Invece il cloro è utilizzato in quantità
massiccia all'interno dell'impianto, sino a concentrazioni di 2
mg/litro, e reagisce con la sostanza organica formando alo-derivati
organici. Prima di venir restituito all'ambiente, si provvede ad
abbatterlo per via chimica al fine di rientrare nei parametri di legge.
La differenza tra le 2 acque – pur con lo stesso tenore di cloro attivo –
è che l'acqua in uscita dall'impianto è carica di sostanza organica
degradata combinata chimicamente al cloro. Questo perché già in ingresso
è ricca di per sé di sostanza organica da neutralizzare, contrariamente
all'acqua di acquedotto, prelevata da sorgente, che possiamo bere a
volontà ed in cui il cloro è aggiunto a basso dosaggio solo per
un'azione preventiva antibatterica.
Leggi i due studi completi
L'UTILIZZO DI ACQUA DI MARE NEGLI IMPIANTI DI RIGASSIFICAZIONE DEL GNL (WWF)
UN RIGASSIFICATORE OFF-SHORE NEL SANTUARIO DEI CETACEI
Fonte
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