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15/02/2012

Altro taglio del rating in Italia. Solo un salumiere della politica come Bersani può credere in Mario Monti

Sulla capacità dei media italiani, specie di area di centrosinistra, di rappresentare gli eventi è lecito dubitare di default. Basta prendere la recente visita di Mario Monti negli Stati Uniti. Praticamente raccontata dai media italiani con la colonna sonora di "Land of Hope and Glory" di Sir Edward Elgar adattata però al nostro paese ed esibendo come trofeo la copertina di Time dedicata al presidente del consiglio.
Nelle guerre finanziarie non contano però le copertine dei settimanali generalisti, figuriamoci le lodi del tg3 (ormai un clone del tg4 per l'altra sponda), ma i commenti della stampa specializzata in materia di business. E così la Reuters, guarda caso non ripresa da Repubblica, parlava di visita americana di Monti come "operazione di stile ma non di sostanza". Bastava leggere qualche serio comunicato ufficiale dell'incontro tra Obama e Monti per capire che la visita era stata un mezzo fiasco. Monti aveva chiesto l'intercessione americana per un maggiore supporto del Fmi alla crisi greca, Obama aveva gentilmente e testualmente risposto che il fardello del debito continentale era destinato a gravare sulle spalle degli europei. Ma se andare a leggersi i lanci di agenzia, basati sui comunicati ufficiali, è troppo per la propaganda italiana perlomeno che si considerino le parole che lo stesso Mario Monti ha rilasciato a commento della sua visita americana: "credo di aver convito Wall Street sulla bontà dell'operato del nostro governo".
Bene, anzi molto male, passano poche decine di ore dal rientro di Monti in Italia e Moody's abbassa il rating del nostro paese. Eppure il presidente del consiglio, che è un tecnico di grande esperienza, dovrebbe sapere che tra il convincere l'entusiasta (per i nostri sacrifici) redazione di Repubblica e Wall Street differenza ne passa eccome.
Ma cosa è accaduto? Nel primo link in fondo spieghiamo intanto due fatti fondamentali per capirlo. Il primo è che la riduzione dello spread, vanto del governo Monti, è dovuta ad una politica di creazione di massa finanziaria da parte della Bce. Nel secondo registriamo, nella analisi della stampa finanziaria specializzata, che sul cielo dell'Europa si stagliano almeno tre grosse bombe finanziarie.
E' quindi evidente che il taglio del rating da parte di Moody's, che ancora una volta ignora gli auspici di Obama verso l'Europa, salta sul dato dello spread per concentrarsi su quello delle bombe finanziarie che minacciano il continente. Tanto per capirsi: nel giudizio di Moody's sull'Italia pesano la difficile situazione greca, il deteriorarsi di quella portoghese e l'emergere di un possibile dramma spagnolo. Tutto questo, in poche parole, rischia di fare effetto-sistema negativo per la sfera finanziaria e creditizia di questo paese. Quindi persino Moody's, che truccava il rating dei titoli esplosi nella bolla del 2008, riesce a dare un giudizio più sensato sul nostro paese di quanto possa darlo il PD.  Come dice Alistair Wilson, responsabile della divisione del credito europeo presso Moody's, a Londra "le autorità dei paesi hanno fatto qualche passo in avanti, ma riteniamo che non abbiano fatto ancora abbastanza per rassicurare i mercati sulla stabilità del loro percorso".  Un modo diplomatico per dire che i i nodi di fondo sono tutti sul tappeto. Mentre, nel breve periodo, la borsa italiana sconta il calo dello spread dovuto alle politiche della Bce.
Ma anche qui basta vedere un semplice grafico


per capire come sia ancora seriamente scesa la circolazione di denaro in Europa preannunciando nuovi interventi Bce e tempi non facili.
Intanto il PD si è impiccato sulla via nazionale ai sacrifici quando, nell'attuale assetto europeo, si rivelano tendenzialmente inutili. Quando Bersani appoggia, da autentico salumiere della politica italiana, convintamente Monti commette quindi un doppio errore. Fa fuggire l'elettorato a causa delle politiche antisociali benedette da Napolitano, si veda caso Genova dove alle primarie si vota pure un candidato antiMonti, ed è completamente ostaggio di una politica europea che non è neanche in grado di valorizzare i tagli operati dal governo italiano. C'è di più, la politica sa essere impietosa con gli improbabili, persino il quadro politico europeo potrebbe cambiare. Anche mettendo tra parentesi la situazione greca ad aprile ci sono le elezioni in Francia. Ci sono ottime possibilità che vinca un candidato convintamente antiMerkel. Che avvii una strada, vedremo quanto praticabile, di cambiamento rispetto alle attuali politiche europee di liberismo rigido adottate grazie all'egemonia tedesca e all'accondiscendenza di Sarkozy. Considerando che anche la Merkel è in picchiata nei sondaggi nel 2013 ci si potrebbe anche trovare in una situazione molto curiosa. Con Monti, espressione della accondiscendenza italiana a Merkel e Sarkozy, primo ministro completamente inutile nella nuova Europa. Dove Francia e Germania potrebbero aver preso una nuova direzione.
Sarebbe l'ultimo, anche in ordine di tempo, capolavoro di Bersani. Svenare un paese, e il patrimonio elettorale di un partito, per un premier perfettamente inutile al tavolo delle potenze europee.
Se non sarà così sarà qualcosa di simile, non dubitate. Dove c'è PD c'è farsa, almeno questo è garantito.

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