A quanto pare, possiamo smettere di preoccuparci per la Terza Guerra Mondiale, perché in realtà è già stata combattuta e vinta.
La cosiddetta rivoluzione Ucraina, le truppe NATO nei paesi baltici, l’ISIS adoperato come casus belli per distruggere la Siria, il trattato USA con l’Iran, il fallito golpe Turco, tutti presumibilmente parte d’una manovra NATO d’accerchiamento della Russia che ha reagito colpo su colpo, con ferocia, ma non solo militarmente, perché non sarebbe bastato.
Putin ha vinto la Terza Guerra Mondiale non con una mossa di Risiko, ma con una mossa di scacchi.
Ha preso il Re avversario.
Ha stretto un accordo con la lobby protezionista e isolazionista degli Stati Uniti in nome degli interessi comuni, e quando l’incazzatura popolare ha prevedibilmente portato alla presidenza il candidato che prometteva di fermare il massacro sociale delle classi medie (“stop the carnage”) e riportare i posti di lavoro in patria, cioè il cavallo matto sul quale astutamente aveva puntato, Putin s’è ritrovato fra i vincitori.
Non sono stati però i mitologici hacker russi, spauracchio dei teorici delle Guerre Cyberpunike, ad azzoppare la sanguinaria imperatrice Democratica, è stata la sprezzante arroganza con la quale lei stessa e tutta la sua corte politico-mediatica hanno dato per scontata la vittoria fino all’ultimo, fottendosene del voto della Rust Belt.
Si dice che la Clinton abbia avuto numericamente più voti di Trump, ma questo è vero soltanto contando New York e le grandi metropoli della California. Il voto popolare del resto del paese è andato in maggioranza a Trump, non perché l’orrido miliardario se lo meritasse davvero, ma perché ha saputo incarnare lo Zeitgeist col quale tutte le élite si ritrovano adesso a fare i conti.
Le lobby imperialiste degli Stati Uniti non s’arrenderanno facilmente, questo è ovvio, ma organizzare un Regime Change o una Rivoluzione Colorata stavolta all’interno del loro stesso paese non gli sarà così facile, e poterebbe costargliene la distruzione.
Al momento la Ruota è girata, verso il nazionalismo di stampo fascista.
Perché il Fascismo è il fail safe del Capitalismo per quando la gente s’incazza.
Assorbe la spinta rivoluzionaria per incanalarla di nuovo all’interno del sistema capitalistico, e individua un capro espiatorio, come gli immigrati, gli stranieri, contro il quale deflettere la rabbia popolare.
Promettendo il ritorno ad un’inesistente Età dell’Oro quando le Invasioni Barbariche e la Decadenza dei Costumi, cioè i diritti civili, saranno debellati.
Non a caso uno dei primi atti ufficiali del viscido vicepresidente Mike Pence è stato partecipare a una marcia antiabortista, mentre Donald Trump chiudeva le frontiere ai rifugiati.
Il vecchio trucco funzionerà di nuovo?
La Globalizzazione morente lascerà il posto a uno scontro terminale tra fascio-nazionalismi?
Possiamo smettere di preoccuparci per la Terza Guerra Mondiale, e cominciare a preoccuparci per la Quarta.
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