Il problema Grecia deve interessare tutti, quanto meno i cosiddetti paesi periferici, deficitari nella cui lista compare anche l’Italia. I giorni neri di Atene si susseguono senza soluzione di continuità. Non fa in tempo a passare la notte – quando il parlamento ha votato il documento programmatico preparato negli studi legali di Washington e Bruxelles – che più opprimente di uno strozzino l’Europa si presenti il giorno dopo a chiedere conto dei 325 milioni di euro, che chieda altre misure di austerity.
Non c’è spazio neanche per qualche falsa speranza: se Antonis Samaras – probabile candidato premier per i conservatori – invita i suoi a turarsi il naso e a votare il memorandum “che poi ad aprile, dopo le elezioni, si tratta sulla linea politica con l’Europa”, arriva immediata la bacchettata di Angela Merkel: “Il programma non è emendabile”. Come se non bastasse, sempre in nome della defunta democrazia e sovranità nazionale, Bruxelles vuole un impegno scritto dei leader politici in vista delle elezioni anticipate di aprile: chiunque vinca le elezioni, dovrà portare avanti il programma di austerità. Un altro pugno nello stomaco ai greci che ancora non hanno digerito la cancellazione del referendum sul pacchetto di aiuti annunciato il primo novembre del 2011 e ritirato due giorni dopo, dietro le pressioni di Bruxelles sull’allora primo ministro George Papandreou.
Il gruppo dei socialisti del parlamento europeo ha scritto a José Manuel Barroso per convocare la troika davanti alla Commissione economica del parlamento per chiedere rapporto e “giustificazioni” sull’approccio “punitivo e ideologico” al problema della sovranità nazionale greca. La troika, secondo i socialisti “sta sorvegliando la Grecia senza alcun controllo democratico”.
Il giorno in cui l’Istituto di statica comunica il tonfo del prodotto interno a – 7 per cento nell’ultimo quadrimestre del 2011, il commissario europeo per il mercato unico Michel Barnier con una dichiarazione che sa di beffa, invita a non guardare solo alle stringenti misure economiche ma anche alla crescita e alle “grandi opportunità” che la Grecia potrebbe raccogliere aprendo il mercato del turismo.
La gente è esausta ma non ha rinunciato a lottare. Ilias Iliopulos, segretario del sindacato dei dipendenti pubblici Adedy, ha annunciato battaglia. “Le dimostrazioni di domenica sono solo l’inizio”, ha detto Iliopulos. Nonostante qualcuno ha spento la luce alla fine del tunnel, i greci terranno bene a mente le parole pronunciate da Theodorakis domenica sera: “Abbiamo sconfitto i nazisti, abbiamo sconfitto le dittature, sconfiggeremo anche questo”.
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