La Camera ha approvato, con 381 sì la mozione dalla maggioranza sugli F35. I no sono stati 149. In precedenza era stata bocciata la mozione di Sel e sostenuta dal Movimento Cinque Stelle con 378 voti contrari e 136 voti a favore. Il ministro della Difesa Mario Mauro è apparso soddisfatto: “Per amare la pace, armare la pace”. Al ministro risponde il presidente di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Vendola: “Ministro Mauro, per amare la pace bisogna dare speranza e diritti, e non cacciabombardieri”.
Come temevano le opposizioni e le associazioni pacifiste, dunque, il testo appoggiato da Partito Democratico, Popolo delle Libertà e Scelta Civica è una versione annacquata di quella concordata in mattinata dai deputati democratici e che aveva portato Sel e Cinque Stelle a valutare un sostegno indiretto con l’astensione. Questo nonostante Gian Piero Scanu,
primo firmatario dell’originaria mozione dei democratici, aveva escluso
ogni modifica al testo: “Non verrà modificata neanche una virgola”.
Invece è bastato aggiungere un aggettivo – “ulteriore” – per cambiare la
sostanza del provvedimento, che non impegna più il governo a sospendere
il programma in attesa dell’indagine conoscitiva parlamentare, ma solo a
rinviare nuove acquisizioni dopo la conclusione di un’indagine, i cui
termini rimangono estremamente vaghi e fumosi. Come spiega il
coordinatore della Rete Disarmo, Francesco Vignarca,
infatti “l’indagine conoscitiva è solo citata nel preambolo della
mozione, senza indicarne né tempi, né modalità. Quindi tutto diventa
molto scivoloso”. Appare quindi corretta l’interpretazione del
capogruppo Pdl, Renato Brunetta: “La mozione non
prevede nessuna sospensione, quello che si deve verificare è un
ulteriore impegno che deve passare per il Parlamento, sulla base della
normativa esistente. Il programma F-35 è confermato, ma per tutte le
ulteriori fasi serve una verifica parlamentare. Le ulteriori fasi sono
quelle che non sono state ancora decise”.
E quindi ha un bel dire
il Partito Democratico a cantare vittoria per un presunto successo
politico. E’ qui che infatti si inserisce la polemica di Cinque Stelle e
Sel: “Da vari siti – scrive su Twitter il capogruppo vendoliano Gennaro Migliore
– sembra che il Pd voti per sospendere #F35 fino al termine di
un’indagine conoscitiva. Non è vero”. I deputati di Sel sono arrivati
alla Camera “indossando” tutti il fazzoletto della pace. C’è chi l’ha
infilata nel taschino, altri al polso o al braccio, alcune deputate al
collo.
Il Pd ha votato compatto. Tutti i presenti hanno votato sì.
Undici non hanno partecipato al voto. Per la mozione di Sel da parte
del Pd c’è stato il solo voto favorevole di Enrico Gasbarra. In 29 non hanno partecipato al voto anche se 5 di questi hanno poi verbalizzato la loro astensione che si è andata ad aggiungere ai due astenuti Amodio e Capone. Tra quanti nel Pd non hanno partecipato al voto risultano, tra gli altri, Pippo Civati, Gero Grassi, Sandra Zampa, Alessandra Moretti, Michela Marzano, Roberto Morassut e la Bossa.
E i pacifisti del Pd? Di certo i 14 deputati del Pd firmatari della mozione proposta da Giulio Marcon (Sel)
rendono noto di aver condiviso di non ritirare la firma, ma di far
confluire il loro voto sulla mozione proposta dal Partito Democratico
quale, spiegano, “ricordando che l’Italia ripudia la guerra e che la
difesa prevista dalla Costituzione non è solo quella in armi, impegna il
Governo a ripensare le proprie scelte nell’ambito di una comune
politica di difesa europea, ribadisce l’esclusiva competenza del
Parlamento sull’acquisizione dei sistemi d’arma, avvia un’indagine
conoscitiva sul programma F35 e ne sospende pertanto l’attuazione.
Finalmente il Parlamento recupera dunque la sua centralità” scrivono i
deputati democratici Antonella Incerti, Paolo Beni, Salvatore Capone, Laura Coccia, Antonio Decaro, Filippo Fossati, Maria Chiara Gadda, Michela Marzano, Davide Mattiello, Luca Pastorino, Fausto Raciti, Chiara Scuvera, Giorgio Zanin, Giuseppe Zappulla.
(ha collaborato Enrico Piovesana)
Fonte
Senza alcuna vergogna proprio.
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