoccupante: studiare serve a poco. Nonostante sul totale della
popolazione le ragazze del Sud diplomate siano passate dall’85,1
percento del 2000 al 94 percento del 2009 (circa un punto percentuale in
più rispetto al Centro-Nord), e le laureate siano il 18,9 percento sul
totale della popolazione tra 30 i 34 anni, quasi 7 punti in più dei
maschi (12,3 percento), pur se distante dalla performance del
Centro-Nord (27,1 percento), studiare non basta: tra le dipendenti sono
troppo poche le dirigenti (appena il 26 percento rispetto a una quota di
occupazione femminile totale del 35 percento; tra le lavoratrici
autonome, sono troppo bassi i livelli di libere professioniste e
lavoratrici in proprio, di associate in cooperativa, mentre spicca il
livello abnorme di lavoratrici co.co.co (il 65 percento del totale è
donna, contro il 55,6 nel Centro-Nord)..
Infine, il rapporto
sottolinea che il sistema di welfare familiare e informale che ancora in
molti casi è dominante nel Mezzogiorno si regge sulla donna, non
lavoratrice, costretta ad un ruolo casalingo secondo un modello sociale
tradizionale: allevare i bambini e accudire gli anziani.
Nel 2009,
la percentuale di bambini da 0 a 3 anni che hanno usufruito dei servizi
per l’infanzia (essenzialmente asili nido) è stata pari al 5 percento
al Sud, contro il 17,9 percento del Centro-Nord.
Nel 2008, in base
a elaborazioni Svimez, la spesa comunale per interventi e servizi
sociali è stata al Nord Est di 155 euro pro capite, al Sud di 52 euro,
tre volte di meno. Spicca su tutti il caso dell’assistenza ai disabili,
che vede il Nord Est con oltre 5 mila euro a testa a fronte dei 657 del
Sud.
Se vogliono trovare maggiori possibilità di impiego, le donne
sono costrette ad emigrare. Nel 2010, 55.500 donne hanno lasciato il
Sud trasferendo la residenza al Centro-Nord, pari al 48 percento del
totale emigrante.
Fonte.
Continuando a preoccuparci esclusivamente di debito e produttività la situazione non potrà che migliorare (Monti - Marcegaglia docet)!
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