Se lo dicono da soli, non è un'accusa proveniente da avversari politici... Il coming out della giovane parlamentare Marianna Madia, ex
astro nascente evidentemente in difficoltà con l'establishment.
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da infiltrato.it
“A livello nazionale nel Pd ho visto piccole e mediocri filiere di potere. A livello locale, e parlo di Roma, facendo le primarie parlamentari ho visto – non ho paura a dirlo – delle vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio”. Sono le parole durissime quanto dirette pronunciate dalla deputata Marianna Madia al suo stesso partito, il Pd, durante un comizio di Fabrizio Barca nella Capitale.
La
giovane deputata, lanciata da Walter Veltroni alle elezioni nazionali
del 2008, non ha fatto giri di parole per andare dritto al punto e
attaccare i dirigenti del partito e alle diramazioni territoriali nella
capitale. Citando Antonio Gramsci, Madia ha parlato di “una quarta forma
di ipocrisia che mi fa paura”.
Quella di “casa mia”, del Partito democratico. “Spero che questa ipocrisia non ci sia nel futuro congresso. L’ipocrisia
– ha aggiunto la deputata – è pensare di parlare di linea politica
senza capire che abbiamo un grossissimo problema di costituzione
materiale del partito”.
“Cosa
ho visto nel Pd che ha gestito il gruppo parlamentare dall’inizio di
questa legislatura?”, si domanda Madia. Impietosa la risposta: “Ho visto
ipocrisia, ho visto opacità, ho visto un sistema che non chiamerei
neanche di correnti, ma di piccole e mediocri filiere di potere che sono
attaccate così al potere stesso da non volerlo cedere di un
millimetro”.
“Ho
visto veti incrociati per mantenere tutto questo”, ha continuato Madia.
E tutto questo “l’ho visto da chi oggi ancora ci dirige. E questo è il
livello nazionale”. Ancora più pesante l’attacco alle diramazioni romane del partito, con un esplicito riferimento alle “associazioni a delinquere”.
Secondo
la deputata, è ora di cambiare. “Essere un poco meglio per noi è un
suicidio”. Per questo si è fatta promotrice, insieme al senatore Walter Tocci e al deputato Pippo Civati, di una proposta di legge che prevede l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e la riforma del sostegno ai movimenti politici.
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Parole forti, molto forti. Tanto da richiedere stamattina un'"intervista riparatrice" sul Corriere della sera.
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«Avrei
dovuto fare una maggiore attenzione al lessico ma era un incontro per
soli militanti, e non immaginavo che qualcuno stesse riprendendo
il mio intervento, due settimane fa, con Barca si parlava del partito
che vorrei...».
Madia, scusi, ma lei in quell`occasione ha
parlato di «piccole associazioni a delinquere» sul territorio, di
«opacità» a livello nazionale.
«Confermo la critica politica,
certo, anzi posso dire che non avevo realmente compreso certe dinamiche
fino alle primarie per i Parlamentari, è lì che ho capito cosa succede
realmente sul territorio. E a proposito del partito nazionale: usare il
termine opacità per i due mesi dopo le elezioni, semplicemente, mi
sembra il minimo».
Marianna Madia ha 32 anni, un bimbo, si è
sposata quindici giorni fa in gran segreto, una quindicina di invitati,
nessun paparazzo; è alla seconda legislatura - voluta da Walter Veltroni
nel 2008 - e da quando è entrata in Parlamento si è occupata
principalmente di Lavoro. Detiene un specie di record, nel Pd: pare non
abbia mai partecipato a una riunione di corrente. Lunedì sera ha
ricevuto la telefonata del neosindaco di Roma, Ignazio Marino, che -
dopo aver cercato di convincere la renziana Lorenza Bonaccorsi - la
voleva in Giunta: anche lei, però, ha rifiutato.
Madia, cosa intende per «associazioni a delinquere» sul territorio?
«Alle
Primarie dei parlamentari ho capito che tutto dipende da queste
sommatorie di potere e comitati elettorali, prendono decisioni e pongono
veti incrociati, paralizzano qualunque capacità progettuale del Pd,
tengono lontani i simpatizzanti che non appartengono alle filiere, e
quindi minano il consenso del partito. Le filiere si accordano e invece
di aprire, allargare, che poi è il senso delle Primarie, spartiscono
zona per zona».
Tanto vale che i partiti nominino i parlamentari, allora.
«Non
so cosa è peggio, ma faccio un altro esempio: la gestione delle
Primarie spettava alle federazioni provinciali e quindi, visto che a
Roma legittimamente in molti della federazione erano candidati, non
avevamo neanche più l`arbitro...».
Per descrivere il piano
nazionale ha parlato di «opacità», citato Gramsci per richiamare tre
forme di «ipocrisie», anzi ne ha aggiunta un`altra...
«Nei due
mesi dopo le elezioni non c`è stata verità, non abbiamo saputo dire che
il Pd non aveva vinto, che c`erano tre forze equivalenti, e invece
sostenevamo che l`elezione del Presidente della Repubblica era sganciata
dal governo che si stava creando, e che non avremmo mai fatto un
governo con il Pdl...».
Ce l`ha con Bersani?
«Con
chi ha preso decisioni in quei mesi, Bersani ma non solo. Ora, però, al
congresso, bisogna capire che in ballo non c`è la linea politica, perché
deve essere chiaro che il Pd è più indietro, qui si tratta della
costituzione materiale del partito, di stabilire come sta assieme una
comunità politica sui territori e sulle questioni nazionali».
Il
video del suo intervento a Roma con l`ex ministro - che l`articolo de «Il Fatto» sintetizza nel titolo «Troppi delinquenti nel Pd» - le avrà
garantito una buona accoglienza tra i suoi colleghi piddini,
stamattina.
«All`inizio sì, un po`, ma al di là delle esagerazioni lessicali la critica politica è condivisa da molti nel partito».
Fonte
Niente di nuovo sotto il sole. E' la stessa solfa che certificava 30 anni fa Berlinguer (senza per altro mettere un cazzo di correttivo almeno a giudicare dalla dirigenza del PCI e derivati successivi che quegli anni hanno partorito) e che di tanto in tanto qualcuno rispolvera, amaramente viene da far spallucce, per come la vedo io ci vorrebbe una purga staliniana per epurare il PD ma anche in quel caso non sarei sicuro del completo successo dell'operazione.
Esagerazioni a parte, sentir citare Gramsci dalla bocca d'una pupilla di Veltroni, fa giusto il paio con Alemmano che parla di De André.
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