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22/01/2015

Russia in crisi: la Cina puntella l’Asia Centrale e Mosca cerca l'India


Il conflitto in Ucraina, la crisi scatenata in Russia dalle sanzioni occidentali e dal crollo del prezzo del petrolio, le ripercussioni anche economiche dell’instabilità creata dal fondamentalismo islamico e dai sempre più potenti e organizzati network jihadisti. Sono alcune delle cause dell’allargamento della crisi economica da Mosca ad altri paesi dell’ex Unione Sovietica in particolare nell’Asia centrale.

Dove sempre di più si affaccia la Cina proponendosi come puntello delle economie in crisi e come contraltare a Stati Uniti e Unione Europea per quanto riguarda i progetti legati al commercio, alla ricerca, alla collaborazione scientifica e militare.

In quest'ultimo anno, caratterizzato dallo scontro scatenato dalla destabilizzazione di Kiev poi sfociata nel golpe e nella guerra civile, il Kazakistan di Nursultan Nazarbaiev ha mostrato un insolito attivismo nel cercare di porsi come mediatore nella vicenda ucraina. Astana è membro dell'Unione doganale e alleato centrale nella nascente Unione economica euroasiatica. Ma anche se il paese caucasico è legato strettamente alla Russia, nello stesso tempo è anche un partner importante dell'Occidente per le forniture d'energia. Ma i danni del conflitto, uniti al crollo del prezzo del barile e del valore del rublo, stanno provocando danni ingenti all'economia del paese, considerando che la quasi totalità dell'export kazako di prodotti energetici viene attualmente acquistata dalla Russia. Lo stesso dicasi per Kirghizistan e Tagikistan, paesi economicamente ancora più fragili e legati all’andamento dei rapporti con Mosca.

Il crollo del rublo sta pesando sulle rimesse degli emigrati che coprono, per il Kirghizistan, un terzo del Pil e, per il Tagikistan, quasi la metà. Anche per questo motivo, c'è chi paventa il rischio di un'ondata di ritorno di lavoratori dalla Russia: qualcosa come un quarto degli emigrati potrebbero rientrare nei loro paesi, producendo una massa ulteriore di disperati che potrebbero diventare terreno fertile per chi cerca destabilizzazione o uomini da impegnare nelle attività jihadiste.

Nonostante questo effetto domino sulle economia centro-asiatiche della crisi russa, i paesi della regione non sembrano avere grandi alternative all'integrazione economica con Mosca. Mentre Kazakistan e Uzbekistan devono stare molto attenti ai segnali di un redivivo islamismo politico soprattutto nella valle di Ferghana (che ospitava gruppi estremisti come il Movimento islamico dell'Uzbekistan) da parte sua il Turkmenistan, che ha come dottrina di politica estera la neutralità, negli anni scorsi ha avviato una maxi-fornitura di gas alla Cina, facendo da apripista a un nuovo rapporto della regione con la seconda economia del mondo. E da Pechino arrivano segnali chiari. "Mentre i settori delle costruzione e dei servizi della Russia cominciano a recedere, le rimesse degli emigranti, il principale pilastro del Pil in Kirghizistan e Tagikistan, sono destinati a subire un calo considerevole" ha scritto qualche giorno fa il giornale ufficiale cinese Global Times. "Anche se alcuni di questi emigranti cercheranno lavoro altrove, moltissimi torneranno a casa, incapaci di sostentare le proprie famiglie e molto propensi a orientare il loro scontento verso governi incompetenti", ha continuato nell'analisi severa. "Tuttavia - ha proseguito - c'è una ragione di ottimismo nella regione e viene da Pechino". Xi Jinping, il presidente cinese, ha lanciato la sua politica della Nuova Via della Seta, che vede i paesi dell'Asia centrale come percorso necessario per raggiungere i mercati occidentali. Per questo, Pechino ha stanziato enormi investimenti che sono già serviti a costruire la rete di gasdotti Asia centrale-Cina e a costruire progetti infrastrutturali, a partire dalle ferrovie. L'obiettivo di Pechino è anche quello di stabilizzare una regione, nella quale è coinvolta anche a causa dell'instabilità della sua provincia del Xinjiang dove cresce la strumentalizzazione jihadista della rivolta degli uiguri, folta minoranza musulmana turcofona.

Sul rapporto tra Russia e Cina e sull’emergere di nuovi attori sulla scena internazionale in competizione con Stati Uniti e Unione Europea pubblichiamo un interessante approfondimento.

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Sta nascendo un nuovo ordine Russia-Cina?

Gli ultimi mesi del 2014 sono stati caratterizzati da una serie di importanti accordi bilaterali e vertici che hanno coinvolto Russia, India e Cina. Secondo molti analisti internazionali, la ricerca di migliori relazioni con i due giganti asiatici di Mosca rappresenta un ulteriore passo avanti verso la trasformazione a livello mondiale da un ordine unipolare dominato dagli Stati Uniti ad uno multipolare.

Un punto chiave al fine di analizzare le ragioni fondamentali di approccio di Mosca verso Cina e India si collega alle difficoltà emerse nel corso dell'ultimo anno con Unione Europea e Stati Uniti, e le complicazioni nelle relazioni Russia-Occidente sono chiaramente esemplificate dall'imbroglio ucraino.

Nonostante l'attuale situazione traballante dell'Europa dell'Est e del Medio Oriente, in generale, in Pechino e Nuova Delhi la Russia cerca partner affidabili con i quali è fondamentale continuare dialogo, cooperazione e commercio. Il dialogo Cina-Russia è in crescita da metà degli anni Novanta, mentre la relazione strategica indiana con Mosca è erede di quella stabilita durante la Guerra Fredda con l'Unione Sovietica. Inoltre, non bisogna sottovalutare il fatto che Russia, India e Cina stanno già collaborando attivamente in altre organizzazioni multilaterali, come BRICS forum (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), e hanno l'opportunità di sviluppare nuove piattaforme per la politica, la cooperazione economica e militare, per esempio nell'ambito dell'Organizzazione di cooperazione di Shanghai (SCO). Il triangolo strategico Russia-India-Cina (RIC), prese in considerazione le difficoltà delle relazioni soprattutto nel legame indo-cinese caratterizzato al tempo stesso da cooperazione e competizione, potrebbe quindi essere un modello interessante di dialogo nel nuovo ordine mondiale multipolare.

Per quanto riguarda la stretta relazione tra Cina e Russia, si possono prendere in considerazione gli ultimi accordi sulla cooperazione nel settore dell'energia, tenendo conto che miglioramenti di questa relazione sono in corso da circa due decenni dopo la caduta dell'Unione Sovietica. Si può sostenere che il partenariato russo-cinese si basi su tre pilastri fondamentali, i punti chiave della politica estera cinese: pace, cooperazione e sviluppo, a cui è possibile aggiungere un profitto reciproco per entrambe le parti in una strategia "win-win".

La pietra miliare dei miglioramenti negli ultimi anni nelle relazioni bilaterali è stata piantata nel maggio 2014 da un accordo del valore 400 miliardi dollari che riguarda la costruzione di un gasdotto attraverso la Siberia e l'invio di 38 miliardi di metri cubi di gas naturale dalla Russia alla Cina. La vendita di gas non inizierà subito perché i giacimenti di gas naturale in Russia Orientale richiedono miglioramenti infrastrutturali e vanno installate le condotte di collegamento, tuttavia secondo gli accordi l'invio di gas naturale attraverso la via orientale sarà operativo dal 2018.

Russia e Cina hanno firmato inoltre un "memorandum of understanding" per la rotta occidentale, che potrebbe garantire alla Cina ulteriori 30 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno. La principale conseguenza di questi accordi è che essi potrebbero trasformare la Cina nel più grande consumatore di gas russo, ed un aspetto che non va sottovalutato in una considerazione di medio-lungo termine è che la Cina potrebbe diventare il principale mercato delle risorse energetiche russe nel suo insieme, superando l'Europa. Nel 2012 le esportazioni russe di gas naturale verso l'Europa ammontavano a 66 miliardi dollari e rappresentavano oltre il 10% del totale delle esportazioni russe. Nella diversificazione delle sue esportazioni, la Russia potrebbe trovare nel mercato cinese una valida alternativa all'Europa, mentre quest'ultima dovrebbe trovare alternative come il gas di scisto dagli Stati Uniti, riducendo la sua dipendenza energetica dalla Russia.

Allo stesso tempo, c'è un importante vantaggio strategico per Pechino perché riceverebbe risorse via terra: questa sarebbe un grande trasformazione, se si considera che attualmente le risorse destinate alla Cina sono trasportate via mare attraverso lo Stretto di Malacca, controllato dagli Stati Uniti, e attraverso aree caratterizzate da tensioni e dispute territoriali. La Russia diventerebbe anche un concorrente degli Stati Uniti dal territorio cinese che oggi rappresenta uno dei mercati più vantaggiosi per le esportazioni di Washington di gas naturale liquefatto (GNL). Il settore energetico rappresenta l'area più importante in cui la cooperazione russo-cinese potrebbe svilupparsi ulteriormente: per esempio "Rosneft" ha offerto una quota del 10% alle autorità cinesi per il progetto di sfruttamento congiunto del giacimento di petrolio "Vankor" in Siberia orientale, la terza più grande sede di produzione onshore di "Rosneft". Questo accordo rappresenterebbe la partecipazione più consistente del capitale cinese nel settore petrolifero on shore della Russia di oggi. Inoltre, alla Cina sarà offerto un ufficio di rappresentanza nel consiglio dello stesso progetto, mentre Mosca avrebbe offerto la vendita di petrolio dal campo di Vankor con pagamenti in "yuan", una mossa che esemplifica la sfida al sistema del dollaro internazionale e il suo ruolo come riserva valutaria nel mondo.

La Cina punta a investire nel settore infrastrutturale asiatico con l'ambizioso obiettivo di creare una complessa rete di ferrovie ad alta velocità, oleodotti, porti e fibre ottiche che possano collegare le città cinesi ai Paesi vicini e oltre; in questo caso, due progetti potrebbero essere citati, la "Via della Seta ", e la cintura economica attraverso l'Eurasia che nel 21 ° secolo punta a riprodurre la strada della carovane e la linea marittima attraverso gli Oceani Pacifico e Indiano. Questi progetti potrebbero effettivamente collegare l'Europa all'area Asia-Pacifico. Alcuni componenti di questi piani sono già in fase di realizzazione, in particolare nelle repubbliche dell'Asia centrale, ma le intenzioni cinesi sono di creare più collegamenti con Russia, Iran, Medio Oriente, Turchia, Subcontinente indiano, sud-est asiatico ed Europa.

L'attuale scenario politico asiatico, considerando questi progetti infrastrutturali cinesi, è poi caratterizzato dal consolidamento di una cooperazione strategica tra Russia e Cina, fattore che ha trovato conferma al termine dell'ultimo incontro tra i paesi dell'APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation), ospitato da Pechino (10-11 novembre 2014). Questa cooperazione strategica è stata ulteriormente enfatizzata dalla visita del ministro della difesa russo, Sergey Shoigu a Pechino pochi giorni dopo il summit APEC. Da tutti questi incontri e dagli accordi successivi emerse la prospettiva di un'alleanza basata su interessi economici, militari, politici ed energetici comuni, al fine di condividere lo sviluppo e la stabilità nella regione Asia-Pacifico. Questa cooperazione potrebbe anche apparire in una certa misura la risposta politica di contenimento della strategia NATO e degli Stati Uniti verso la Russia, finalizzata ad un riequilibrio di potere nell'area Asia-Pacifico. Questo particolare tipo di interpretazione incentrata sulle preoccupazioni di Washington si fonda sull'analisi delle tensioni in Europa dell'Est e nel Sud del Mar della Cina.

Pechino guarda con favore alle conseguenze economiche derivanti dalla sua cooperazione con Mosca, la situazione internazionale e le preoccupazioni relative a questioni strategiche hanno creato le condizioni per un rafforzamento del lavoro di squadra, in modo che Mosca possa difendere i propri interessi e Pechino mantenere a livello globale un equilibrio di potere. E 'possibile che questo tipo di collaborazione vada anche oltre, rendendo i due Paesi interdipendenti e in grado di rafforzare il rapporto in altri settori (agricoltura, aerospaziale, difesa e tecnologie dell'informazione). Russia e Cina hanno già un rapporto d'affari consolidato del valore di circa 100 miliardi dollari e allo stesso tempo Pechino potrebbe sostenere Mosca per affrontare gli effetti delle sanzioni occidentali sulle sue finanze, continuando a investire in obbligazioni russe ed effettuando investimenti diretti. Attualmente è in grado di farlo, data la grande disponibilità di riserve valutarie (più di 4.000 miliardi di dollari).

Inoltre, come dimostra la visita del ministro della Difesa russo Shoigu a Pechino, la cooperazione russo-cinese sarà rafforzata su altri fronti, come quello della cooperazione militare, che potrebbe essere attuata in considerazione delle preoccupazioni comuni relative al nuovo ruolo degli Usa in Asia. Come annunciato da Shoigu durante il 2015, ci saranno esercitazioni navali congiunte russo-cinesi non solo nel Pacifico ma anche nel Mar Mediterraneo.

Per la Russia, si tratta di una strategia deliberata a lungo termine per lasciarsi alle spalle la cooperazione con l'Europa e gli Stati Uniti o è una semplice tattica che cerca un rilancio dei rapporti con l'Occidente? E' probabile che la Russia contempli il rafforzamento della partnership con Pechino come una valida alternativa alla relazione con l'Europa, ma anche per controbilanciare il ruolo degli Stati Uniti in Asia-Pacifico. Tuttavia, l'intero scenario è più sfaccettato, data la complessità delle relazioni sino-americane e l'interdipendenza economica tra Washington e Pechino. Le tensioni tra Russia e Occidente potrebbero essere sfruttate a proprio vantaggio dalla Cina e se vogliamo esaminare il quadro per intero, un altro punto da considerare è che la Cina non ha intenzione di rompere completamente i rapporti con Washington, tornando a una rivalità strategica tra blocchi tipica del periodo della Guerra Fredda. La complessità delle relazioni sino-americana è evidente, dato il valore della cooperazione economica e le preoccupazioni comuni su diverse questioni globali (terrorismo islamico, futuro dell'Afghanistan, questione nucleare iraniana e accordi sul riscaldamento globale).

L'attuale contesto globale non è caratterizzato dalla presenza di blocchi contrapposti ideologicamente, ma può essere piuttosto essere descritto come un sistema multipolare in evoluzione, caratterizzato da centri di potere interdipendenti con un ruolo sempre più significativo dei Paesi asiatici. Dopo la Cina, Mosca potrebbe guardare ad altre alternative in Europa per le sue esportazioni di risorse naturali, tenendo conto di un rafforzamento delle sua relazioni anche con Giappone, Corea del Sud e India.

Nel caso specifico dell'India, il patto di energia sino-russo potrebbe essere seguito da una collaborazione simile tra Mosca e Nuova Delhi. Narendra Modi, il nuovo primo ministro indiano in carica da maggio 2014, sta cercando di migliorare le relazioni con molti attori globali e regionali, come Stati Uniti, Cina e Giappone. La Russia è un altro partner importante, a cui l'attuale governo indiano guarda con profonda attenzione in un mutato contesto internazionale. Allo stesso tempo, è grazie a Vladimir Putin che dalla fine degli Anni Novanta il partenariato strategico Russia-India ha trovato nuovo vigore dopo la caduta dell'Unione Sovietica.

Una più forte relazione energetica indo-russa potrebbe cambiare in modo significativo gli equilibri politici del continente asiatico. Questo tipo di cooperazione sarebbe focalizzata su gas naturale e in particolare all'importazione dell'India di GNL nonostante la necessità di miglioramenti infrastrutturali nei territori indiani e russi. Poiché l'India ha riserve limitate di gas naturale, questa sarebbe per Nuova Delhi una concreta opportunità di diversificare l'approvvigionamento energetico e una condizione necessaria per sostenere la crescita economica e soddisfare la crescente domanda interna di risorse energetiche. Tuttavia, la collaborazione energetica potrebbe coinvolgere anche il petrolio russo.

Ci sono però una serie di questioni politiche che potrebbero ostacolare la cooperazione energetica indo-russo. I cattivi rapporti russi con i Paesi occidentali rappresentano un aspetto controproducente per l'India e l'inasprimento previsto delle sanzioni contro la Russia legati alla situazione ucraina potrebbero influenzare l'attività di alcune società pubbliche indiane con interessi nei rapporti con controparti russe, come "Oil and Natural Gas Corporation Limited (ONGC)", "India Limited (GAIL) "e "Bharat Petroleum (BP"). Gli interessi di ONGC per cercare olio di scisto in Siberia potrebbero essere ritardati dalle sanzioni contro Mosca e questo rende più problematico lavorare con le controparti statunitensi, in considerazione del fatto che lo scorso settembre 2014 Washington ha vietato alle sue società di sostenere l'esplorazione e le attività produttive in acque profonde, nelle offshore nell'Artico e nei progetti in Russia. Questa situazione problematica può influenzare l'attività di ONGC perché ha firmato contratti con la società statunitense "Liberty" per perforare quattro pozzi nella formazione di scisto di Bazhenov in Siberia, un progetto che ora potrebbe essere interrotto. ONGC ha anche una partecipazione del 20% nel progetto "Sakhalin 1 "in Russia ed è in consultazioni con "Rosneft" su una quota in due campi petroliferi siberiani est, e adesso potrebbe guardare fuori per soluzioni alternative alle perforazioni di Bazhenov.

La società "GAIL", maggior distributore di gas naturale della nazione, ha recentemente firmato diversi accordi con alcune società americane, per esempio il patto con la statunitense "WGL" per l'acquisto di circa 2,5 milioni di tonnellate di gas in vent'anni anni. "GAIL" potrebbe quindi incorrere in situazioni problematiche nel caso di attività con le società russe, per esempio "Gazprom".

Mentre è vero che l'India dispone di altre imprese pubbliche che non hanno sviluppato accordi al di fuori del subcontinente e potrebbero beneficiare di una cooperazione energetica indo-russo efficace, gli Stati Uniti vedono negativamente gli sviluppi delle relazioni fra Nuova Delhi e Mosca. Washington ha pubblicamente espresso il suo disappunto a seguito del 15 ° vertice bilaterale indo-russo tenuto lo scorso dicembre a New Delhi, sostenendo che questo non è un buon momento "di fare affari con la Russia, come al solito".

New Delhi non ha approvato le sanzioni occidentali contro la Russia, ma allo stesso tempo non ha ancora riconosciuto la Crimea come parte effettiva della Russia, anche se rifiuta di criticare apertamente Mosca, e questo fa chiaramente emergere l'intenzione indiana di mantenere una autonomia strategica sostanziale e una posizione di difficile equilibrio nel suo approccio verso gli Stati Uniti e la Russia. Anche se è allo stesso tempo evidente che Washington ha utilizzato e continuerà ad applicare sanzioni alle attività commerciali legate al settore energetico come strumento politico per isolare gli avversari (in passato, l' Iran per questione la nucleare e oggi la Russia per la situazione ucraina), esercitando pressioni dei suoi alleati (ad esempio l' India) per interrompere le attività commerciali con questi antagonisti che secondo Washington devono cambiare un determinato comportamento politico.

Il caso dell'Iran risale a pochi anni fa ed è emblematico: New Delhi a seguito di pressioni degli Stati Uniti in materia di sanzioni contro Teheran sul nucleare ha dovuto in parte rovinare una buona cooperazione indo-iraniana nel settore. Se è vero che in quel caso le sanzioni avevano l' assenso delle Nazioni Unite e l'India è contraria a sanzioni unilaterali, certamente non sì può sottovalutare l'irritazione degli Stati Uniti verso i tentativi dell'India di migliorare le relazioni con la Russia.

All'ultimo vertice bilaterale indo-russo i due Paesi hanno firmato una ventina di accordi intergovernativi e commerciali tra cui una visione strategica per una cooperazione pacifica nell'uso dell'energia atomica. In sintesi, gli accordi hanno interessato il settore dell'energia, i campi della tecnologia e dell'innovazione e hanno promosso un impegno ad ampio raggio in attività commerciali, considerando l'uso della moneta nazionale per gli scambi bilaterali. Secondo le dichiarazioni di Vladimir Putin, la Russia sosterrà l'India per la costruzione di dodici centrali nucleari dopo i risultati positivi relativi al progetto nucleare "Kudankulam ", e la compagnia petrolifera "Rosneft" le forniture di petrolio. Le autorità russe si sono offerte anche di far costruire in India uno degli elicotteri russi più avanzati e di accelerare l'attuazione del progetto comune per un jet da combattimento di quinta generazione.

La Russia mira anche a partecipare al piano per la realizzazione del corridoio industriale Delhi-Mumbai e facilitare il processo di adesione dell'India alla SCO. Tuttavia, il commercio è in declino ed è pari a 11 miliardi di dollari l'anno, tanto per fare un confronto, il commercio bilaterale indo-cinese è di circa 70 miliardi, mentre quello sino-russo di circa 100 miliardi di euro. In questo senso, i negoziati per promuovere un accordo di libero scambio tra India e Unione Eurasiatica potrebbe essere visto come una misura idonea a incrementare il commercio bilaterale. E ' anche importante che il progetto per il corridoio di trasporto Nord- Sud (che coinvolge Russia, India e Iran) sia attuato con efficacia, dal momento che l'intenzione è quella di creare di una rete commerciale integrata fra Asia del Sud, Iran, Asia centrale e Russia.

La distanza geografica tra India e Russia, infine, è significativa, ma l'ultimo vertice bilaterale ha mostrato la volontà di entrambe le parti di superare questa particolare difficoltà. L'idea di base è quello di favorire una trasformazione della cooperazione bilaterale ad una qualità migliore, osservando anche il quadro internazionale e sostenendo lo sviluppo di una sicurezza collettiva, equilibrata e inclusiva nell'Asia-Pacifico, tenendo conto dei legittimi interessi di tutti gli Stati della regione nel rispetto del diritto internazionale.

Narendra Modi ha recentemente affermato l'importanza e la priorità assegnate a Mosca nel calcolo strategico di New Delhi, sostenendo che la Russia rimane il principale partner dell'India nel settore della Difesa. Il governo indiano è anche interessato a rafforzare la cooperazione con la Russia nonostante le sanzioni sponsorizzati da Washington. Tuttavia, è importante sottolineare che Modi è desideroso di avere legami di difesa più forti anche con gli Stati Uniti - principale partner nel settore delle importazioni di armi negli ultimi anni, durante il governo di Manmohan Singh - anche se non è possibile in questo momento sostituire il ruolo della Russia. Allo stesso tempo, Mosca si sta muovendo in Pakistan, che potrebbe diventare un partner strategico militare. Un altro aspetto è che la partnership russo-cinese potrebbe essere vista con preoccupazione da Nuova Delhi: tecnologie e sistemi russi sono ora esportati anche in Cina, non solo in India, e una potenza cinese in aumento potrebbe trasformare gli equilibri asiatici del potere, spingendo l'India verso gli Stati Uniti.

Nonostante questo, l'India sembra interessata a promuovere una profonda cooperazione con la Russia, che potrebbe aspirare a diventare uno dei paesi più interessati alla campagna governativa "Make in India" lanciata da Modi e progettata per accelerare la crescita economica del paese, in particolare per sostenere il settore manifatturiero indiano attirando gli investimenti diretti esteri. In questo caso la natura della cooperazione indo-russa potrebbe trasformarsi da struttura acquirente-consumatore a partnership per produzione comuni. Il recente incontro tra Putin e Modi, così come i vertici e gli accordi tra le autorità russe e cinesi sono particolarmente importanti per il periodo in cui si sono verificati, pochi mesi dopo l'inaugurazione di un nuovo governo e l'agitarsi dello spettro di una nuova Guerra Fredda tra Occidente e Russia, anche se l'uso del termine "guerra fredda" per descrivere l'attuale situazione di stallo delle relazioni USA-Russia non è del tutto corretto.

Ci sono aspettative diverse da parte del governo russo che il nuovo corso in India possa fortificare la collaborazione indo-russa e molti segnali vanno in questa direzione; così come potrebbe essere possibile un'alleanza strategica con la Cina, considerando molti campi della cooperazione congiunta. L'ordine mondiale sta cambiando ed i Paesi occidentali dovrebbero tener conto della complessa rete di relazioni che coinvolgono Russia, India, Cina ed altri Paesi asiatici. Questi poteri regionali non sono più solo portavoce di un mondo emergente in cerca di voce in un sistema internazionale anacronistico, considerando ad esempio l'India e le aspirazioni della Cina di riorganizzare Consiglio delle Nazioni Unite, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale. Inoltre, Russia, India e Cina non sono solo personaggi di forum multilaterali come BRICS o G-20, ma sono già fautrici di relazioni bilaterali profonde e portatrici di nuovi sistemi di pagamento nel commercio internazionale, considerando l'uso delle monete nazionali che potrebbero potenzialmente cambiare i futuri equilibri mondiali di potere. Queste sono chiare esemplificazioni della comparsa di un ordine mondiale multipolare.

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