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06/09/2019

Mimmo Lucano e Carola Rachete, la magistratura “fiuta l’aria”

Siamo naturalmente molto contenti che a Mimmo Lucano sia stato tolto l’assurdo divieto di dimora nel comune di cui era sindaco – Riace – prima dell’altrettanto assurdo arresto. E troviamo in qualche misura divertente (la Storia sa essere molto ironica...) che ora Salvini sia indagato per diffamazione nei confronti di Carola Rackete, la comandante tedesca della Sea Watch 3, di cui non era riuscito ad ottenere l’arresto.

Troviamo indicativo che queste due cose siano accadute nello stesso giorno in cui il nuovo-mezzo vecchio governo giurava nelle mani del presidente della Repubblica (che pure aveva controfirmato entrambi i decreti sicurezza voluti da Salvini, sollevando “perplessità” che, da ex membro della Corte Costituzionale, ben sapeva riguardare rilievi palesi di assoluta incostituzionalità).

Non crediamo che la magistratura esegua pedissequamente “ordini” provenienti da una classe politica che spesso e volentieri strapazza. Anzi, in diversi casi, in questo paese, è stata direttamente la magistratura a scrivere le peggiori leggi (a partire da quelle dell’“emergenza antiterrorismo”, negli anni ‘70), portando dentro la giurisdizione “normale” procedure e sanzioni da Stato di polizia.

Sappiamo però – abbiamo una certa esperienza, purtroppo – che buona parte dei magistrati “fiuta l’aria” e reagisce di conseguenza. In questo caso con una rapidità tale da lasciar spazio anche al sospetto opposto (dare un assist alla propaganda di destra).

Il che costringe a misurare quanto la breve stagione del “Truce” elevato a ministro dell’interno abbia abbrutito quel che restava (poco e slabbrato) dello “Stato di diritto”.

L’arresto di Mimmo Lucano poteva avvenire tranquillamente anche quando era ministro Marco Miniti, che sulla questione migranti è pressoché indistinguibile dal successore (comunicazione social a parte), ma è solo con Salvini sulla tolda di comando che qualcuno – in magistratura come nei vari corpi di polizia – si è sentito davvero “libero” di fare come più gli aggrada. Di “fare la legge”, anziché applicarla.

Il “cambio di clima” è minimo, non vi illudete. Avverranno cose simili, ma “condite meglio”, Con meno frasi mussoliniane e meno sbrasate da spiaggia. Anzi, più velenose perché accompagnate da grandi slinguazzate retoriche alla “legalità democratica”.

Però di questo ci occuperemo da domani. Per oggi sorridiamo con Mimmo che ha potuto riabbracciare il vecchio padre malato (come definire lo Stato che lo ha impedito per tanti mesi?).

E ci segniamo il procedimento per diffamazione contro Salvini tra i fatti che, tardivamente, ricordano che essere investiti di “poteri forti”, ancorché non “pieni”, non consente neanche a un vicepremier di epistrofare come «sbruffoncella, criminale, fuorilegge, delinquente, tragettatrica di immigrati clandestini», chi salva vite in mare.

L’abbrutimento istituzionale, infatti, ha seguito a lungo quella della “comunicazione che punta alla pancia della gente”. Che, come noto, è occupata in processi metabolici naturali ma non per questo bene odoranti.

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