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22/06/2013

Il falso disarmo nucleare di Barack Obama

“Noi potremo continuare a garantire la sicurezza degli Stati Uniti d’America e dei nostri alleati e mantenere un forte e credibile deterrente nucleare anche riducendo sino ad un terzo il numero delle armi strategiche installate”. Il presidente Barack Obama sceglie Berlino e la porta di Brandeburgo per perorare un nuovo accordo con la Russia sul numero delle testate da stoccare. “Dobbiamo ridurre i nostri arsenali rispetto al livello stabilito dal trattato START (Strategic Arms Reduction Treaty) per dare a noi stessi, alle altre potenze atomiche e a tutto il pianeta l’esempio della possibilità di convivere in pace”, ha aggiunto Obama. L’umanità però dovrà vivere ancora a lungo con l’incubo dell’Apocalisse atomica. “Prenderemo in considerazione l’uso di armi nucleari solo in circostanze estreme per difendere gli interessi vitali del nostro paese e dei nostri partner”, avverte in conclusione il presidente-Nobel della pace.

Se, come e quando si giungerà a un taglio degli arsenali di morte è tutto da vedere. A Washington molti congressisti e i vertici delle forze armate guardano con ostilità alle proposte di “disarmo” dell’amministrazione. “Errate e pericolose” le hanno prontamente bollate i senatori repubblicani John McCain e Lindsey Graham. Per il presidente del comitato sulle forze armate della Camera dei deputati, Buck McKeon, negoziare con i russi un nuovo accordo sul controllo delle armi atomiche è un “desiderio” del presidente del tutto “inaccettabile”. E si fa notare altresì che il bilancio militare di previsione per il 2014, approvato lo scorso 5 giugno, pone nei fatti un veto a riduzioni degli arsenali oltre a quelli previsti dal cosiddetto New START, sottoscritto da Stati Uniti e Russia nell’aprile 2010. L’accordo, in particolare, prevede che le due superpotenze riducano da 2,500 a 1,550 il numero di testate possedute entro il 2018. In cambio però, il New START non prevede limiti alle armi stoccate classificate come “tattiche” o a “corto raggio”. Il numero di queste ultime armi di distruzione di massa è stimato oggi in 2,700 per gli Stati Uniti e 2.680 per la Russia.

“Anche se Washington guarda con interesse ad una trattativa con Mosca per ridurre le testate nucleari strategiche di un terzo, le forze armate Usa continueranno a fare investimenti per sostenere lo sviluppo di queste armi e delle piattaforme destinate al trasporto”, ha precisato il Segretario alla difesa Chuck Hagel. “Il Pentagono manterrà la cosiddetta triade di bombardieri, missili balistici sottomarini e missili intercontinentali per assicurare agli Stati Uniti una deterrenza nucleare efficiente e credibile”. E nella stessa giornata dell’annuncio di Obama a Berlino, il Dipartimento della difesa ha reso pubblico il nuovo rapporto sulla “strategia di utilizzo del nucleare”, il primo redatto sul tema da più di dieci anni a questa parte. Nel documento, la minaccia di guerra nucleare globale viene definita “remota”, mentre il “rischio di un attacco nucleare è invece cresciuto”. “La più grande minaccia immediata è rappresentata oggi dal terrorismo nucleare”, scrive il Pentagono. Per fronteggiare i nuovi pericoli (Iran e Corea del Nord i due paesi chiamati in causa come principali responsabili della proliferazione nucleare), gli strateghi invocano ulteriori stanziamenti finanziari, così da “mantenere la capacità di proiettare a distanza la forza nucleare con i bombardieri pesanti e i caccia doppio-uso”.

A partire del 2020, l’US Air Force si doterà di un centinaio di nuovi bombardieri d’attacco a largo raggio in grado di trasportare armi nucleari. Lo scorso anno l’amministrazione Obama ha inoltre varato un programma di “estensione della vita” di circa 400 bombe nucleari a caduta libera del tipo B61, denominato Stone Axe (Ascia di Pietra). Queste testate saranno dotate dalla Boeing di un sistema di guida di precisione e direzione. Allo Stone Axe il Congresso ha autorizzato per il prossimo anno la spesa di 537 milioni di dollari, ma l’intero programma per le B61 costerà non meno di 11 miliardi di dollari.
La metà di queste testate a caduta libera sono stoccate attualmente all’interno di alcune basi Usa in Europa. Anche se alla Porta di Brandeburgo il presidente Obama ha annunciato di voler lavorare a fianco degli alleati Nato per “raggiungere la riduzione degli armamenti tattici nucleari di Usa e Russia in Europa”, il Dipartimento della difesa ha inteso precisare che il tema non sarà all’ordine del giorno del nuovo round d’incontri con il Cremlino. In Italia è stimata la presenza di una novantina di bombe atomiche B61 nelle basi aeree di Aviano (Pordenone) e Ghedi Torre (Brescia). Si tratterebbe in particolare di tre sottomodelli con differenti potenze massime di distruzione: le B61-3 da 107 kiloton, le B61-4 da 45 kiloton e le B61-10 da 80 kiloton. Con il miliardario programma di estensione vita, le testate saranno riadattate per essere trasportate e teleguidate dai cacciabombardieri F-35 in via di acquisizione dalle forze armate di Stati Uniti e Italia.
 

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