Stiamo vedendo in questi giorni come anche in caso di pandemia dichiarata dall’OMS, le strategie per affrontare questo momento di estrema difficoltà siano diverse, e tutte riconducibili ad un unico grande approccio: la salvaguardia del sistema economico previgente.
In alcuni casi, come nel Regno Unito e negli Stati Uniti, la vita scorre come se questa non fosse una vera pandemia, si cerca di impartire qualche indicazione di massima, si preserva il mercato, e ognuno per sé. La pandemia passerà con strascichi più o meno pesanti in termini di vite umane, il sistema sanitario farà quel che potrà, curando i primi malati, e lasciando morire chi arriva dopo.
La produzione andrà avanti, e chi contrarrà il virus restando escluso dalle cure “libererà” un posto di lavoro pronto ad essere rimpiazzato con un membro qualsiasi di quell’enorme esercito di riserva costituito da giovani e precari, che oramai in tutto il mondo è comunque sempre in cerca di un lavoro.
In altri casi, come in Cina, e anche qui in Italia*, la vita scorre a suon di provvedimenti emergenziali e fortemente restrittivi come quelli che stiamo vivendo. Il Sistema Sanitario è messo a dura prova nella gestione dell’emergenza, tutto si trasforma in funzione delle necessità sanitarie, e tutti impariamo a vivere sotto coperta.
Le attività sono chiuse, fatto salvo per i “lavoratori di serie B”, comunque obbligati ad andare a lavorare, e rischiare la propria salute per il “bene” dell’economia del Paese. È questa la strategia che il nostro Paese ha scelto, perché sebbene i provvedimenti ci indichino la quarantena volontaria, Confindustria ha intimato che il lavoro, anche quello non necessario per la gestione dell’epidemia, continui.
E mentre si stilano direttive disattese per regolare la sicurezza nei luoghi di lavoro “in caso di pandemie”, ancora nulla è stato definito con chiarezza per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali per tutti quelli che, se non ci pensa il virus a spazzarli via, hanno perso/stanno perdendo/perderanno il reddito da qui ai prossimi mesi.
Le voci ufficiose, rispetto al maxi-decreto che dovrebbe uscire in giornata, parlano di uno stop ai pagamenti delle aziende e di 5 miliardi per la cassa integrazione in deroga, estesa cioé anche alle aziende con meno di 5 dipendenti. Interventi ridicoli, invece, per tutti i lavoratori autonomi, che potrebbero usufruire di una sola indennità di 600 €, come anche le famiglie che avrebbero a disposizione un bonus di 600€ per il baby-sitter, e un “premio” di 100 € ai lavoratori che scelgono di andare al lavoro ai tempi del coronavirus, come se la propria salute avesse un costo di risarcimento pari a qualche spicciolo.
Nel frattempo i sondaggi danno la Lega in calo di consensi rispetto al PD, che recupera uno 0,5% rispetto a una settimana fa, sebbene in Emilia Romagna Stefano Bonaccini si sia deciso solo ieri a imporre lo stop a tutte le prestazioni mediche ordinarie, preludio (si spera) della requisizione (o per lo meno la messa a disposizione) delle strutture sanitarie private per coadiuvare il sistema pubblico alla gestione dell’emergenza.
Nonostante l’interventismo di Luca Zaia, che in Veneto ha dato il via alla riorganizzazione di quasi 400 ulteriori posti di terapia intensiva in tutta la regione, non paga il politicismo cinico di Attilio Fontana che in Lombardia, tra una bega e l’altra con l’assessore alla sanità Gallera, chiama rinforzi da ogni dove mentre il sistema sanitario è al collasso e la popolazione è stremata.
Nessun premio rilevante, dunque, né alla Lega né al PD di fatto, confermando l’indecenza di una classe politica incapace di gestire davvero gli interessi del Paese.
Dall’altro lato, in un contesto di caos e di paura come quello che si sta diffondendo legittimamente tra la gente, cresce la fiducia al governo Conte (+4% rispetto a febbraio), che si prende tutti i meriti dello “sbirro buono”, che dice di impartire misure “severe ma giuste” per tutelare la popolazione e il sistema sanitario pubblico, al collasso dopo anni di mazzate.
Mentre interessante è la crescita della sfiducia verso l’UE (+20% rispetto a un anno fa); lo “sbirro cattivo”, ormai si vede, che non supporta affatto il nostro Paese in questo momento di emergenza. Ma si sa: lo schema dei due sbirri è ormai noto in tutto il mondo, ma in questo caso non ci si può permettere di stare ad aspettare fin dove si spingerà lo “sbirro buono”, e vedremo se dopo le manovre a sostegno delle imprese e delle famiglie che dovrebbe essere varato oggi, la fiducia nel governo rimarrà tale.
Da giorni ormai gli scioperi spontanei nelle fabbriche ci restituiscono l’immagine di una classe lavoratrice che prova ad alzare la testa. Questo sciopero va sostenuto ed esteso a tutte quelle categorie di lavoratori già ricattati in condizioni ordinarie e tanto più in questa situazione emergenziale.
Fonte
* il paragone mi pare un po' poco pertinente...
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