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01/12/2021

Una variante non fa primavera

Mentre politica e mass media alternano allarmismi e rassicurazioni sulla variante Omicron del Covid, la sostanza del problema – e delle sue possibili soluzioni – viene ancora una volta rimossa.

Il vulnus rimane quello di sempre: fare di tutto ed a qualsiasi prezzo pur di non fermare l’economia e non mettere in discussione la primazia dei profitti privati, in questo caso quelli delle multinazionali di ogni genere, a cominciare da Big Pharma.

In tal senso, i governi dei paesi capitalisti europei stanno prendendo in esame – molto tardivamente – il ricorso all’obbligo vaccinale. Ovviamente tale misura riguarderebbe solo ed eventualmente le economie avanzate, mentre i paesi in via di sviluppo possono anche schiattare, di Covid in questo caso, di tutto il resto negli altri.

Questi due aspetti rivelano la contraddizione irrisolta e forse irrisolvibile di sistemi dominati dall’attuale classe dominante/dirigente.

Da un lato l’ultima variante del Covid – definita Omicron – conferma che se la parziale immunizzazione tramite i vaccini viene praticata massicciamente solo in alcuni paesi, tagliando fuori quelli più poveri, le varianti del virus continueranno a riprodursi falcidiando ovunque, nel frattempo, le popolazione senza vaccinazioni. Sia nei paesi senza un soldo che in quelli del centro.

La decisione iniziale in tutti i paesi neoliberisti è stata quella – scellerata – di “raccomandare” la vaccinazione, ma lasciando “libertà di scelta”. La speranza era che comunque avrebbe fatto la “scelta giusta” una percentuale tale di cittadini da risolvere il problema, raggiungendo l’ormai dimenticata “immunità di gregge”.

Il virus si è dimostrato più intelligente del capitale, mutando e riproducendosi al punto da rendere solo temporanea – e di breve durata – la copertura. Così anche l’arma dei vaccini ha perso parte della sua efficacia, seminando ancora più dubbi, domande, dietrologie e fake news.

A quel punto tutti i governi hanno preso a rendere obbligatori non i vaccini stessi, ma dei “documenti” che attestavano vaccinazione, guarigione o anche solo l’effettuazione di un tampone diagnostico. E a subordinare la libertà di movimento al possesso di questi green pass.

Quando poi, dai soli luoghi di socialità, sono stati estesi anche ai luoghi di lavoro, sono state innescate proteste di diverso genere e “taglio politico”, che si nutrivano spontaneamente – più spesso con interventi mirati – di sospetti e fantasie “no vax”.

Il disastro non poteva essere più completo, qui in Occidente. Al punto che si ricomincia a ragionare sui lockdown (ma “leggeri”, per carità) e sulla chiusura di alcune attività, mettendo di conseguenza in forse le speranze di ripresa economica.

Insomma: questa strategia demente non ha permesso di salvaguardare né la salute delle popolazioni (di cui è palese che se ne fregano completamente), e neanche la tenuta dell’economia (che era l’obiettivo principale).

Tutto al contrario in Cina e altri paesi variamente orientati al socialismo, a seconda dei livelli di ricchezza, ma con Cuba che – unico caso al mondo – è riuscita a produrre ben tre vaccini proteici e a coprire il 95% della popolazione.

Va da sé che continuare a garantire a Pfizer, Moderna, Johnson il monopolio privato dei brevetti dei vaccini esclude materialmente miliardi di persone dalla possibile e parziale immunizzazione vaccinale.

Ma, nonostante tale evidenza, i governi europei e Usa sia in sede Wto che Onu continuano a rifiutare ogni proposta di liberalizzazione dei brevetti privati sui vaccini, che consentirebbe invece la produzione e la somministrazione anche in quei paesi che non dispongono delle risorse economiche per acquistarli.

Non bisogna infatti dimenticare che in molti di quei paesi esistono le fabbriche in grado di produrre le dosi necessarie (l’India, per esempio, dove si producono discrete percentuali di dosi poi inviate in Occidente), ma non possono farlo unicamente perché altrimenti dovrebbero “pagare i diritti” a quelle multinazionali.

Dall’altra in Italia e in Europa si continuano a mettere orride pezze sui buchi rivelati dalla pandemia. Il tracciamento sistematico viene escluso, il potenziamento della sanità pubblica pure, le chiusure degli eventuali cluster pandemici anche.

E questo nonostante le esperienze in altri paesi – soprattutto in Asia, ma non solo – abbiano dimostrato una maggiore efficacia nel contrasto della pandemia anche in presenza di una vaccinazione meno intensiva di quella che vediamo in Italia.

La sindemia di Covid ha rivelato tutta la vulnerabilità di sistemi che hanno prima smantellato la sanità pubblica e poi si sono avviati verso un approccio coercitivo sulle vaccinazioni con l’unica ossessione di salvaguardare le attività delle imprese. Lo hanno fatto in piena pandemia e senza vaccini, lo stanno facendo anche con i vaccini.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: con la stagione fredda il virus ha ricominciato a colpire duro, attenuato ma non sconfitto dalla estesa vaccinazione. E di fronte a questa variante è ricominciato il ridicolo balletto di circolari smentite il giorno dopo (vedi le scuole); di allarmi per giorni e di rassicurazioni in altri (su Omicron); di controlli anche sui mezzi di trasporto che si presentano ingestibili nelle grandi aree metropolitane perché cozzano con la pretesa di far funzionare tutto come prima e come se niente fosse; di denunce sul possibile nuovo collasso delle strutture sanitarie rimaste da ventuno mesi sostanzialmente con lo stesso personale e le stesse carenze di prima.

È sufficiente verificarlo con qualche sondaggio nelle AS,L relativamente alla impossibilità di gestire il tracciamento nelle scuole come pure indicato dalle circolari del Miur e dell’intero governo.

La pezza forse peggiore è la vaccinazione ai bambini come ripiego per non essere riusciti a vaccinare qualche milione di adulti e anziani, con le restrizioni del green pass che diventano ogni giorno più stringenti, ma mai risolutive.

In tal senso la soluzione dell’obbligo vaccinale diventa così l’ultima spiaggia, ma proprio per questo segnala il completo fallimento delle mezze misure adottate in ventuno mesi di pandemia conclamata.

Un atteggiamento indecente dovuto al fatto che gli interessi privati e dell’economia hanno dovuto prevalere ad ogni costo sul bene pubblico. Per questo è bastata una variante del virus, magari neanche più letale, per mettere in fibrillazione l’intero sistema.

Il vero virus sono proprio i Ceo di Big Pharma, i loro azionisti, i tecnocrati e i governanti europei e statunitensi. È contro la loro influenza (economica e politica) che serve una cura da cavallo per immunizzare l’umanità.

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