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22/01/2015

Niente ferma il declino dell'industria italiana

Da un lato gli annunci trionfalistici di un governo telecomandato (in compartecipazione tra la Troika e Confindustria), dall'alltra la tragedia reale di un'economia che lentamente si sfarina.

I dati Isatat, ancora una volta, si incaricano di smentire chiacchiere ed annunci. A novembre, il fatturato dell'industria registra una flessione dello 0,6% rispetto a ottobre, dovuta ad andamenti opposti sul mercato interno (-1,2%) e su quello estero (+0,6%). La lieve progressione delle esportazioni industriali, insomma, non tiene il passo con la caduta dei consumi interni (sia a livello famiglie sia come investimenti), praticamente doppia rispetto all'export.

Appena meno peggio la prestazione media degli ultimi tre mesi, con l'indice complessivo anche qui in diminuzione, ma "solo" dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti. Identica anche la forbice tra export (+0,4%) e import (-0,9%).

L'Istat disegna un quadro del fatturato industriale che peggiora: il calo in termini tendenziali (la prospettiva annuale della tendenza in atto) è dell'1,6%, derivante da una variazione negativa del 2,8% sul mercato interno e da un modesto incremento dell'1,0% su quello estero.

E se per i prodotti destinati ai consumi sembra esserci una stabilizzazione della aduta (+0,7%), al contrario si registrano flessioni  in settori trainanti dello sviluppo industraile come l'energia (-3,9%), i beni strumentali (-1,1%) e per i beni intermedi (-0,6%).

E per fortuna che il comparto automobilistico ha fatto segnare una certa ripresa dopo tre-quattro anni da incubo. L'incremento tendenziale più rilevante del fatturato si registra infatti nella fabbricazione di mezzi di trasporto (+16,6%); al contrario, la crisi fa crollare la domanda di energia e prodotti del settore, al punto che la maggiore diminuzione delle attività manifatturiere riguarda la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-8,3%).

Ma in prospettiva, nel breve perdiodo, come andrà? Per capirlo si guardano gli ordinativi, ovvero quel che già ora le industrie devono mettere in produzione per soddisfare una domanda certa. Ma anche qui si registra un calo congiunturale dell'1,1%, sintesi di una flessione del 3,9% degli ordinativi interni e un aumento del 2,9% di quelli esteri.

Tradotto: non si vede nessuna luce.

Le serie storiche.

Il rapporto completo dell'Istat.

Fonte

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