Stizzita la reazione di Damasco.
L’ambasciatore siriano presso le Nazioni Unite, Bashar Jafaari, ha
definito il testo votato ieri “fazioso e politico”. La
risoluzione ha denunciato l’utilizzo delle armi chimiche e l’ampio
ricorso alla pratica della tortura nelle carceri del Paese. La
Commissione dei diritti umani ha chiesto, inoltre, la fine degli
attacchi sui civili condannando l’utilizzo delle “bombe a barile” del
regime siriano.
Il testo votato ieri evidenzia la “crescente
violazioni del diritto internazionale” a causa dei numerosi casi di
violenza sessuale, di abuso dei minori, di sparizione forzate, di
detenzioni arbitrarie e torture.
Sul banco degli imputati vi è soprattutto il
Presidente siriano Bashar al-Asad la cui repressione contro i civili ha
causato “una terribile situazione umanitaria” e “ha incoraggiato
l’estremismo e la creazione di gruppi militari”. Damasco è condannata anche per l’uso delle bombe a barile principale causa di morte tra i civili.
La Commissione ha stigmatizzato però anche le
violenze e le violazioni compiute dall’Isil (“Stato Islamico di Iraq e
del Levante), dai qadisti del Fronte an-Nusra e da alcuni gruppi sciiti e
sunniti che stanno combattendo in Siria e Iraq.
Ha quindi esortato la comunità internazionale a
prestare soccorso agli oltre sei milioni di sfollati interni siriani.
Secondo i dati forniti ieri dalla Commissione, in quasi quattro anni di
guerra civile sono morte più di 191.000 persone. 10.000 sono bambini.
Nella risoluzione si esprime “profonda
preoccupazione” per il “ricorrente abuso dei diritti umani” e per la
“frequenza allarmante” delle pene capitali in Iran. La
Commissione chiede a Teheran di proibire sia le esecuzioni pubbliche che
quelle segrete di gruppo così come denuncia quelle “eseguite senza che
venga avvisata la famiglia del detenuto o il consulente legale”. Le pene
capitali comminate nella Repubblica islamica sciita, denuncia il
rapporto votato ieri, avvengono senza “una chiara ed esplicita
definizione del crimine compiuto” violando così la legge internazionale.
L’Iran, inoltre, deve fermare anche “le punizioni inumani e
degradanti tra cui la fustigazione e le amputazioni” e devono cessare
“le continue discriminazioni contro gli arabi, azeri, curdi e i beluci”.
La Commissione ha poi deplorato “la diffusa inuguaglianza di genere e
la violenza e la discriminazione contro le donne”.
L’inviato iraniano alle Nazioni Unite, Reza Najafi, ha criticato la risoluzione che non riconosce “i segnali positivi” da quando è salito al potere nel 2013 il Presidente Hassan Rouhani. “In un periodo in cui molti paesi della regione stanno bruciando per l’estremismo, la risoluzione è controproducente” ha dichiarato Najafi.
Fonte
Chissà quando arriverà una risoluzione di condanna nei confronti dell'Arabia Saudita...
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