Nella notte di Atene in fiamme, due mostri sacri della storia greca
si sono alzati in piedi e hanno detto no al saccheggio del popolo greco
imposto dalla troika. Manolis Glezos e Mikis Theodorakis – 176 anni in
due – hanno lottato dentro e fuori dal parlamento (non solo a parole, si veda la foto sotto)
per ammonire i politici: “Il popolo si sta ribellando”. “E voi forse
non sapete cosa vuol dire una rivolta greca”, ha tuonato il novantenne
Glezos, l’eroe greco che durante l’occupazione nazista si beffò dei
tedeschi ammainando la svastica sventolante sull’Acropoli, restituendo
dignità e morale a un popolo in ginocchio. Dall’altro lato gli ha fatto
eco Theodorakis, 86 anni, che brandendo una maschera antigas ha accusato
il parlamento: “State votando la morte della Grecia. Ma abbiamo
sconfitto i nazisti, abbiamo sconfitto le dittature, sconfiggeremo anche
questo”.
Ancora
una volta la dittatura – quella finanziaria – ancora una volta la
Germania (e l’Europa). Il senso di soffocamento è manifesto: faceva una
certa impressione, domenica, vedere in televisione le immagini della
gente che applaudiva e incoraggiava le azioni degli anarchici contro la
polizia. Segno di esaurimento delle forze e della fiducia nelle
istituzioni che obbediscono solerti agli ordini di Bruxelles,
Francoforte e Washington. Fa altrettanto impressione vedere le immagini
di alcuni gioielli del neoclassicismo greco bruciare inesorabilmente. In
fiamme è anche la democrazia. Come definire altrimenti la punizione
inflitta dai socialisti del Pasok e dai conservatori di Nea Dimokratia
che hanno espulso dal partito rispettivamente 22 e 21 deputati che, a
voto palese, si sono rifiutati di votare il Memorandum “ammazzagrecia”?
Il
problema Grecia deve interessare tutti, quanto meno i cosiddetti paesi
periferici, deficitari nella cui lista compare anche l’Italia. I giorni
neri di Atene si susseguono senza soluzione di continuità. Non fa in
tempo a passare la notte – quando il parlamento ha votato il documento
programmatico preparato negli studi legali di Washington e Bruxelles –
che più opprimente di uno strozzino l’Europa si presenti il giorno dopo a
chiedere conto dei 325 milioni di euro, che chieda altre misure di
austerity.
Non c’è spazio neanche per qualche falsa speranza: se
Antonis Samaras – probabile candidato premier per i conservatori –
invita i suoi a turarsi il naso e a votare il memorandum “che poi ad
aprile, dopo le elezioni, si tratta sulla linea politica con l’Europa”,
arriva immediata la bacchettata di Angela Merkel: “Il programma non è
emendabile”. Come se non bastasse, sempre in nome della defunta
democrazia e sovranità nazionale, Bruxelles vuole un impegno scritto dei
leader politici in vista delle elezioni anticipate di aprile: chiunque
vinca le elezioni, dovrà portare avanti il programma di austerità. Un
altro pugno nello stomaco ai greci che ancora non hanno digerito la
cancellazione del referendum sul pacchetto di aiuti annunciato il primo
novembre del 2011 e ritirato due giorni dopo, dietro le pressioni di
Bruxelles sull’allora primo ministro George Papandreou.
Il gruppo
dei socialisti del parlamento europeo ha scritto a José Manuel Barroso
per convocare la troika davanti alla Commissione economica del
parlamento per chiedere rapporto e “giustificazioni” sull’approccio
“punitivo e ideologico” al problema della sovranità nazionale greca. La
troika, secondo i socialisti “sta sorvegliando la Grecia senza alcun
controllo democratico”.
Il giorno in cui l’Istituto di statica
comunica il tonfo del prodotto interno a – 7 per cento nell’ultimo
quadrimestre del 2011, il commissario europeo per il mercato unico
Michel Barnier con una dichiarazione che sa di beffa, invita a non
guardare solo alle stringenti misure economiche ma anche alla crescita e
alle “grandi opportunità” che la Grecia potrebbe raccogliere aprendo il
mercato del turismo.
La gente è esausta ma non ha rinunciato a
lottare. Ilias Iliopulos, segretario del sindacato dei dipendenti
pubblici Adedy, ha annunciato battaglia. “Le dimostrazioni di domenica
sono solo l’inizio”, ha detto Iliopulos. Nonostante qualcuno ha spento
la luce alla fine del tunnel, i greci terranno bene a mente le parole
pronunciate da Theodorakis domenica sera: “Abbiamo sconfitto i nazisti,
abbiamo sconfitto le dittature, sconfiggeremo anche questo”.
Fonte.
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