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02/10/2013

Grecia. Alba Dorata non è finita


Intervista all’autore di Debtocracy e Catastroika, che lavora al nuovo progetto sui neo nazisti in Grecia.
“La notizia degli arresti dei leader di Alba Dorata in Grecia ci ha colti di sorpresa. Per un istante ci siamo chiesti se avesse senso andare avanti, ma è stato uno smarrimento che è durato pochi minuti. Perché è ancora più importante, adesso, lavorare su questo movimento e su quello che rappresenta nell’anima della Grecia e per i gangli del suo potere”. Aris Hatzistefanou parla con il tono di voce di coloro che hanno pensato molto a quello che dicono. Occhiali leggeri, da intellettuale, volto da ragazzo per bene, uno di quelli che sembra sempre più giovane della sua età.

Aris è in Italia, per le riprese del nuovo documentario, che racconterà le origini e l’ascesa del movimento neo nazista in Grecia. L’arresto di Nikos Michaloliakos, leader assoluto del partito Alba Dorata, è la conseguenza della dura accusa di aver fondato un’organizzazione criminale, legata all’omicidio del rapper 34enne Pavlos Fyssas, attivista di sinistra, ucciso da un militante di Alba Dorata il 18 settembre scorso. Qualcosa, adesso, si muove? “Non c’è dubbio che le grandi proteste seguite all’omicidio abbiamo posto pressione sul governo: la gente è scesa in strada, in modo compatto, l’esecutivo doveva dare un segnale”, spiega il documentarista. “Ma questo deve comportare una riflessione profonda, perché altrimenti sfugge il contesto. In primo luogo la ferma e rabbiosa reazione dei greci di fronte a questo assurdo omicidio non cancella la vergogna del silenzio che, per anni, ha avvolto le violenze dei militanti di Alba Dorata contro i migranti. Per certo si hanno notizie anche di vittime, ma da persone invisibili non hanno ricevuto alcuna attenzione. E poi Alba Dorata non ha mai agito fuori dal sistema, ma sempre nella sua cornice”.

L’autore di Debtocracy e di Catastroika, due documentari cult ormai, anche fuori dalla Grecia, che ribaltano il racconto dei media mainstream sulla crisi e sulla austerità, non si smentisce. “Le radici di Alba Dorata vanno cercate nel clima del secondo dopoguerra. Un pantano nel quale una debole borghesia ha finanziato e sostenuto delle bande che in origine erano legate alle truppe di occupazione nazi-fasciste. La stessa cultura, lo stesso aggressivo anti-comunismo che ha caratterizzato gli anni della guerra civile in Grecia e poi fino agli anni della dittatura dei colonnelli. Esiste, in Grecia, un’elite economica che utilizza – nei momenti storici di tensione sociale – un braccio armato per fermare le istanze progressiste della società, salvo fermarle quando esagerano o quando non servono più. È già successo, è successo ora con Alba Dorata, succederà ancora se non si contrasta alla radice questo meccanismo”.

Come si può descrivere questa elite? “Per capire bisogna uscire dalla visione con cui i media stanno raccontando questa crisi. La corruzione, ad esempio, è un problema reale e grave in Grecia. Ma se voi mi chiedete un’assurda classifica delle cause di questo disastro economico, la porrei al decimo posto. Ben prima vengono le responsabilità della politica e dei privilegiati dell’economia. Una categoria su tutti: gli armatori. La Grecia ha uno dei comparti marittimi più importanti al mondo, ma questa gente non ha mai pagato le tasse, con il ricatto del lavoro. In questo bisogna indagare, come per Alba Dorata bisogna non accontentarsi dell’arresto dei suoi leader, ma andare più a fondo”.

Indagando, per esempio, fino in fondo, nelle collusioni della polizia con questo movimento neonazista. “Sono d’accordo, ma non credo come si è detto e scritto che il 50 percento dei poliziotti abbia votato per loro. Una percentuale più credibile è quella del 20, 25 percento. Resta enorme, ma non saranno i due o tre personaggi minori che sono stati rimossi dai loro incarichi nella stessa operazione che ha portato all’arresto dei leader di Alba Dorata a fare pulizia. Non basta. Bisogna indagare tra i vertici della polizia, in quella cultura della violenza che troppo spesso resta impunita. E, dopo la polizia, sono altri che debbono essere chiamati in causa su Alba Dorata”.

Per esempio? “L’Unione europea, ad esempio. Quando a Bruxelles hanno deciso le ricette dell’austerity che hanno distrutto il mio Paese, l’ossessione di avere un parlamento gestibile ha spinto gli eurocrati a fare pressioni su Nea Democratia (il partito di centro-destra greco ndr) per allearsi con LAOS, partito di estrema destra, che oggi è stato cancellato dal successo elettorale di Alba Dorata, ma che ne condivide la stessa cultura di violenza. Quando, pur di realizzare il proprio disegno politico economico, l’Europa sdogana questo genere di formazioni diventa corresponsabile di quello che accade oggi”, spiega Aris.

Ue, polizia e poi? “I media. È stato gravissimo l’atteggiamento che per anni è stato tenuto verso Alba Dorata. Qualsiasi servizio su di loro ruotava attorno a una torbida comprensione. In fondo sono dei bravi ragazzi, dei patrioti, un po’ eccessivi, ma che sono solo preoccupati per quel che accade nel loro paese. C’è stato uno sdoganamento generale, la narrazione di un ‘fascismo dal volto umano’, che è stata gravissima. Io per pubblicare i miei lavori su Alba Dorata sono dovuto ricorrere al Guardian e alla Bbc, perché in Grecia nessuno voleva trasmettere le mie denunce”, racconta l’autore di Debtocracy.

In questo discorso, però, rischia di uscire innocente la sinistra greca. “No, la sinistra greca non è innocente. Alba Dorata, negli anni Ottanta, inizia a farsi vedere nei quartieri ad alta densità di immigrati. Solo negli anni Novanta si allarga, iniziando lentamente a formare una base popolare, un radicamento nelle pieghe della società. Un processo che è andato di pari passo con le difficoltà dello stato sociale. Le loro raccolte di generi di prima necessità, il loro andare di casa in casa ad ascoltare i problemi della gente, andava fatto dalla sinistra. Certo, in nessun paese al mondo si è lottato come in Grecia, ma manca una struttura capace di organizzare questa rabbia. La destra l’ha trovata in Alba Dorata, con la sua struttura militarizzata e gerarchica. E i soldi dei suoi finanziatori, che potete trovare nella stessa elite di cui parlavo prima, armatori compresi”.

Questa analisi stride, però, con il discorso pubblico anti sistema di Alba Dorata. “Appunto, è solo un discorso pubblico. In Parlamento, appena entrati, hanno appoggiato l’esenzione fiscale per gli armatori e non hanno mosso un dito contro le privatizzazioni selvagge del paese. Non hanno un programma, hanno solo slogan, che spesso coincidono con i partiti principali. Perché se si va oltre la violenza fisica e verbale, le posizioni difese da Alba Dorata in economia e contro i migranti, ad esempio, non sono molto differenti dal centro-destra e dal centro-sinistra”, spiega Aris.

Cosa accadrà adesso? “Difficile dirlo, ma sono molto preoccupato del discorso con cui il governo ha presentato la decisione di arrestare questa gente. La versione, fin dall’inizio, è stata che solo lo Stato può garantire l’ordine. Una versione secondo cui gli estremismi di destra e di sinistra sono la stessa cosa. Temo un’ondata repressiva contro i movimenti di protesta che, seppur divisi, in Grecia sono vivi. I docenti e il personale universitario hanno bloccato tutto con uno sciopero durissimo, la televisione pubblica resta occupata e lotta per sopravvivere. Ecco, temo che la repressione a destra serva a giustificare quella che si abbatterà indiscriminatamente su tutto quello che è protesta, resistenza, opposizione, e che non ha nulla a che vedere con i nazisti. Una repressione che serva a distogliere l’opinione pubblica in Grecia e nel mondo dal vero estremismo: quello di centro. Quello delle banche e della finanza, quello della totale distruzione della rete dei diritti sociali e dei diritti dei lavoratori, la dittatura della sottrazione della sovranità nazionale e del diritto di ogni popolo di eleggere i suoi governanti. Questo temo e lo vedo accadere ogni giorno nella vita dei miei connazionali”.

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