Il gruppo di 11 Paesi riuniti oggi a Doha ha annunciato inoltre piani
segreti per cambiare la situazione sul terreno ed esige ritiro di
Hezbollah e iraniani ma non dei jihadisti.
Gli 11 Paesi del gruppo "Amici della Siria" che sostengono la ribellione
contro il presidente siriano Bashar Assad - fra cui gli Stati Uniti,
l'Italia, la Gran Bretagna e la Francia - hanno annunciato oggi a Doha
di aver deciso "un aiuto urgente in materiali ed equipaggiamento" per la
rivolta e hanno invocato un ritiro immediato dalla Siria dei
combattenti Hezbollah e di quelli iraniani che, secondo gli "Amici della
Siria", metterebbero a rischio l'unità nazionale della Siria.
Nessun parola invece sulla presenza in Siria di migliaia di jihadisti e
qaedisti stranieri, giunti da ogni parte del mondo, per unirsi ai
rivoltosi. Evidentemente per i rappresentanti degli Stati Uniti e gli
altri 10 paesi riuniti a Doha questi estremisti non presentano alcun
pericolo per l'unità della Siria e possono rimanere in Siria.
Nel comunicato diffuso al termine dell'incontro si indica che
"qualsiasi aiuto militare sarà canalizzato" dall'Alto Consiglio militare
siriano dell'Esercito libero siriano (ASL), la milizia ribelle. I
ministri "hanno convenuto, per cambiare l'equilibrio delle forze sul
campo, di inviare urgentemente tutto il materiale e l''equipaggiamento
necessario all'opposizione, lasciando ogni paese libero di fare a modo
proprio".
Di fatto si è parlato quasi esclusivamente di come dare più armi ai
ribelli e molto poco della conferenza di pace che Usa e Russia hanno
concordato, anche al summit del G8, e che cominceranno a preparare
martedì prossimo.
I ribelli chiedono missili antiaereo e anticarro e l'imposizione di
una zona di esclusione aerea (no-fly zone) sulla Siria. «Abbiamo bisogno
di missili terra-aria a corta gittata MANPAD, missili anticarro,
mortai, munizioni, materiale per comunicazioni, giubbotti antiproiettile
e maschere anti gas», ha detto Louai Moqdad, un portavoce dei miliziani
che combattono contro le forze governative agli ordini del presidente
Bashar Assad.
In ogni caso ai ribelli sarebbero già arrivate «armi moderne in grado di
cambiare il corso del conflitto», come ha affermato lo stesso Louai
Moqdad anche se non ha precisato da chi. L'Arabia Saudita e il Qatar di
recente hanno annunciato che avrebbero fornito armi più sofisticate ai
ribelli ma è opinione diffusa che in realtà ai ribelli siano fornite
armi moderne già da lungo tempo, anche da Paesi occidentali attraverso
canali segreti. Gli Stati Uniti la scorsa settimana hanno deciso l'invio
di armi al fronte anti-Assad.
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