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05/02/2015

L’Isis stende la sua ombra sulla Libia e la Nigeria

Il 27 gennaio scorso, a Tripoli, un commando del cd. Califfato di Derna (che ha riconosciuto la leadership dell’Isis) ha attaccato l’hotel di lusso Corinthia, dove abitualmente risiedono i manager ed i diplomatici restati in città e dove era ospite il premier islamista, Omar al Hasi (non riconosciuto dalla comunità internazionale a differenza del governo di al Thani rifugiato a Tobruk) che però non era presente al momento dell’attacco. 

La rivendicazione di Derna, parla di una azione per vendicare la morte di uno dei capi di Al Quaeda, Al Libi, avvenuta il 3 gennaio precedente, mentre era detenuto negli Usa.

L’episodio, però, non è affatto chiaro, perché Tripoli è sotto il controllo delle forze islamiste di “Fair Libia” (“Alba libica”), per cui non si capisce se il commando abbia agito all’insaputa di “Fair Libia” o se ci sia stata una intesa fra essa ed il Califfato di Derna. Soprattutto, non si capisce perché gli islamisti di Derna abbiano scelto una città controllata da un’altra forza islamista, piuttosto che un centro controllato da forze ostili.

Le interpretazioni avanzate sono diverse: c’è chi pensa che Derna aveva bisogno di una azione clamorosa per ragioni di immagine e Omar al Hasi l’abbia consentita per ragioni di “buon vicinato”, o magari, perché c’era qualcuno da colpire in quell’albergo e si è preferito ricorrere agli “amici” di Derna; oppure che il commando abbia agito con l’appoggio di una componente delle forze di “Fair libia” poco leali rispetto a Omar al Hasi. Di fatto, va detto che il commando si è fatto saltare in aria quando ha capito di non avere scampo, per cui le forze tripolitane sono intervenute contro di loro, e qui c’è chi dice per reagire contro una aggressione inaspettata, chi per cancellare i sospetti. Ma ci sono anche versioni più allarmanti: considerato che l’albergo era la residenza di al Hasi, sorge il sospetto che l’obiettivo (mancato) dell’azione fosse proprio lui e che Derna stia pensando di “annettersi” Tripoli. Se l’interpretazione corretta fosse questa, dobbiamo pensare che il controllo del territorio da parte delle forze islamiste tripolitane sia davvero molto precario, visto che un commando può arrivare sino alla residenza del leader locale, farvi esplodere un’autobomba e poi fare una strage a sventagliate di mitra.

Ma soprattutto, questo fa pensare ad una offensiva dell’Isis per portare sotto il suo controllo anche Tripoli.

Pochi giorni dopo (ieri) le forze islamiste di Boko Haram hanno attaccato in forze la città di Maidguri in Nigeria ed anche Boko Haram si colloca nella galassia jihadista che ruota intorno all’Isis.

L’impressione che si ricava è che la strage parigina abbia concentrato tutta l’attenzione sul fonte degli attentati interni e di Al Quaeda, mentre l’Isis, indisturbata, stia lanciando l’offensiva dei suoi alleati in Libia e Nigeria. Una situazione decisamente esplosiva che può avere conseguenze molto serie in un futuro non molto lontano.

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