Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

26/06/2013

Messina, una rivincita delle lotte sociali

Un successo travolgente e inaspettato, frutto di più di dieci anni di conflitto sociale sul territorio e sui grandi tempi-chiave per una città distrutta dalle clientele.

Abbiamo avuto una lunga chiacchierata con Gino Sturniolo, eletto consigliere a Messina e portavoce della Rete NoPonte. Ne è venuto fuori un quadro molto vivace, fuori dagli schemi consolidati (anche quelli dell'"alternativismo" storico), ricco di suggestioni e autentici insegnamenti per chi si pone l'obiettivo di rovesciare gli equilibri politici attuali.

Inevitabile cominciare la chiachierata chiedendo se si aspettavano una vittoria così. "Alla fine sì, anche se non ce lo dicevamo nemmeno fra noi. Si avvertiva la sensazione che qualcosa stesse cambiando, nel profondo della cittadinanza. Certo, ha aiutato anche il forte astensionismo al secondo turno, con molti candidati del centrosinistra ormai demotivati perché già eletti o incazzati perché non c'erano riusciti.
E' stata una cosa cresciuta piano piano. I primi sondaggi ci davano al 17%, poi al 20. Al primo turno era già un risultato sorprendente per chi non aveva il nostro radicamento sociale. Il nostro problema era arrivare al ballottaggio; in qualche modo ci sentivamo certi di riuscire a vincere al secondo turno.
E' il frutto di un lavoro lungo anni, ma anche della crisi economica e della 'crisi della politica'. Si apre uno spazio enorme, in parte coperto da Grillo per una fase, ma già adesso se ne stanno vedendo tutti i limiti. Noi lo abbiamo coperto con una proposta credibile, portata avanti da persone molto conosciute. Renato Accorinti è un attivista storico. Proprio ieri era l'undicesimo anniversario di quando salì sul pilone con lo striscione 'No Ponte'; dopo una settimana avevamo fatto il primo campeggio, poi piano piano piano siamo diventati 20.000.
Ma anche così non ce l'avremmo fatta. Attorno ai comitati e alle associazioni di attivisti si è coagulato un modo di gente che ci ha visto come il cambiamento.
Il forte astensionismo è il segno che nemmeno le clientele bastano più. Il candidato del centrosinistra, Felice Calabrò, è la faccia pubblica di Fracantonio Genovese, uno dei proprietari dei trasporti sullo stretto, boss della formazione in Sicilia, soprannominato "mister 20.000 preferenze" per dimensioni del pacchetto di voti che può mobilitare. Sapevamo di essere forti nel centro città e nella zona settentrionale, mentre in altre più legate ai poteri clientelari non avevamo superato il 2% al primo turno. Poi non li hanno votati più neppure lì.
Al primo turno aveva votato il 75%, con Calabrò avevano schierato otto liste; noi una sola. Si vedeva anche da questo la differenza. Così hanno finito per votare chi andava da sempre a mani nude contro le portaerei.
La composizione del blocco sociale che ci sostiene è molto varia, tutta da indagare e capire. Non è la lista della sinistra alternativa; fossimo stati soltanto quello avremmo fatto un buon risultato, ma non avremmo vinto. C'è una generazione nuova, di giovani totalmente nuovi alla politica. Dentro uno schema soltanto identitario non li avremmo incontrati. Gli avversari hanno cercato di schiacciarci proprio sull'immagine della lista di 'estrema sinistra', enfatizzando la presenza di esponenti di Rifondazione, Pdci, Idv e Verdi, poi anche gli attivisti del Teatro Pinelli. Ma se si vanno a vedere i voti si nota che queste componenti sono state sì importanti, hanno dato un contributo; ma non sono il baricentro. Il loro tentativo non è passato perché, banalmente, non è questa la nostra realtà.

La campagna elettorale non è stata affatto sul No Ponte. Abbiamo fatto una sola iniziativa su questo tema. Le due parole d'ordine su cui abbiamo insistito sono state 'beni comuni' e 'partecipazione'. Alla fine anche Calabrò ci ha inseguito, cercando di parlare la stessa lingua, fino a mettere in uno spot il Teatro Pinelli. Che ha risposto ringraziando dell'attenzione, ma confermando l'internità al nostro programma.
Ma come si declinano i 'beni comuni' a Messina? Sono anni che lavoriamo sull'acqua, il Ponte, le grandi infrastrutture, ecc. Ora ci faremo un assessorato, che oltre ai beni comuni si occuperà anche di partecipazione e valutazione. Intendiamo favorire la creazione di consulte di cittadini, sia sul piano territoriale che negli ambiti settoriali, per macro aree (per esempio, sui trasporti).
Facciamo un altro esempio, sugli spazi comuni. Vogliamo concentrarci sugli 'usi' anziché sulle 'assegnazioni'. Queste ultime favoriscono spesso il 'barricarsi dentro', adottando alla fine una logica 'proprietaria'. Se ti assegno la gestione di uno spazio, checché se ne dica, quello alla fine diventa 'tuo', non è più un 'bene comune'. Perciò intendiamo varare dei 'regolamenti d'uso' per permettere a tutti l'accesso a quei luoghi.
Le consulte per macro aree - di nuovo l'esempio dei trasporti - dovrebbero diventare anche luoghi di valutazione dell'operato degli assessori (in questo caso, quello alla mobilità).
Insomma, questa vittoria è il frutto di un lavoro sociale e politico molto concreto, durato oltre dieci anni. Ma è anche una rivincita. Una signora ieri ricordava piangendo come solo pochi mesi fa il figlio fosse stato maltrattato dai vigili urbani perché era uno dei due attivisti che erano entrati in Comune per stendere lo striscione 'la crisi la paghino i ricchi'. Ora siamo entrati in Comune alla testa di un corteo, con i vigili a spalancarci le porte. Dopo trenta anni di lotte, spesso isolati e in pochi, è anche una rivincita.
Certo, ora viene il difficile. Abbiamo il sindaco, ma solo quattro consiglieri contro 36. Ma è anche questa una sfida esaltante, che si può vincere con la partecipazione della cittadinanza".

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento