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16/02/2012

Russia, la solidarietà allineata

L’assunto, arcinoto, è che alle elezioni presidenziali del 4 marzo non esiste la minima speranza che il sistema Putin possa vacillare. Se la propaganda elettorale, cominciata subito dopo le elezioni della Duma, è identica a quella del primo mandato – superare la crisi e far tornare Mosca protagonista sul palcoscenico internazionale – identico sarà anche il risultato.
Nonostante “il Paese si sia evoluto, la sua popolazione sia più istruita e pretenda di più” – diceva Putin agli inizi di febbraio – l’apparato di condizionamento e repressione, identico anche quello, ha cominciato da settimane a lavorare per garantire la vittoria a Russia Unita. Il gruppo dei giovani russi pro-Cremlino, Nashi, ha pagato infatti centinaia di migliaia di rubli per finanziare blogger, troll informatici e giornalisti al fine di creare una copertura favorevole all’attuale Primo ministro, screditando rivali politici, attivisti e opposizione.
Chi è l’opposizione? Sono quelli di Solidarnost, coalizione liberaldemocratica (etichetta sotto la quale trovano spazio formazioni disparate provenienti anche da esperienze antitetiche) che cerca una difficile unità, adottando un nome vittorioso (dal Solidarnosc polacco) per una battaglia dura da vincere. Ma chi c’è davvero ‘dietro di loro’? Come in ogni movimento nell’Est europeo, di rado la società civile si muove in forma del tutto spontanea. Attorno ai leader delle marce del 25 dicembre e del 4 febbraio si è da tempo coagulato l’interesse occidentale. In che forme?
Il più amato sembra essere l’esponente più giovane, il blogger Alexei Navalny, mente di Live Journal, assurto al rango di quasi-martire dopo i ripetuti arresti. Con un po’ di enfasi romantica, il 25 dicembre disse ai trentamila di Mosca: “Vedo abbastanza gente qui da poter prendere il Cremlino e la Casa Bianca (la residenza del presidente russo, ndr)”.
I media occidentali si sono infatuati di lui. La Bbc lo ha descritto come ‘l’unica figura prominente emersa negli ultimi cinque anni nell’opposizione russa’. Il Time statunitense lo ha chiamato l’Erin Brockovich russo’, per i suoi trascorsi da avvocato e attivista. Figura assai carismatica, educato alla Yale University, ha difeso da avvocato gli azionisti di minoranza di numerose compagnie russe. Ricevette finanziamenti e sostegno dalla Ong statunitense National Endowment for Democracy, che a sua volta – come vedremo – supporta numerose agenzie e Ong russe che tutelano i diritti umani, e non solo. Navalny ha detto che non si candiderà, poiché le elezioni saranno una farsa. Non potrà comunque farlo, dato che il termine per la registrazione è scaduto mentre era in prigione.
Gli altri uomini chiave nelle proteste anti-Putin ruotano tutti attorno a Solidarnost, creata nel dicembre 2008 da Boris Nemtsov, Vladimir Ryzhkov, Garry Kasparov e altri. Nemtsov è noto per aver ricevuto sostegno dall’oligarca Mikhail Khodorkovsky nel 1999, quando il giovane petroliere faceva lobbying alla Duma. Nel 2004 incontrò l’oligarca in esilio Berezovsky e altri dissidenti. Accusato dal Cremlino di aver ricevuto finanziamenti stranieri per il suo nuovo partito ‘Per una Russia senza impunità e corruzione’, fuggi all’estero, dove ricevette il sostegno dei senatori statunitensi McCain, Liberman e Hammer, del Consiglio nazionale per la sicurezza di Obama (secondo quanto riporta il sito di Bloomberg ‘BusinessWeek’).
L’alleato più fido di Nemtsov, Vladimir Ryzhkov, ha legami con i circoli svizzeri di Davos, e ha fondato anche una Davos siberiana. Formò un comitato per raccogliere fondi dagli oligarchi in prigione o all’estero e da organizzazioni come la Soros Foundation, con l’esplicita finalità di radunare le forze ‘democratiche’ contro Putin.
Altro fondatore di Solidarnost, Garry Kasparov è menbro del National Security Advisory Council del Center for Security Policy, una organizzazione che lavora ‘per identificare politiche, azioni, risorse e necessità’ vitali per la sicurezza americana. Nel 2009 Nemtsov e Kasparov si sono incontrati con Obama per discutere le strategie anti-putiniane. Nello stesso viaggio, Nemtsov fu invitato a parlare al New York Council on Foreign Relations, forse il più influente think-tank statunitense.
Sostegno alla coalizione anti-Putin proviene soprattutto dalla Ned (National Endowment for Democracy). La Ned finanzia un Centro stampa a Mosca, luogo di incontro di oltre 80 Ong internazionali, e decine di laboratori giovanili per ‘spingere i giovani all’attivismo politico’. Programmi che sono costati al think-tank 2 milioni 783 mila dollari nel 2010.
Ma la Ned sponsorizza anche soggetti-chiave nel monitoraggio elettorale cosiddetto ‘indipendente’, come la Golos, impegnata nei cicli elettorali dell’autunno 2010 e primavera 2011 con analisi di stampa, agitazioni politiche, attività delle commissioni elettorali e altri aspetti della legislazione nella lunga corsa alle elezioni. Nel settembre 2011, la Ned finanziò un incontro con un altra organizzazione ‘indipendente’: il Levada Center, un altro beneficiario del sostegno statunitense, che prima delle elezioni della Duma realizzò una serie di sondaggi sul tema ‘gestione della democrazia’ nell’ultima decade in Russia.

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