Il sindaco di Sant'Ambrogio mette in fila i metodi con cui sono stati
"comprati" due colleghi della valle. Come si dice: c'è chi pagherebbe
pur di farsi comprare...
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Per un piatto di lenticchie
Vendere
la propria dignità per un piatto di lenticchie portando divisione tra
fratelli è un fatto antico come la storia dell’uomo e della sua
intrinseca debolezza di fronte alle lusinghe del potere e del denaro:
dai tempi della Bibbia si ripete con metodica cadenza. Una storia con
delle analogie quella di due sindaci che rappresentano poco più di
settemila abitanti della valle, meno del sette per cento dell’intera
popolazione di valle, e accettano il ricatto delle compensazioni,
voltano le spalle ai loro colleghi con i quali sulla questione tav hanno
sempre rifiutato ogni confronto andandosene via in tutte le riunioni in
cui se ne parlava, pur trattandosi di un problema di tutta la Valle e
non solo di Susa o Chiomonte.
Un problema, aggiungo, di tutta
l’Italia: i soldi per costruire questa inutile opera sono presi infatti spremendo gli italiani di nuove e sempre più pesanti tasse, con tagli
mai visti in precedenza ai servizi e ad agli investimenti su giustizia,
scuola, sanità, ricerca, trasporto pendolare, sostegno all’industria manifatturiera e protezione del territorio, gli interventi più urgenti
per tutti gli italiani e non solo per gli abitanti di Chiomonte e Susa.
Alla favola “tanto paga l’Europa” più nessuno crede visto che il
bilancio europeo è in profondo affanno e che gran parte di quei soldi
europei favoleggiati sono sempre i nostri e non certo provenienti dal
cielo.
A compensazione dei danni dei cantieri Tav che
devasteranno i loro comuni per almeno dieci anni, senza ascoltare per
primi i cittadini coinvolti specie quelli che perderanno se non la casa
sicuramente una decorosa vivibilità per la vicinanza dei cantieri, i due
colleghi hanno svenduto i loro cittadini e il loro paese per un paio di
ponti e rotonde e qualche passaggio sui giornali a fianco di Ministri e
Presidenti di Regione e Provincia. Non importa se la Valle è stata
schiacciata come un limone da nuove tasse, se gli ospedali sono stati
chiusi, se tutte le scuole della valle versano in condizioni a dir poco
critiche, se i soldi per aiutare le persone svantaggiate sono sempre
meno, se la Valle è militarizzata, se la situazione ambientale sociale
ed economica sono sempre più precarie, se quei primi lavori nei comuni
di Chiomonte e Susa di fatto avranno un riverbero negativo non solo nei
loro territori ma su tutta la valle, vista l’unicità ecologica,
socio-economica e culturale che fanno della valle un tutt’uno indivisibile.
Da loro non ho vista la medesima solerzia
dimostrata nell’accogliere le compensazioni come quella necessaria per
la protesta sui soldi sottratti alla sanità, alla scuola,
all’assistenza, alla ricerca, al sostegno alle imprese per essere spesi
in questo inutile tunnel geognostico del tav, per denunciare una ripartizione delle poche risorse disponibili da parte del governo su
grandi opere inutili ed acquisto di armi, capitoli di spesa non certo
prioritari e storicamente nel nostro paese fonte di corruzione, di
sprechi del denaro pubblico e di spartizione di potere tra i partiti.
Quello che sembra contare per i due colleghi è coltivare il proprio
orticello, sedere al tavolo dei potenti per azzannare l’osso buttato a
terra senza preoccuparsi di cosa sarà il proprio territorio, quello del
paese a fianco o comunque della valle, dell’impoverimento per tutta
l’Italia per i pesantissimi debiti che lo Stato contrarrà sempre con i
nostri soldi per cominciare quest’opera nella quale neanche più i
francesi sembrano credere: infatti il traffico su questa direttrice è
crollato ancora prima della crisi economica del 2008 in modo
irrimediabile da non giustificare più un investimento di tali proporzioni sul tav, facendone un progetto vecchio di vent’anni e non
più attuale ed utile.
La favola di una stazione internazionale
per un paese come Susa di poco più di seimila abitanti, dal costo di
decine e decine di milioni di euro, mentre si chiudono gli ospedali e
le scuole vanno a pezzi, è lo specchio di una politica dissennata
schiava del dio denaro e del profitto, disattenta ai veri bisogni dei
cittadini presenti e futuri, orchestrata da partiti totalmente
sfiduciati dai cittadini ma a loro volta fiduciari degli interessi delle
grandi ditte appaltatrici. Di questo apparato cari colleghi di
Chiomonte e di Susa non interessa far parte alla stragrande maggioranza
dei sindaci della Valle: le opere civili da voi richieste come al super
mercato non sono una compensazione ad un danno ma un semplice diritto
allo sviluppo ed un normale obiettivo della popolazione che voi state
tradendo, usando i suoi diritti come merce di scambio.
Dividi et
impera usando all’occorrenza il piatto di lenticchie: ecco servita la
polpetta avvelenata della “famosa” condivisione con il territorio
miseramente fallita tanto che al tavolo dei proponenti infatti siedono
in due. In futuro a questa allegra compagnia potrebbero aggiungersi
altri questuanti, non c’è dubbio: ma noi non siamo invidiosi di questo
banchetto, preferiamo la nostra dignità di liberi cittadini.
Dario Fracchia; sindaco di Sant’Ambrogio
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