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22/01/2014

Siria, al via Ginevra 2

Si è aperta stamattina a Montreux, in Svizzera, la conferenza di pace denominata Ginevra 2, che ha l'obiettivo di porre fine a quasi tre anni di guerra civile in Siria, dove sono morte oltre 120mila persone. Ma le aspettative sono piuttosto basse, mentre si spera di riuscire a trovare un accordo almeno per aprire un corridoio umanitario: centinaia di migliaia di civili si trovano sotto il fuoco incrociato delle truppe fedeli al presidente siriano Bashar al Assad e dei suoi oppositori, una frastagliata galassia di sigle tra cui gruppi jihadisti. Nelle città siriane sotto assedio si patisce la fame e le organizzazioni umanitarie non riescono a portare i soccorsi.

In pochi si aspettano che il negoziato, aperto dopo otto mesi di trattative e a cui partecipano le parti belligeranti e le potenze mondiali, porti a una soluzione in breve tempo del conflitto. La stessa preparazione dell'incontro è stata segnata da difficoltà e sospetti, con l'opposizione riunita sotto l'ombrello della Coalizione nazionale che ha aspettato fino all'ultimo per dare la sua adesione. Mentre l'Iran, principale alleato di Assad, è stato prima invitato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e poi escluso dal tavolo su pressione degli Stati Uniti e dell'opposizione siriana. Un errore, secondo Teheran che ha reagito in maniera pacata, ma ha sottolineato che "tutti sanno che senza l'Iran le possibilità di una vera soluzione in Siria non è poi così grande".

L'iniziativa di Ban Ki-moon, che oggi ha parlato ai delegati di una "sfida formidabile" da affrontare, ma con la possibilità di "un nuovo inizio" per la Siria, ha rischiato di far saltare il tavolo, ma in realtà la lista degli assenti è abbastanza lunga anche senza contare l'Iran. Prima di tutto manca una consistente fetta dell'opposizione armata, i gruppi jihadisti che non riconoscono Ginevra 2 e difficilmente accetteranno eventuali accordi. Inoltre, manca pure una parte della Coalizione nazionale siriana, cioè il Consiglio nazionale siriano, tiratosi indietro all'ultimo momento.

D'altronde i punti all'ordine del giorno sono tanti e complicati. In primis la sorte di Assad: i cosiddetti ribelli, sostenuti da Washington, da altre capitali europee e dai Paesi arabi sunniti capeggiati da Riad, vogliono una sua uscita di scena, mentre il presidente sarebbe addirittura pronto a ricandidarsi alla guida del Paese. Le sue truppe stanno riconquistando terreno sul campo di battaglia e il potere negoziale del presidente si è rafforzato nell'ultimo anno. Inoltre, l'intesa sul destino di Assad è il presupposto per discutere l'intera agenda di Ginevra 2, quindi se non si troverà un accordo su questo, difficilmente la conferenza avrà successo.

Lo stesso tema della transizione del potere è legato al destino di Assad che ha escluso la presenza dei ribelli in un possibile governo che traghetti il Paese alle elezioni. C'è invece apertura sulla possibilità di uno scambio di prigionieri. Sulla questione del cessate-il-fuoco, invece, è l'opposizione a essere scettica, poiché non ha il controllo sulle diverse fazioni di combattenti ed è chiaro che una tregua non sarebbe rispettata da chi non riconosce Ginevra 2, cioè dagli jihadisti che potrebbero approfittare di una sospensione dei combattimenti per guadagnare terreno.

Lo scenario è davvero incerto e mentre iniziano i lavori della conferenza, che nei prossimi giorni si sposterà da Montreux a Ginevra, ieri la stampa britannica e statunitense ha diffuso un rapporto, corredato di foto e filmati, sui crimini di guerra che avrebbe commesso il regime di Assad negli ultimi tre anni: circa 11mila detenuti torturati e giustiziati. Non è la prima volta che il presidente siriano è accusato di crimini contro l'umanità.

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AGGIORNAMENTO 12.40: Un inizio in salita per la conferenza di pace che punta a mettere fine al conflitto siriano. I colloqui si sono aperti con un caustico scambio tra i delegati di Assad e quelli dell'opposizione, che si confronteranno direttamente da venerdì prossimo. E anche con una piccola querelle tra il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem, e il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon che ha bacchettato il diplomatico per avere sforato i tempi del suo intervento.

Muallem, ha definito i ribelli "traditori" e "agenti" stranieri, e ha sottolineato che "nessuno al di fuori dei siriani ha il diritto di rimuovere Assad dal potere". Una posizione opposta a quella dei ribelli e dei loro sponsor, in prima fila la Casa Bianca, che invece puntano a una transizione senza Assad. il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha infatti affermato che il presidente siriano deve farsi da parte: "L'uomo che guiderà la Siria non verrà dalle torture, ma dal consenso popolare".

Il destino di Assad è il nodo centrale del negoziato, da cui dipende l'intera trattativa, ma è anche il punto su cui non c'è accordo. Il riferimento alle torture riguarda l'ultima accusa di crimini di guerra contro il presidente siriano. Ieri è stato diffuso un rapporto, commissionato dal Qatar, sostenitore dell'opposizione, al prestigioso studio legale di Londra Carter-Ruck, in cui le truppe fedeli ad Assad sono accusate di avere torturato e ucciso 11mila detenuti nelle carceri siriane tra il 2011 e il 2013. Damasco lo ha definito un rapporto "politicizzato", ma le immagini e le fotografie consegnate allo studio legale da un ex funzionario siriano fuggito all'estero, potrebbero far scattare l'accusa di crimini contro l'umanità per Assad.

Sono 45 le delegazioni presenti a Ginevra 2, ma il grande assente è l'Iran, potenza regionale alleata di Assad che è stata prima invitata e poi esclusa, all'ultimo momento, dall'incontro. Il presidente della Repubblica islamica, Hasan Rohani, ha espresso dubbi sul successo della conferenza proprio per l'assenza di Teheran. Ma anche l'opposizione ad Assad ha registrato assenze importanti.

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AGGIORNAMENTO ORE 16: Come da copione, le dichiarazioni iniziali che arrivano dalla cittadina svizzera di Montreux, dove si è aperto oggi la conferenza di pace sulla Sira denominata Ginevra 2, sono uno scambio d'accuse tra i sostenitori e gli oppositori di Assad. Nel primo giorno di colloqui, le posizioni appaiono inconciliabili e si annuncia un lungo braccio di ferro.

John Kerry ha insistito sulla necessità che Assad si faccia da parte per dare così inizio a un nuovo corso in Siria, ma dalla delegazione siriana è arrivato un secco "no". Il presidente resta al suo posto, ha detto il ministro Omran al-Zohbi, accusando chi sostiene l'opposizione di dare man forte ad al Qaeda. Il regime di Damasco sta giocando la carta del terrorismo e, ha denunciato Washington, lo fa usando una "retorica infiammatoria".

Il problema di cosa ne sarà di Assad è cruciale ed è su questo che rischiano di arenarsi gli sforzi diplomatici che hanno portato a Ginevra 2. Dalla conferenza dovrebbe uscire un accordo su un governo transitorio che traghetti il Paese verso un regime democratico, ma al momento pare difficile che la delegazione di Assad trovi l'intesa con i membri dell'opposizione che stamattina il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem, ha definito "traditori" e "agenti" stranieri".

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