Il 6 febbraio del 1976, Leonard Peltier fu arrestato. Da allora è rinchiuso in carcere, condannato a due ergastoli dopo un processo che definire “discriminatorio” è solo un tragico eufemismo. Senza prove concrete, con indizi costruiti ad arte e testimonianze confuse o estorte, Leonard Peltier da 42 anni vive (ma anche questo è un eufemismo) rinchiuso in una cella. Una cella che per tanti anni è stata di isolamento.
La colpa di Peltier è stata quella di nascere dalla “parte sbagliata” del mondo. Quella parte nella quale vivono (ed è sempre un eufemismo) i diseredati, gli sfruttati, quei popoli ridotti alla sudditanza, umiliati e distrutti dal colonialismo e dall’imperialismo.
Leonard Peltier è un nativo americano che ha sempre lottato per i diritti del suo popolo. Un popolo fiero, che viveva in territori troppo ricchi e vasti per non essere obiettivo di conquista da parte della “civiltà bianca”. Un popolo che è stato sterminato, vittima di un vero e proprio genocidio. Un popolo al quale si è voluta strappare la dignità e che è stato ridotto a sopravvivere nelle “riserve”, in condizioni di umiliante disperazione. E se e quando qualcuno ha osato avere la forza di alzare la testa e di ribellarsi è stato perseguitato, condannato, ucciso.
Questo è successo e succede ancora in quegli Stati Uniti che vengono comunemente considerati esempio di libertà e democrazia. Una libertà e una democrazia che sono solo di chi possiede ricchezza e non sono per chi, come Leonard Peltier, appartiene a un popolo umiliato e distrutto.
Leonard Peltier (è giusto ripetere il suo nome più volte per ricordarlo bene) è il prigioniero politico che da più tempo è rinchiuso in un carcere. Quarantadue anni nei quali hanno tentato di fiaccarlo fisicamente e moralmente. Ma i suoi aguzzini hanno fallito perché Leonard Peltier non si è mai piegato e ancora oggi, da quella cella nella quale è costretto a sopravvivere da una “vendetta di classe”, ci insegna che l’ingiustizia e la violenza sono cose concrete, che esistono anche nei paesi considerati civili e che chi, oggi, li dirige non ha nessuna morale e nessuna intenzione di fermarsi di fronte a nessuna vita e a nessun essere umano, specialmente se è un ribelle.
E allora, alziamo il bicchiere e brindiamo a Leonard Peltier, un uomo giusto, un vero e proprio eroe dimenticato anche da troppi che si ostinano a definirsi democratici.
Brindiamo alla sua incrollabile coerenza, al suo mantenere la schiena diritta e la testa alta, al suo essere persona integra e libera nonostante le sbarre e la prigione.
Brindiamo a quello che ci insegna la sua vita e la sua sofferenza. Brindiamo alla sua intelligenza che nessuno è riuscito a cancellare. Ai suoi sogni che nessuno è riuscito a distruggere.
Alziamo il bicchiere e brindiamo a Leonard Peltier.
Abbracciamolo (almeno metaforicamente) perché è uno di noi, uguale a noi, un ribelle che continua a lottare, nonostante tutto, perché il suo popolo si riappropri di quella libertà e quel potere che i più forti e ricchi gli hanno rubato.
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