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16/06/2013

Nasrallah: "Combatteremo in Siria contro progetto ostile"

"Non è una battaglia che ci piace ma non ci sottraiamo alle nostre responsabilità", ha detto il leader del movimento libanese dopo la decisione di Obama di armare i ribelli.

Il movimento sciita libanese Hezbollah continuerà a combattere in Siria per tutto il tempo che sarà necessario. Lo ha annunciato ieri sera il leader dell'organizzazione, Hassan Nasrallah, in risposta alla decisione presa dagli Stati Uniti di fornire armi ai ribelli sunniti anti-Assad.

«Prima o dopo Qusayr, non cambia nulla: il complotto è lo stesso, i fatti non sono cambiati, al contrario, dall'altra parte (le milizie ribelli, ndr) vi è la tendenza a intensificare il conflitto», ha spiegato Nasrallah in un discorso televisivo, alludendo alla località riconquistata dall'esercito siriano il 5 giugno scorso con l'aiuto dei guerriglieri del suo movimento.

«Saremo là dove dovremo essere, continueremo ad assumerci le nostre responsabilità, senza entrare in dettagli che dipendono dalle condizioni sul terreno», ha affermato.

«Non è una battaglia che ci piace, certo - ha spiegato il leader di Hezbollah. Ma è pur sempre una battaglia. E noi non ci sottraiamo alle nostre responsabilità. Non andiamo in battaglia nascondendoci come dei ladri. La nostra è una battaglia per una causa giusta contro un progetto ostile al fronte di cui facciamo parte», ha concluso Nasrallah.

Dopo la decisione americana di armare i ribelli, la guerra civile siriana, che ha già un forte carattere settario e religioso, con lo scontro sempre più aperto tra musulmani sunniti e sciiti, diventa sempre di più un duello a distanza tra gli Stati Uniti e i suoi storici avversari in Medio Oriente.

Washington da parte sua ripete che armare i ribelli era diventato obbligatorio dopo che le indagini svolte dalla Cia avrebbero confermato che Damasco ha usato gas nervino facendo 150 morti. Barack Obama ne ha discusso ieri in videoconferenza con alcuni dei leader del G8, tra i quali il Presidente del Consiglio Enrico Letta, in anticipo sul summit della prossima settimana. Gli Stati Uniti hanno fatto sapere di non avere intenzione di imporre una "no-fly zone" sulla Siria utilizzando lo spazio aereo giordano, come riferito ieri dal quotidiano Wall Street Journal.

Le motivazioni americane non convincono per nulla Mosca, alleata della Siria. Per il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov, che oggi vedrà il ministro degli esteri Emma Bonino, le accuse contro Damasco non sono confermate da fatti acclarati e il passo fatto da Washington accrescerà la violenza nella regione.

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