Gli Usa dicono che il regime di Assad ha usato gas nervino e promettono altre armi ai ribelli siriani "in qualità e quantità". In vista no-fly zone al confine giordano.
Il regime di Damasco ha oltrepassato la "linea rossa". L'amministrazione
di Washington tenta l'ennesima carta per rovesciare il presidente
Bashar Al-Assad, dopo le vittorie militari conseguite da quest'ultimo
contro le forze di opposizione.
E se fino a qualche settimana fa le accuse di aver utilizzato armi
chimiche non trovavano alcun riscontro, stavolta gli Stati Uniti
annunciano di avere prove concrete: l'esercito siriano avrebbe
utilizzato armi chimiche, tra cui gas nervino, in una serie di attacchi
in cui hanno perso la vita oltre 150 persone. Da cui la decisione di
continuare ad armare i ribelli: secondo fonti dell'amministrazione
Obama, il presidente americano opterà per un ulteriore sostegno militare
alle opposizioni, lasciando per ora in un angolo l'intervento militare
esterno. Diversa la questione della creazione di una no-fly zone
(richiesta da tempo dalla Coalizione Nazionale Siriana, la federazione
dei gruppi di opposizione): secondo fonti anonime, la Casa Bianca
starebbe pensando all'opzione di implementare un'area di 25 miglia
all'interno del territorio siriano, lungo il confine giordano,
interdetta al traffico aereo militare. Una mossa che probabilmente sarà
bloccata dalla Russia, dopo l'esperienza libica.
Si prosegue intanto con le armi: "Il presidente ha deciso di fornire
altro sostegno alle opposizioni, ovvero forniture dirette militari alla
Coalizione Nazionale - ha detto il vice consigliere per la sicurezza
nazionale, Ben Rhodes - Non posso scendere in dettagli, per una serie di
ragioni, ma è sufficiente dire che il sostegno sarà diverso sia
nella qualità che nella quantità. Obama ha detto che l'uso di armi
chimiche cambia i calcoli".
Plauso delle opposizioni - fortemente indebolite a livello militare
dalla perdita di roccaforti al confine libanese e iracheno - che
definiscono la decisione americana "strategica e decisiva per porre fine
alle violenze e archiviare la pace". Che la pace sia archiviabile con
un'altra pioggia di armamenti appare difficile, visto soprattutto il
recente rafforzamento delle forze governative che hanno segnato una
serie di fondamentali vittorie contro i ribelli.
Non solo: secondo alcuni funzionari USA, Washington invierà in
Giordania F-16 e batterie anti-missile Patriot per un'esercitazione
congiunta prevista per la fine del mese e sposterà le navi da guerra
della Marina lungo la costa giordana.
Insomma, un intervento armato diretto non ci sarà, ma Washington
prosegue in un sostegno indiretto che potrebbe cambiare le carte in
tavola e rendere il conflitto ancora più sanguinoso. Senza lasciare
spazio alla diplomazia, sponsorizzata proprio dagli Stati Uniti: la
conferenza di Ginevra appare sempre di più come un grande flop, per il
boicottaggio delle opposizioni siriane che non intendono scendere a
patti con Assad.
Interviene anche la NATO: oggi il segretario generale dell'Alleanza
Atlantica, Anders Fogh Rasmussen, ha accolto con piacere la decisione
americana e ha chiesto a Damasco di permettere l'ingresso di una
missione Onu che indaghi sulle accuse di utilizzo di armi chimiche.
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