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22/06/2013

Amici della Siria: subito armi ai ribelli

Il gruppo di 11 Paesi riuniti oggi a Doha ha annunciato inoltre piani segreti per cambiare la situazione sul terreno ed esige ritiro di Hezbollah e iraniani ma non dei jihadisti.

Gli 11 Paesi del gruppo "Amici della Siria" che sostengono la ribellione contro il presidente siriano Bashar Assad - fra cui gli Stati Uniti, l'Italia, la Gran Bretagna e la Francia - hanno annunciato oggi a Doha di aver deciso "un aiuto urgente in materiali ed equipaggiamento" per la rivolta e hanno invocato un ritiro immediato dalla Siria dei combattenti Hezbollah e di quelli iraniani che, secondo gli "Amici della Siria", metterebbero a rischio l'unità nazionale della Siria.

Nessun parola invece sulla presenza in Siria di migliaia di jihadisti e qaedisti stranieri, giunti da ogni parte del mondo, per unirsi ai rivoltosi. Evidentemente per i rappresentanti degli Stati Uniti e gli altri 10 paesi riuniti a Doha questi estremisti non presentano alcun pericolo per l'unità della Siria e possono rimanere in Siria.

Nel comunicato diffuso al termine dell'incontro si indica che "qualsiasi aiuto militare sarà canalizzato" dall'Alto Consiglio militare siriano dell'Esercito libero siriano (ASL), la milizia ribelle. I ministri "hanno convenuto, per cambiare l'equilibrio delle forze sul campo, di inviare urgentemente tutto il materiale e l''equipaggiamento necessario all'opposizione, lasciando ogni paese libero di fare a modo proprio".

Di fatto si è parlato quasi esclusivamente di come dare più armi ai ribelli e molto poco della conferenza di pace che Usa e Russia hanno concordato, anche al summit del G8, e che cominceranno a preparare martedì prossimo.

I ribelli chiedono missili antiaereo e anticarro e l'imposizione di una zona di esclusione aerea (no-fly zone) sulla Siria. «Abbiamo bisogno di missili terra-aria a corta gittata MANPAD, missili anticarro, mortai, munizioni, materiale per comunicazioni, giubbotti antiproiettile e maschere anti gas», ha detto Louai Moqdad, un portavoce dei miliziani che combattono contro le forze governative agli ordini del presidente Bashar Assad.

In ogni caso ai ribelli sarebbero già arrivate «armi moderne in grado di cambiare il corso del conflitto», come ha affermato lo stesso Louai Moqdad anche se non ha precisato da chi. L'Arabia Saudita e il Qatar di recente hanno annunciato che avrebbero fornito armi più sofisticate ai ribelli ma è opinione diffusa che in realtà ai ribelli siano fornite armi moderne già da lungo tempo, anche da Paesi occidentali attraverso canali segreti. Gli Stati Uniti la scorsa settimana hanno deciso l'invio di armi al fronte anti-Assad.

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