Se la Corea del Nord si dimostrerà responsabile, Seul è pronta a fare
la sua parte. Lo ha detto il presidente sudocoreano Lee Myung Bak, nel
suo discorso per l’anno nuovo. “Potremmo aprire la porta di una nuova
era per la penisola coreana se la Corea del Nord desse prova di
sincerità”, ha detto Lee. Tuttavia, se Pyongyang si ostinasse a
continuare nella politica di provocazioni e minacce, Seul reagirà “con
forza”. “Menterremo rigorosamente la sicurezza nazionale, finché
esisterà la possibilità di provocazioni da parte del Nord, e in tal caso
reagiremo con fermezza”, ha detto il presidente sudcoreano. “Il nostro
obiettivo è la pace e la stabilità della penisola coreana ma rimaniamo
aperti ad ogni opzione”, ha aggiunto. Perché il dialogo sul disarmo
possa proseguire, questa la condizione, il Nord deve sospendere tutte le
sue attività nucleari.
Non è chiaro quale sia l’orientamento della nuova leadership di
Pyongyang ma è certo che Seul stia cercando di capire quali siano gli
spazi di manovra, dopo che lo scorso 17 dicembre è morto il nordocreano Kim Jong Il
e gli è succeduto il terzogenito Kim Jong Un, outsider fino a pochi
anni fa, una personalità tutta da decifrare, costretta a dividere la
leadership con lo zio e con la cricca dei potenti generali
dell’esercito. Lee lo ha detto con chiarezza: “Ci aspettiamo grandi
cambiamenti nella penisola”, dopo la morte di Kim Jong Il.
Le provocazioni cui si riferisce Seul sono, per esempio, gli attacchi
alle imbarcazioni sudcoreane da parte della marina del Nord, che solo
nel 2010 hanno fatto oltre cinquanta vittime; quarantasei marinai sono
morti nel marzo 2010 nell’affondamento di una nave da guerra.
Il cambio al vertice al momento non ha portato a cambiamenti
sostanziali nei rapporti tra le due Coree, anzi; il giovane Kim Jong Un
ha continuato facendo ricorso alla retorica e a un linguaggio diretto e
ricco di minacce vaghe,nel solco della tradizione paterna, com’era
prevedibile. Tre giorni prima del discorso di Lee, il nuovo leader
nordocoreano aveva dichiarato di escludere qualsiasi trattativa “con il
traditore Lee”, accusato esplicitamente di guidare un governo fantoccio
manovrato dagli Stati Uniti. In quell’occasione, Kim Jong Un, appena
nominato “leader supremo del partito e dell’esercito”, aveva aggiunto di
esser difeso da soldati che “sono pronti a diventare bombe e fucili
umani, fino alla morte”. La Commissione per la difesa nazionale, da
parte sua, sabato aveva avvertito il resto del mondo: “Non aspettatevi
cambiamenti dalla nuova leadership”.
Fonte.
La situazione coreana mi appare del tutto indecifrabile, un po' per scarsa conoscenza della storia di quella regione, un po' perché quelle pronunciate da Lee Myung Bak mi sembrano le classiche parole di chi vuole che tutto cambi affinché nulla cambi.
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